Il direttore del Gran Hotel Royal di Viareggio: «Cinquant’anni in albergo: così è cambiato il turismo»
Marino Patruno per mezzo secolo negli hotel della famiglia Ratti: «Viareggio e la Versilia piacciono, ma dobbiamo restare al passo con i tempi»
In questi giorni ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni nel mondo del turismo alberghiero. Un traguardo importante, quello tagliato da Marino Patruno, direttore del Grand Hotel Royal di Viareggio. Soprattutto se si considera che le “nozze d’oro” sono con la medesima proprietà: la famiglia Ratti. «Sono quasi coetaneo con Riccardo Ratti – spiega Patruno – con cui sono cresciuto non solo professionalmente. E ho avuto la grande fortuna di sentirmi sempre, sia pure ciascuno con il proprio ruolo, in una grande famiglia. Del resto se ho cominciato a lavorare alle dipendenze della sua famiglia lo devo a mio nonno che si chiamava Marino come me. Cinquant’anni fa si liberò un posto da collaboratore ai piani all’American Hotel di Milano, anch’esso di proprietà dei Ratti: 500 camere e 100 dipendenti. E mio nonno, che lavorava lì, mi disse se ero interessato. Entrai al lavoro il 5 maggio 1975 e da quel giorno ho capito che il mondo dell’accoglienza turistica sarebbe stato il mio futuro. Non ho mai frequentato un istituto alberghiero, ma la gavetta l’ho fatta sul campo, imparando il mestiere passo dopo passo. E quella di Milano è stata una grande palestra professionale e di vita».
50 anni negli hotel, 35 al Royal
Ma insieme ai cinquant’anni in azienda, Patruno festeggia un secondo (e forse più prestigioso) anniversario, ovvero i 35 anni alla guida del Gran Hotel Royal, uno dei gioielli liberty della città e probabilmente il più iconico degli alberghi di Viareggio. Qui Patruno arrivò nel 1990, dopo una rapida carriera a Milano dapprima all’American e poi all’hotel City. «In quell’anno – racconta Patruno – la famiglia Ratti, già proprietaria dell’immobile, decise di riprendere in mano anche la gestione del Royal. E per rilanciare la struttura, dopo una breve coabitazione con il precedente direttore, decise di affidarne a me la guida. Fu una scommessa, anche perché a Milano io mi ero cimentato con un tipo di clientela diverso, più internazionale e soprattutto più legato alla fieristica e al mondo degli affari. Tuttavia riuscimmo a far rifiorire l’albergo e a riportarlo ai fasti passati, riportando a Viareggio un turismo non solo italiano. Una formula che si è rivelata vincente».
In trentacinque anni di Royal, il modo di fare turismo è sensibilmente cambiato. E Patruno ne è stato in qualche modo testimone diretto. «Adesso la clientela è più esigente. Un tempo chi sceglieva Viareggio per le proprie vacanze si accontentava di sole, caldo e mare. Oltre, naturalmente, ad un servizio alberghiero all’altezza. Ora si chiede molto di più. Certo, la spiaggia resta l’attrattiva principale; ma chi viene in ferie qui cerca anche altro. Ad esempio vuol visitare le città d’arte, vuol scoprire l’entroterra, cerca posti dove ascoltare musica, vuol fare shopping al mercato del Forte. Insomma, il turista vuol essere sempre più protagonista delle proprie vacanze. E noi cerchiamo di accontentarlo in tutto».
Tante, sul fronte dei servizi, le richieste che vengono fatte dai clienti. «Già prima di arrivare, molti turisti ci chiedono ad esempio se c’è la possibilità di noleggiare biciclette, prenotare escursioni, conoscere itinerari enogastronomici. Non solo: c’è sempre maggiore attenzione al wellness, con richieste di piccole palestre o spa dove rilassarsi. Insomma, chi viene in vacanza vuol essere in qualche modo coccolato. E anno dopo anno cerchiamo di dare una risposta ai bisogni che ci vengono manifestati».
Viareggio: Pregi e difetti
Viareggio e la Versilia, comunque, esercitano ancora un fascino molto forte. Spiega Patruno: «Viareggio piace ancora molto, anche se – soprattutto all’estero – ha bisogno di essere maggiormente conosciuta. Ce ne accorgiamo quando andiamo alle fiere internazionali degli operatori del turismo. Spesso ne viene ignorata l’esistenza stessa. Per questo, insieme a Esplanade, Vi Suite, President, Astor e Principino abbiamo dato vita al consorzio Hotel & Congress Viareggio che punta a far conoscere la città, e più in generale la Versilia, anche al di fuori dei confini italiani. Anche perché i turisti stranieri che arrivano per la prima volta, spesso attratti dalla vicinanza delle città d’arte e dal brand Toscana, molto spesso ritornano anche negli anni successivi a riprova di come il gradimento di Viareggio sia molto alto. Piacciono tantissimo, ad esempio, i luoghi dove è vissuto Giacomo Puccini, conosciuto e ammirato in tutto il mondo. Ma gli inglesi sono affascinati anche dal legame di Viareggio con Shelley, uno dei poeti più famosi nel mondo anglosassone che qui è morto».
Tanti i punti di forza di Viareggio e della Versilia. Ma non mancano anche le note dolenti. «Purtroppo da parte dei turisti ci sono anche numerose lamentele. Una di queste riguarda la carenza di manifestazioni in città. A differenza di altri comuni della Versilia dove c’è una programmazione teatrale o musicale quasi quotidiana, a Viareggio gli appuntamenti di intrattenimento sono pochi. Se si eccettua la lirica a Torre del Lago, offriamo un programma troppo limitato». E ancora: «Sul fronte dei trasporti pubblici, manca un collegamentofra la Versilia e l’aeroporto Galilei di Pisa. Una grave lacuna che penalizza il turismo internazionale che sceglie le nostre spiagge per le vacanze e che abbiamo più volte segnalato a chi di dovere ma fino ad ora senza successo».
I nuovi flussi turistici
A proposito di flussi turistici dall’estero, il direttore del Royal sottolinea come negli anni siano cambiate le provenienze. «A fianco delle nazioni tradizionalmente legate a Viareggio come l’Inghilterra, la Germania o la Francia, negli ultimi anni abbiamo registrato un ritorno di clientela che arriva dal Nord America. E se per gli Stati Uniti si tratta di un gradito ritorno, ora vediamo numeri significativi anche dal Canada». Flussi che non si limitano più soltanto all’alta stagione. «Da maggio a settembre siamo quasi sempre al completo. I mesi estivi il turismo è quasi esclusivamente balneare, ma negli altri periodi funzionano molto bene meeting e convegni. E a mio avviso abbiamo margini importanti di crescita per quello che riguarda il cosiddetto turismo sportivo che, con la riapertura dello Stadio dei Pini, può diventare un altro volano per i periodi di bassa stagione».
Occhio ai prezzi
Patruno solleva poi un pericolo che aleggia sul settore: quello dei prezzi. «Bisogna stare molto attenti ad agire sulla leva dei prezzi perché altrimenti rischiamo di andare a sbattere. Ho notato, soprattutto nel campo della ristorazione, che negli ultimi tempi qualcuno ha esagerato con i rincari. Rischiamo di andare fuori mercato, soprattutto per quello che riguarda la clientela italiana che, anche nella fascia medio-alta, ultimamente sta soffrendo particolarmente la crisi. Non bisogna tirare troppo la corda». l
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