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Concessioni, i balneari: «In Versilia si rischia una maxi-confisca sulle spiagge»

di Matteo Tuccini

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	I balneari presenti a Genova durante la chiusura della campagna elettorale

I balneari presenti a Genova durante la chiusura della campagna elettorale

Alta tensione col Governo: confronto breve a Genova con la premier Meloni

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VIAREGGIO. Tira una brutta aria tra i balneari e il centrodestra di Governo. I margini per una soluzione che vada incontro alle richieste della categoria sono sempre più stretti: all’inizio della settimana in Parlamento si vota per le nuove normative sulle concessioni delle spiagge e, a meno di un ribaltamento improvviso, resteranno in piedi tutti gli aspetti del decreto Infrazioni contestati dai concessionari.

Tra questi ci sono gli indennizzi quasi inesistenti, perché legati a investimenti fatti sulle spiagge negli ultimi cinque anni, passati tra pandemia e caos Bolkestein. Significa che chi va all’asta e perde viene “congedato” con poco o nulla. «Praticamente una confisca», è l’accusa delle imprese.

Venerdì sera una missione di balneari, tra cui anche versiliesi, è arrivata a Genova per un confronto con i rappresentanti del centrodestra impegnati nella campagna elettorale per le elezioni regionali. C’è stato un colloquio fugace anche con la premier Giorgia Meloni, che ha chiesto ulteriore fiducia: ma i balneari presenti le hanno manifestato la loro delusione, e la sensazione di essere stati traditi dopo la fiducia consegnatale in massa nella cabina elettorale. C’è chi parla di una contestazione avvenuta all’ingresso della presidente del Consiglio, ma i partecipanti all’evento negano: «Non è stata una contestazione – dicono Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Confindustria Federturismo, e Bettina Bolla, presidente di La Base balneare con Donnedamare – ma abbiamo voluto porre all’attenzione della premier Meloni la questione balneari e le tragiche implicazioni che una errata applicazione della direttiva Bolkestein ha sull’occupazione, il turismo e l’imprenditorialità».

Tra le conseguenze, le famigerate “aste” «che in diversi Comuni stanno già partendo, anche se il limite è stato spostato al 2027». E anche gli indennizzi quasi azzerati, «perché la Commissione europea si è opposta. Però in zone come la Versilia si rischia una clamorosa confisca di tutto quello che è stato costruito sulle spiagge: vi lascio immaginare l’effetto finale – prosegue Licordari – La chiusura della campagna elettorale a Genova ci sembrava l’occasione perfetta per porre nuovamente l’attenzione sugli effetti del decreto, che guardiamo con grande preoccupazione». C’è stato un primo colloquio con Giovanni Donzelli, deputato toscano di Fratelli d’Italia e responsabile nazionale dell’organizzazione del partito. Poi «una nutrita rappresentanza di imprenditori ha richiamato l’attenzione della premier, che ci ha concesso un primo momento di confronto – si spiega – nel quale abbiamo ribadito la necessità di una corretta applicazione della direttiva e un sacrosanto riconoscimento del lavoro svolto negli anni dalle imprese, molte delle quali hanno costruito dal nulla un settore, rendendo floride località e territori in precedenza non a vocazione turistica. La presidente Meloni ha ascoltato attentamente le nostre istanze, e con un approccio costruttivo si è impegnata ad approfondire la questione in un prossimo incontro a Palazzo Chigi, per esaminare ancora la situazione anche a livello europeo. Manifestandoci la volontà di salvaguardare un settore strategico che con i suoi oltre 300mila addetti e 30mila imprese rappresenta un fiore all’occhiello».  

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