Viareggio, ricatto sessuale dopo la relazione: «Paga o dico che mi hai molestata». Vittima un balneare
La donna, una fiorentina di 37 anni, a giudizio per estorsione: «Ti brucio l’auto»
VIAREGGIO. Un incontro estivo. Una di quelle relazioni “balneari” che durano giusto il tempo di una stagione leggera e poi lasciano i protagonisti proseguire nelle rispettive vite tra ricordi e rimpianti. Ma in questa storia versiliese la liaison vira al peggio. E deraglia nelle aule di Tribunale a Lucca. Non ci sono violenze nel racconto di un rapporto tra una 37enne fiorentina e un versiliese.
A processo
La donna è a processo per estorsione dopo avere chiesto e ottenuto soldi con la minaccia di denunciare molestie che, secondo l’accusa, non sarebbero mai avvenute. In tutto avrebbe ottenuto più di 3mila euro. Somme consegnate in contanti e attraverso versamenti su due carte di credito PostePay.
I fatti
La vicenda risale all’estate 2020. I due si incontrano in un locale di Focette. Si conoscono e vanno oltre la semplice frequentazione. Poi succede che la donna, che su Facebook si fa chiamare anche con un nome d’arte, inizia a chiedere soldi all’uomo la cui famiglia ha uno stabilimento balneare. «Paga o vengo al bagno e dico a tutti che mi hai molestata» è la minaccia che scuote il bersaglio della richiesta.
Per evitare scenate davanti ai familiari e anche di dover dare spiegazioni sul perché quella donna sia entrata, anche se per poco, nella sua vita, l’uomo inizia a pagare. “Sollecitato” dai messaggi, anche vocali, della 37enne fiorentina che fissa cifre e appuntamenti per incassare le somme. «Dammi i soldi e la chiudiamo qui o ti brucio l’auto, faccio casino al bagno» sottolinea al telefono, e le frasi sono agli atti, tanto per convincerlo a versare il denaro. Lo fa con le ricariche sulle PostePay, e i pagamenti sono tracciati, e anche in contanti.
La denuncia
Quando le richieste proseguono e capisce di essere diventato un bancomat per quella che sembrava essere un semplice incontro estivo senza importanza, lui decide di denunciarla. Non c’è solo la sua testimonianza. Nel fascicolo che ha portato al rinvio a giudizio della donna ci sono i pagamenti tracciati per 2.800 euro e i messaggi scritti e vocali inviati dall’imputata su WhatsApp.