Viareggio, a 94 anni nonno Ciro entra negli scout: «Condivido i loro ideali, l’età non conta nulla»
Classe 1930, Ciro Andreozzi ha vissuto la seconda guerra mondiale: «Lì ho sofferto la fame ed ho capito l’importanza di aiutare gli altri. E poi senza far nulla non so proprio stare...»
VIAREGGIO. L'età è solo un numero, e non ha niente a che vedere con il sentirsi giovani o vecchi. Per crederci, basterebbe conoscere Ciro Andreozzi, classe 1930, che giovedì scorso è diventato scout, all'età di novantaquattro anni. Durante la cerimonia, nella chiesa di don Bosco al Marco Polo, Ciro ha recitato a voce alta la promessa scout, giurando di fare del proprio meglio per compiere il suo dovere verso Dio e verso il suo paese, e per aiutare gli altri in ogni circostanza. «L'idea di entrare nel Masci (il Movimento adulti scout cattolici italiani, ndr) mi è nata quando ho visto alcuni di loro, in uniforme, fare la colletta alimentare alla Coop», dice Ciro, emozionato. «Lì, ho capito che sarei potuto diventare scout anche io, nonostante la mia età. Mi sono detto, perché no?»
In fondo, Ciro si sente scout da sempre. Dopo una vita trascorsa a lavorare a Pisa, in un laboratorio chimico farmaceutico, il “giovanissimo anziano” ha continuato a lavorare autonomamente, anche dopo la pensione. «Io fermo non ci so stare – scherza, con l'energia di un ragazzino – dopo la pensione potevo scegliere di passare le giornate seduto su una panchina a leggere il giornale, ma che senso avrebbe avuto? Ho preferito continuare a lavorare e divertirmi. Sciavo, giocavo ad hockey e ballavo! Anzi, a dir la verità, non ho mai smesso di ballare. Ancora oggi, alle feste in oratorio mi scateno», ride con l'ironia contagiosa che in oratorio conoscono tutti.
Da anni, infatti, Ciro fa parte della Caritas, e si impegna ad aiutare chi ne ha più bisogno, occupandosi della mensa cittadina e delle varie raccolte di vestiti, alimenti e medicine. «Io ho vissuto la guerra – continua – e quando mi chiamano per chiedermi un po' di pane, mi alzo e corro da loro, anche di notte. Ho sofferto la fame, e conosco l’importanza di aiutare gli altri. Ho scelto di entrare negli scout proprio perché condivido il loro ideale di fratellanza verso il prossimo. Forse è anche per questo che per molti ragazzini sono diventato una specie di nonno. Nonno Ciro, così mi chiamano».
Il nonno di tutti, che con il suo entusiasmo e altruismo è un esempio, non solo per i giovani ma anche per i più grandi. O per chi negli scout c’è già da molti anni. «Ciro, dopo aver capito che non occorreva essere stato scout da bambino, ha espresso la volontà di entrare nella nostra famiglia», spiega Fabiano Fattorini, magister della comunità Masci Viareggio 2 «e per noi è un piacere accoglierlo. Non solo per la sua grande esperienza di vita, ma soprattutto per il suo spirito, che più giovane del miglior lupetto».
E proprio come un lupetto, Ciro continua a sognare: «Mi hanno rinnovato la patente per altri due anni, quindi, finché posso, voglio continuare a muovermi, a viaggiare, e soprattutto ad aiutare gli altri. È l’amore che do, e quello che ricevo, che mi tiene vivo e mi fa sentire giovane, sia dentro che fuori!».
È l’amore, insomma, la benzina che tiene acceso Ciro. È l’amore, quello che dà e quello che riceve, che non lo fa invecchiare mai. Lo hanno sempre detto, che il trucco è questo qui. Lo scriveva Dante, già settecento anni fa, che l’amore muove il sole e le altre stelle. E muove tutto, intorno a noi. Anche Nonno Ciro.
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