Auguri Vecoli, cento anni di fiori a Viareggio: l'incendio, la rinascita e quei clienti di lusso alla Bussola in piena notte
Il 4 aprile 1924 il capostipite Giannino aprì in via Garibaldi il celebre negozio frequentato da Giorgio Gaber, Tobino, Stefania Sandrelli e Peppino Di Capri
VIAREGGIO. Cent'anni di fiori in via Garibaldi. Li festeggia quest'anno l'antica famiglia Vecoli, stirpe importante – dette anche un sindaco alla città, l'avvocato Renzo – e grazie alla sua attività accostò personaggi e vicende di una città che, anche grazie a loro, acquisì fama e riconoscenza.
La storia
La loro storia è la storia di una strada e di Viareggio, una storia che profuma di tante essenze, con Roberto rigorosamente in ufficio. E che la cronaca, drammatica, di oltre un anno fa (era l'ottobre del 2022) distrusse in un disastroso incendio che sembrò stroncare un'attività gloriosa. Ma i Vecoli mica si fermarono. Proseguirono l’attività in un'altra bottega, sempre in via Garibaldi, per poi tornare nella primitiva sede. Insomma, cent'anni sono trascorsi in ricordi memorabili che sono ricordi di tanti viareggini giovani, anziani, battezzati, sposati, morenti che vennero in queste stanze a celebrare ricorrenze e amori, unione festosa e morti e corone commemorative.
Clienti di lusso
Tra i loro clienti, Giacomo Puccini e Giorgio Gaber, Mario Tobino e Stefania Sandrelli, il principe saudita Khashoggi e Sergio Bernardini. Tutto cominciò dopo la prima grande guerra: la floricoltura fu avviata a Viareggio da Ademaro Della Maggiore, che si trasferì da Livorno dapprima nei campi a nord della città, in quella che diventerà successivamente la zona di Don Bosco. Dopo di loro, richiamati dal mestiere, si misero a vendere fiori alcuni intraprendenti giovani provenienti da tre famiglie coloniche: i Bertolucci, i Petri e Giovanni Vecoli, detto "Giannino". Si era nei primi anni Venti. I tre si rivolsero al più antico fioraio, acquistarono le prime talee e iniziarono a coltivare tra la Fossa dell'Abate e il Marco Polo, strappando all'agricoltura alcuni terreni. Un figlio di Giannino, Giancarlo, negli anni a venire si laureò perfino in scienze agrarie con una tesi sulla gipsofilia.
L'apertura
Poi, il 4 aprile 1924 (cade il centesimo anniversario proprio oggi), i tre aprono un negozio in via Garibaldi al n. 102. Giannino, che nel frattempo aveva imparato l’arte del fiorista nel negozio Vannucci sul Lungomare, presto rimase il solo dei tre nell'impresa. Ma le sue fortune – grazie anche alle figlie Lelia e Maria Luisa, che stavano in negozio insieme a lui – si amplificarono grazie all'espandersi della Viareggio turistica e mondana. E fu così che negli anni Trenta nacque anche il progetto di aprire una seconda sede in Passeggiata, all’altezza del Grand Hotel Royal. Allora non è come ai giorni nostri che i ragazzi si scambiano auguri ed effusioni sui social. Allora il linguaggio degli amanti, accettati o clandestini, si svolgeva con la grammatica dei fiori. E, per certi versi, lo era anche quello della politica. Il garofano, se è bianco significa purezza, se è giallo sdegno, se è rosso lo mettono all'occhiello, da sempre, i socialisti. Accadde così che una volta, durante il fascismo, Giovanni Vecoli fu chiamato a comporre una corona di garofani rossi per il funerale di un noto anarchico. I fascisti minacciarono di mandargli in aria la bottega se avesse accettato l'ordinazione. Suscita invece felicità e prosperità il narciso, fiore preferito di Mario Tobino. Lo scrittore, sempre elegantissimo e bon vivant, pare se ne ornasse la giacca quando al caffè Fappani corteggiava ed era corteggiatissimo.
In piena notte alla Bussola
Sempre in tema di poeti, come non citare l'omaggio del grande poeta Giuseppe Ungaretti alla cantante Mina. Mina si esibì nel corso del Premio Viareggio, alla Bussola. Durante una canzone si accorse che seduto a una tavolata ad applaudirla c’era Ungaretti. Allora si fermò, troncò la canzone e chiese un applauso per l'anziano poeta. Ungaretti si alzò in piedi, richiamò la fioraia e donò a Mina un fascio di rose. Scrive Pessoa: «circondato di rose, ama, bevi e taci, il resto è niente». E Bernardini era talmente pronto ad assistere le sue star che chiamava Vecoli anche in piena notte. E mai dovevano mancare fiori alla "Bussola". E fra gli habitué della Bussola c’era anche quel Peppino Di Capri che quando si sposò con la celebre Roberta della sua canzone più nota, per addobbare la chiesa delle Focette dove si celebrarono le nozze si affidò proprio alla maestria dei Vecoli.
Ricordi e aneddoti
Si imparano dolcezze infinite a frequentare la bottega Vecoli, si è colti da languori e reminiscenze. I fiori sono bellezze effimere, ma quanti personaggi rievocano. Parlando con Roberto (che un tempo gestì il negozio insieme alla sorella Maria Luisa, e che ora mandano avanti i figli Giovanni e Michela) tornano a galla i volti di eminenti celebrità come Renato Barsanti, storica figura dei Barsanti del “Lidino” che fece successo in Venezuela, come Egisto Malfatti, cantore celeberrimo della Viareggio che fu. Achille Beneforti del "Caprice", Achille Franceschi prima e Gherardo Guidi poi de "La Capannina", Enzo Brocchini del "Patriarca", Marcello Lippi, gloria del calcio nazionale, e la principessa di Borbone-Parma. Ma anche i grandi nomi della cantieristica viareggina. E a proposito di grande nautica, vi fu un giorno straordinario – ricorda ancora Roberto Vecoli – quando la moglie del principe saudita Khashoggi, scese dal sontuoso Nabila (gloria dei cantieri Benetti) e chiese di poter comprare fiori dai Vecoli. Allora le autorità chiusero l'intera strada dalla via Fratti alla piazza Garibaldi. E lei addobbò il "Nabila" di migliaia di corolle fresche, coloratissime, benauguranti. Ma la Via Garibaldi è ancora questa? I tempi, ahimè, l’hanno trasformata. Allora sulla via c'era il mitico bar "Vinicio", c'era la libreria "La Vela", c’era il Bartolini. Vi rimane ancora il classico abbigliamento "Del Monte", ma chi fa, ancora, la strada per acquistare un bouquet di fiori deve davvero ringraziare che l'incendio non abbia tolto il fioraio Vecoli e i suoi anni di tradizione. E allora brindiamo a questi primi cento anni di vita dei Vecoli.
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