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Rossi Celso, novant’anni di marmo a Pietrasanta: «Il nostro lavoro dentro la comunità»

di Luca Basile
Rossi Celso, novant’anni di marmo a Pietrasanta: «Il nostro lavoro dentro la comunità»

Venerdì 23 settembre la festa di compleanno nell’azienda che ha attraversato la storia di una città. Oggi alla guida ci sono l’amministratore Giuseppe Rossi ei fratelli Jacopo e Luca: «Non ci fermeremo

21 settembre 2022
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Pietrasanta Il sogno di Celso Rossi, agli albori del 1932, era quello di dare vita ad una ditta a suo nome. Estraeva e lizzava il marmo, Celso, ma non voleva farlo per conto terzi: voleva, e appunto sognava, un’attività con lui stesso alla guida, magari da tirare su dalle parti di Volegno di Stazzema, dove era nato. E così fu.

90 anni e 4 generazioni dopo la Rossi Celso è ancora oggi punto di riferimento per l’industria lapidea apuo versiliese: ha resistito alla guerra, alle crisi economiche alla concorrenza della Cina, agli ostruzionismi locali, ai lutti e a un’alluvione che nel 1996 invase con fango, acqua e detriti i capannoni e il piazzale di via Torraccia. Distruggendo ogni cosa.

È così che la storia della famiglia Rossi diventa, in molte delle sue istantanee nel divenire del tempo, la storia di una comunità, quella di Pietrasanta e della Versilia, che della lavorazione del marmo ha fatto una vocazione di sopravvivenza, prima e di vita, poi. Una storia che venerdì, a partire dalle 18, proprio nella sede storica dalle parti di via Torraccia, verrà degnamente celebrata con un momento di ritrovo, brindisi e ricordi con la partecipazione di tutti coloro che contribuiscono, ancora oggi, a dare sostanza al sogno di Celso Rossi.

Il Vaticano

Dallo scrigno dei ricordi attingiamo un antefatto che vede Celso Rossi dare il proprio contributo alla costruzione della ferrovia della Città del Vaticano che la collega a Roma San Pietro.

Una struttura elegante costituita da un atrio centrale sorretto da 8 colonne monolitiche in marmo Cipollino di Stazzema. Testimonianza di un’eccellenza lavorativa viatico all’attività di escavazione e commercializzazione che Celso, con una ventina di dipendenti, portò avanti fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Come accadde a tutta l’industria marmifera, anche Celso Rossi fu infatti costretto a sospendere il lavoro fino al 1947.

Sbarco a Pietrasanta

Dopo la guerra la Rossi Celso riprende l’attività: in cava si fa sempre più vedere Amedeo, figlio di Celso ed è proprio Amedeo a portare nell’esercizio del lavoro l’impiego di tecnologie moderne, di metodi avanzati. «L’attività estrattiva – si legge nella storia dell’azienda – è ininterrotta e viene affiancata, nel 1959, dall’acquisizione della segheria di Ponte Gallena di Stazzema e, nel 1974, da quella di Pietrasanta». Dove è operativa, nella lavorazione e nella commercializzazione di granito e marmo con una decina di dipendenti, ancora oggi.

L’Alluvione

Il 19 giugno del 1996 il fiume Versilia sfonda gli argini e travolge persone, case e aziende: una tragedia. 14 morti, 67 feriti, famiglie distrutte nell’animo e nel lavoro. L’onda anomala distrugge anche la Rossi Celso: tutto sembra finire. Dolore, disperazione. Serve ripartire da zero. E così sarà. Grazie anche all’attivismo di Marco Rossi che valorizzò, a seguire, la ditta nel commercio su scala europea.

Quarta Generazione

A guidare, oggi, l’azienda ci sono l’amministratore Giuseppe Rossi e i co-amministratori, nonché fratelli, Jacopo e Luca Rossi. «Raramente e non solo a livello versiliese, si trovano ditte riconducibili, per ben 90 anni, a una sola famiglia. L’obiettivo è andare oltre, arrivare come minimo alla quinta generazione – il pensiero dei due fratelli – perché crediamo fermamente nel nostro lavoro. Che, negli anni è stato diversificato: prima la commercializzazione e il trattamento riguardava esclusivamente il marmo, oggi la prevalenza è per il granito. Facciamo tutto internamente e anche questo è motivo di orgoglio. La nostra famiglia, come altre realtà, ha fatto a suo modo la storia del lapideo e del marmo in Versilia».

Le problematiche

Le difficoltà, oggi più che ieri, non mancano. «I clienti ci sono, le richieste restano importanti, ma a livello locale, la reperibilità di marmo e granito è complicata. E questo ci penalizza. Per assurdo troviamo più facilità ad acquistare blocchi da un paese extraeuropeo che in zona. Se a questo scenario ci aggiungiamo che molti paesi produttori, oggi, come Brasile e India, hanno tecnologie avanzate a loro disposizione e hanno sempre meno bisogno di noi, il ruolo della Cina, il costo del lavoro esorbitante e perdente dal punto di vista concorrenziale, la difficoltà di un adeguato ricambio generazionale ecco che il quadro si fa molto critico. Ma vogliamo guardare avanti, con fiducia. Questo nostro settore, in particolare nella nostra terra – le parole di Jacopo e Luca Rossi – è in via di estinzione, ma noi sopravviviamo perché siamo motivati, abbiamo una volontà straordinaria e amiamo profondamente questo lavoro. Così come lo hanno amato i nostri cari, prima di noi. Non ci fermeremo, provando a dare ulteriore valore al territorio». Nel nome di una famiglia. E di una comunità. l


 

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