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Carnevale di Viareggio, la politica ormai non trova spazio neanche nel mondo delle mascherate

Simone Pierotti
Carnevale di Viareggio, la politica ormai non trova spazio neanche nel mondo delle mascherate

I bozzetti presentati mercoledì 10 agosto alla Cittadella. I temi tra satira di costume e voglia di evasione

13 agosto 2022
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Viareggio Tra gioventù ed esperienza, tra satira di costume e voglia di evasione e leggerezza: anche quest’anno il mondo delle mascherate di gruppo del Carnevale si presenta variegato. Con un’assenza a cui non eravamo abituati, almeno in questa categoria – la satira politica.

“Chi vuol esser lieto sia” di Silvano Bianchi. Attraverso icone ironiche del cinema come Roberto Benigni, Charlot e Stanlio e Ollio, la costruzione ci esorta a vivere intensamente senza smettere mai di sorridere, perché la vita è bella e un giorno senza sorriso è un giorno perso.

“Sciamani” di Michele Canova. Per scacciare la tristezza e richiamare l’allegria non resta che rivolgersi agli sciamani. La costruzione è un racconto tridimensionale delle conoscenze, credenze, e pratiche magico rituali delle tradizioni, dalla Siberia all’Asia centrale.

“C’era un ragazzo che come me…” di Edoardo Ceragioli. La costruzione, citando una famosa canzone di Gianni Morandi, denuncia la stupidità della guerra. Si racconta ciò che resta di una breve vita vissuta e brutalmente spezzata, della quale rimangono istantanee di ricordi e immagini di affetti e valori.

“Reeflettiamo…” di Roberto De Leo e Vania Fornaciari. Gioco di parole tra il termine inglese reef che indica la barriera corallina e l’imperativo del verbo riflettere per denunciare il rischio che sta correndo quel delicatissimo ecosistema marino. La costruzione vuole tradurre in cartapesta una riflessione sulla necessità di salvaguardare questo patrimonio naturalistico.

“Vacche magre” di Stefano Di Giusto. Gli esperti prevedono tempi difficili e crisi economica. Mentre c’è chi tira la cinghia, altri vivono nella ricchezza ostentata, creandosi un mondo parallelo incurante di chi muore di fame. La costruzione rappresenta l’allegoria del divario sociale: si tratta di una crisi per tutti, o qualcuno ingrassa in questi periodi di vacche magre?

“La leggerezza dell’essere” di Giampiero Ghiselli su progetto di Maria Chiara Franceschini. Diceva Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”. I costruttori invitano dunque a ritrovare la leggerezza che è in noi per vedere il bello del mondo.

“Gli anglicani” di Libero Maggini. Da Buckingham Palace verso le bianche scogliere di Dover, un improbabile esercito composto da cani e capitanato dalla regina Elisabetta marcia verso il Carnevale di Viareggio per rendere omaggio al 150° anno della manifestazione. Una freddura in leggerezza per ridere e scherzare in epoca di tempi difficili.

“Finché morte non ci separi” di Giacomo Marsili. Mister Sp… Osso e Miss Bacino, due scheletri, si sposano e in una celebrazione un po’ gotica, tra sacro e profano, si giurano amore eterno con la famosa frase: finché morte non ci separi. Ma alla fine, sarà mica che il matrimonio è il funerale dell’amore?

“L’umanità ha perso il filo” di Matteo Raciti. Gli esseri umani, ormai Minotauri dalle sembianze bestiali, non ce la fanno a uscire dai labirinti che questa società ha creato. Riusciranno a seguire quel filo rosso inventato da una giovane Arianna e a trovare la strada per una nuova umanità? l
 

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