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Viareggio, sos di volontari e dipendenti: «Così i soccorsi vanno in tilt»

Giacomo Corsetti
Viareggio, sos di volontari e dipendenti: «Così i soccorsi vanno in tilt»

Chi è in prima linea sul fronte dell’emergenza lancia l’allarme: «Sempre più interventi, sempre meno risorse a disposizione»

07 agosto 2022
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VIAREGGIO. È una parabola che unisce tutto il terzo settore della Versilia. Un mondo unito dalle stesse questioni legate alle tariffe dei rimborsi e alle richieste di soccorso aumentate. Realtà fatte di volontari e dipendenti, quelli in prima fila durante le emergenze di tutti i giorni. A loro abbiamo chiesto come vivono queste problematiche che rendono il loro servizio sempre più difficile. Il nostro viaggio comincia a Viareggio, precisamente dalla Croce Verde. Qui parliamo con il volontario Filippo Fiorani, il quale spiega come «le associazioni abbiano risorse contingentate proprio per quello che sono i contributi scarsi che arrivano anche dalla Regione attraverso le convenzioni. I consigli di amministrazione si arrangiano per trovare le risorse per avere sempre mezzi di massima efficenza. La sicurezza degli equipaggi viene davanti a tutto e i mezzi hanno tutte le garanzie di legge».

«Sui servizi ordinari, tipo dimissioni o visite – racconta invece Sonny, dipendente della Miselido – c’è tantissima gente che si fa fare impegnative e però cammina. Dopo è chiaro che mancano le ambulanze».

Un po’ uno spreco insomma, «perché tante dimissioni dall’ospedale all’abitazione vengono autorizzate ma è gente autosufficiente».

«Il problema c’è e sussiste – dichiara Samuele, volontario della MiseLido – partiamo dal presupposto che noi come associazione e come volontari siamo al servizio del cittadino in qualsiasi caso e situazione. Ogni chiamata va presa con la stessa considerazione ma sicuramente una maggiore sensibilizzazione del cittadino male non farebbe, affinché si capisca che arriva in ambulanza all’ospedale non vuole dire essere trattati più velocemente. La priorità viene data dalla effettiva necessità. Un po’ la crisi del volontariato, un po’ i mezzi sul territorio sono quelli, dopo si rischia che un intervento più “banale” porti via tempo a uno più urgente».

Legata a questa problematica c’è anche quella dei rimborsi delle tariffe che «si ripercuote – conclude Samuele – nel servizio. I mezzi sono acquistati e mantenuti dall’associazione, così come le attrezzature. Le manutenzioni hanno costi importanti. Ci sono obblighi di legge che ci portano ad avere un minimo di attrezzatura ma affinché queste siano adeguatamente mantenute e anche sostituite servono degli investimenti sostanziali. Se ci mettiamo i costi di benzina, manutenzioni dei mezzi e, ogni tanto, incidenti siamo veramente corti. E anche il servizio che diamo al cittadino, buono ed efficiente, potrebbe essere migliore se avessimo risorse più appropriate».

Da Camaiore a Pietrasanta. E anche qui la sinfonia è la medesima. «Tutte le Misericordie – riferisce un dipendente della Misericordia – sono un po’ nella stessa situazione. Il periodo è abbastanza complicato. Le tariffe dei rimborsi sono ferme ed è aumentato tutto: carburante, i mezzi, i presidi. Qualsiasi cosa sia a carico nostro è costoso. Siamo in difficoltà».

A tutto questo si aggiunge la mancanza di «ragazzi del servizio civile che negli ultimi tempi sono calati. Gli interventi invece sono aumentati. È fondamentale chiamare i soccorsi solo nel bisogno vero ed estremo. Non è più come una volta quando c’erano ambulanze libere ovunque. Ora ce ne sono molte meno e usarla per una cosa impropria non è il caso. Capita che i pazienti potrebbero risolverla in ltra maniera».

In Alta Versilia invece l’incremento degli interventi è stato esponenziale. «Noi – dichiara un dipendente della Pubblica Assistenza di Stazzema con 20 anni di esperienza alle spalle – siamo un’associazione piccola e si facevano 30 emergenze al mese. Adesso ne facciamo tra 100 e 110. Molte cose potrebbero essere risolte dalle guardie mediche turistiche che però non vanno a casa del paziente. Tanti dicono di chiamare l’ambulanza. In più ci sono i costi, con tariffe che non vengono aggiornate da anni. Ci sono meno dottori con troppi pazienti. A volte si va a casa di persone che ci dicono di “aver chiamato l’ambulanza così faccio prima” ma non funziona così. Magari un paziente che cammina lo porto io col mezzo e ho i parenti dietro con l’auto. Tolgono un equipaggio d’emergenza per una caviglia o un ginocchio».
 

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