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Fiamme, crolli e incidenti in Versilia. Tozzi e l’emergenza natura «Colpa nostra. E non so se ci salveremo»

Federico Lazzotti
Fiamme, crolli e incidenti in Versilia. Tozzi e l’emergenza natura «Colpa nostra. E non so se ci salveremo»

Il geologo, divulgatore scientifico e volto tv fa in punto della situazione: «Cominciamo noi a rispettare l’ambiente. Chi la distrugge è un crimnale e va punito»

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Viareggio La voce della natura si avvicina. E mette paura. Quelli appena trascorsi passeranno alla storia di Viareggio e della Versilia come le dieci e giornate di un terrore innaturale: l’incendio che si è mangiato quasi mille ettari di colline tra Massarosa e Camaiore, i due alberi caduti in centro a Viareggio che solo per miracolo non hanno causato feriti o vittime. E l’incidente nel quale ha perso la vita Dario Volpe, rimbalzato con la sua auto prima su un cinghiale e poi su un albero. Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico e volto tv non fa giri di parole. «La colpa è nostra».

Tozzi, la natura ci sta lanciando un messaggio?

«Sono anni che lo fa ma non siamo propensi ad ascoltarla. Perché a nessuno piace sentirsi dire: “È colpa tua”. È il motivo per cui critichiamo il Papa e Greta quando parlano di ambiente. Sono la nostra coscienza. Ma li prendiamo in giro. Chiamiamo la Thumberg “Gretina” quando dice che la natura è la casa di tutti».

Cosa ha pensato quando ha visto le immagini dell’incendio in Versilia ?

«La prima cosa è abbandonare il termine piromane. Sono criminali del fuoco. Cercano una contropartita oppure vogliono colpire aree protette. Poi ci si mette cambiamento climatico e la gestione acqua. Ma l’innesco è sempre la mano dell’uomo. Ecco perché questi criminali vanno perseguiti. Peccato che li becchino raramente».

E noi cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

«Possiamo avere la coscienza pulita per chiedere con più forza a chi sta in alto di comportarsi in un certo modo. Se voglio conservare il bosco non farò un abuso edilizio. Se mi sta a cuore l’acqua non annaffierò il prato all’inglese. Girerò con l’auto elettrica. E per spostarmi prenderò poco aereo, mangerò molta meno carne. E berrò acqua del rubinetto. Coibenterò la casa per avere meno dispersione e produrrò energie con fonti rinnovabili. Facendo la raccolta differenziata. Così saremo già a metà dell’opera»

Ma c’è un modo per invertire questa tendenza. La politica parla tanto, emissioni zero, green economy, però sembra che arrivi sempre in ritardo o comunque che non sia sufficiente a invertire la tendenza?

«Arriva sempre in ritardo perché non ci crede, si lascia distogliere dai negazionisti. Eppure gli scienziati sul clima hanno ormai un’opinione comune. Inoltre non si vogliono toccare interessi consolidati delle grandi aziende che ogni anno aumentano il loro fatturato».

Come vede il rapporto tra uomo e natura tra 20 anni? I giovani ci salveranno?

«L’uomo pensa di non far parte della natura, cosa a sé stante, di non doverne dipendere, Tra vent’anni lo avrà capito. E capirà che non ne potrà farne a meno. I giovani ? Vivono in città undici mesi l’anno e stanno nella natura solo in ferie. Dubito che da grandi conservino questa sensibilità. Ma è l’unica speranza che abbiamo». l
 

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