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Inferno di fuoco in Versilia: «Dietro c’è la mano dell’uomo». Un super team di esperti a caccia della verità

Giovanna Mezzana
Inferno di fuoco in Versilia: «Dietro c’è la mano dell’uomo». Un super team di esperti a caccia della verità

Le indagini sono iniziate da quel canneto su un poggio a Bozzano: da Roma per la prima volta al lavoro il reparto speciale dei carabinieri forestali. Gli elementi utili alla ricostruzione dei fatti

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MASSAROSA. Indagano i carabinieri forestali sulle cause del devastante incendio che da lunedì brucia la collina massarosese sud – da Bozzano a Massarosa, da Montigiano a Pieve a Elice – e che dal pomeriggio di martedì ha invaso anche il versante di Camaiore, prima Fibbialla poi, ieri, anche Valpromaro. Alle 12 di ieri erano 800 gli ettari andati in fumo, una decina le case irrimediabilmente danneggiate, 500 le persone evacuate; e poi c’è un numero imprecisato di edifici di cui si deve valutare la stabilità. Le certezze sono due. È noto il punto in cui l’incendio si è originato, ovvero, Bozzano, lungo la via per Chiatri. Ed è escluso che il fuoco si sia sprigionato per cause naturali. L’indagine contempla un unicum: la discesa in campo di una task force del comando generale dei carabinieri forestali, del Niab, acronimo di Nucleo Investigativo Antincendi Boschivo, di Roma. Perché l’incendio di Massarosa sembra aver segnato un punto di non ritorno. Troppo grande. Troppo sconvolgente. Troppo rovinosamente distruttivo.

Da dove si parte

Le indagini sono iniziate da quel canneto su di un poggio lungo la via per Chiatri dove lunedì 18 luglio intorno alle 21 i vigili del fuoco del distaccamento di Viareggio – per primi – sono intervenuti.

L’impressione degli inquirenti è che il cosiddetto punto di insorgenza – cioè laddove il rogo ha preso vita – sia uno. Sempre loro escludono che l’inferno di fuoco sia un “prodotto” della Natura: va da sé, dunque, che dietro l’apocalisse c’è l’uomo, ma è troppo presto per dire, e anche solo per ipotizzare, se si tratti di una mano colposa che getta per esempio un mozzicone di sigaretta – che in un periodo come questo, per le alte temperature e i terreni siccitosi, basterebbe per innescare un rogo – o dolosa. Si esclude, inoltre, che qualcuno abbia approfittato della serata di lunedì per “pulire” dei terreni: vige il divieto di abbruciamento di residui vegetali agricoli e forestali in tutta Toscana fino al 31 agosto, e – francamente – una simile ipotesi sembra una follia anche a chi indaga.

Come si lavora

Procedono su più fronti i carabinieri forestali. Vengono sentiti i vigili del fuoco che per primi sono intervenuti sull’incendio, ma anche eventuali testimoni; si utilizzano le cosiddette “sit”, le sommarie informazioni testimoniali, deposizioni raccolte dagli inquirenti durante le indagini, che sarebbero già diverse, a detta degli inquirenti. Da Roma, poi, si scandagliano le immagini del satellite per intercettare eventuali movimenti, lunedì 18 luglio, sulla via per Chiatri. Il Niab, inoltre, è un nucleo con compiti di supporto investigativo.

Gli appelli e le voci

I carabinieri forestali si rivolgono direttamente ai cittadini: chiunque avesse informazioni sull’incendio, può farsi avanti. E poi c’è l’appello dei vigili del fuoco perché venga rispettato il divieto di abbruciamenti. Ieri si era diffusa la voce che era stata fermata una persona nell’ambito delle indagini sulle cause del devastante incendio, ma non è arrivata alcuna conferma ufficiale. Non resta dunque che attendere. l

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