Cronaca
Arpat : rifiuti pericolosi nel rogo di via Cimarosa
di Donatella Francesconi
Si spiega così l’ordinanza del Comune che consiglia di lavare bene la verdura Nell’incendio sono finiti amianto, plastica, materiali edili e batterie di auto
21 maggio 2017
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TORRE DEL LAGO. Lavare bene tutto quanto proviene dagli orti che si trovano «nel perimetro compreso tra via Cimarosa (tratto viale Puccini-sottopasso autostradale) est-nord-est, rampa Autostrada ovest, e 300 metri a sud dal luogo dell’incendio», come da ordinanza dei rifiuti. Perché nell’incendio di via Cimarosa, due giorni fa, sono bruciati dei rifiuti. Come conferma Arpat al “Tirreno”. La stessa Arpat che nei prossimi giorni analizzerà i campioni del materiale prelevato. Per definire quale e quanto sia il rischio inquinamento. Ma non serve il “piccolo chimico” che sapere cosa è bruciato in mezzo ai canneti: perché le foto parlano chiaro. E raccontano di plastica, eternit, materiale ferroso, residui di lavorazioni edili. In alcuni punti dell’area interessata all’incendio c’è oggi un miscuglio di rifiuti e ceneri, in mezzo all’acqua, visto che siamo nel Parco naturale, immersi in quel lago di Massaciuccoli che tutti a parole dicono di voler salvare. Nei fatti, però, non si è mai visto uno straccio di inchiesta sulle discariche abusive in area Parco. Neppure oggi che le guardie ambientali dell’associazione Eza denunciano fotografando ed inviando rapporti dettagliati. L’ultimo protocollato il 3 maggio scorso, ed inviato a sindaco ed assessore all’ambiente del Comune di Viareggio, Comando di polizia municipale, comandante delle guardie del Parco.
A vigilare sull’ambiente abbiamo - appunto - il Parco, la sezione apposita della Municipale, l’Azienda sanitaria, l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpat), il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri, oggi anche i carabinieri Forestali. Eppure tra Viareggio e Torre del Lago insistono montagne di rifiuti tossici e pericolosi abbandonati, senza dimenticare le discariche mai bonificate dai privati con i rifiuti accumulati nel tempo, a rilasciare nel terreno i loro veleni che finiscono nei fossi e da lì direttamente in mare.
«Dopo i prossimi rilievi di Arpat, saranno predisposte eventuali accurate opere di bonifica dell’area bruciata secondo quanto previsto dagli ordinamenti vigenti», si legge nell’ordinanza del sindaco Del Ghingaro. Dunque, senza i rilievi di Arpat, amianto, plastica, ferro, sacchi di cemento, batterie di auto e tutto quanto si accumula nelle zone citate non si vede? E, senza i rilievi, tutto può rimanere dov’é? Non bastano occhi e buon senso ad indurre ad agire? In riva al lago, ormai da troppo tempo, si consente il moltiplicarsi di danni ambientali irreparabili. Come i cittadini denunciano, con foto e denunce circostanziate, da tempo. Inascoltati. Ignorati.
A vigilare sull’ambiente abbiamo - appunto - il Parco, la sezione apposita della Municipale, l’Azienda sanitaria, l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpat), il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri, oggi anche i carabinieri Forestali. Eppure tra Viareggio e Torre del Lago insistono montagne di rifiuti tossici e pericolosi abbandonati, senza dimenticare le discariche mai bonificate dai privati con i rifiuti accumulati nel tempo, a rilasciare nel terreno i loro veleni che finiscono nei fossi e da lì direttamente in mare.
«Dopo i prossimi rilievi di Arpat, saranno predisposte eventuali accurate opere di bonifica dell’area bruciata secondo quanto previsto dagli ordinamenti vigenti», si legge nell’ordinanza del sindaco Del Ghingaro. Dunque, senza i rilievi di Arpat, amianto, plastica, ferro, sacchi di cemento, batterie di auto e tutto quanto si accumula nelle zone citate non si vede? E, senza i rilievi, tutto può rimanere dov’é? Non bastano occhi e buon senso ad indurre ad agire? In riva al lago, ormai da troppo tempo, si consente il moltiplicarsi di danni ambientali irreparabili. Come i cittadini denunciano, con foto e denunce circostanziate, da tempo. Inascoltati. Ignorati.