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Il Circolo in Pineta che ha accompagnato la storia giocando a tennis

di Adolfo Lippi
Una storica foto del Circolo Tennis Viareggio
Una storica foto del Circolo Tennis Viareggio

Un torneo da record per celebrare i centoventi anni di vita Tutto iniziò con la scoperta di Viareggio da parte degli inglesi

14 maggio 2016
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VIAREGGIO. «Torneranno i fasti degli internazionali di tennis in pineta». Così, spalancando gli occhi chiari al futuro, il vitalissimo Giorgio Fazzini, presidente da una vita del Circolo del Tennis di Viareggio, snocciola i trionfi di un prestigioso passato. E predice, entusiasta, i successi prossimi. «Quest’anno, prosegue, si sono iscritti tre tennisti argentini. Abbiamo in paolio seimila euro e faremo delle splendide gare». Ma il sapore che si respira è nostalgia perché nei bellissimi campi, a ridosso di viale Capponi, già dall’ottocento passarono gentiluomini in paglietta e dame che racchettavano coi gonnelloni lunghi.

E poi negli anni Venti, quelli dei “Finzi Contini”, il tennis visse un’altra stagione epica. E dopo, negli anni Cinquanta, con la città risorta dalle macerie noi bimbetti andavamo a mettere il naso tra le siepi di bosso per veder giocare Sirola e il duo Pericoli-Lazzarino con Pietrangeli che cominciava ad annusare la racchetta.

Oggi al “Tennis”, nonostante la crisi, si continua ad andare; si mangia bene, ci si ristora ai pini salvati dalla Fondazione del Banco di Lucca. Dirige Marco Francesconi che è da anni uno dei patron del carnevale e qui fa da vice-presidente e direttore generale. È un viareggino a cui piace amministrare, una formica di antica lunga esperienza. Così tra scintillare di coppe argentate riprende una tradizione e Giorgio Fazzini mi mette in mano un perduto libretto dove l’intera storia del Circolo è narrata con tante foto e tantissimi riferimenti.

La storia del Tennis è la storia delle vacanze a Viareggio. Tutto nasce a fine ottocento quando gli inglesi, sulle orme di Shelley (poeta morto e ripescato sulla battigia di piazza Mazzini), del pittore William Blake Richmond (il quadro di lui è alla Royal Academy di Londra), del poeta Maria Rikle (che alloggiava al Plaza ed era tedesco come Thomas Mann (anch’egli ospite viareggino), scoprirono l’eden versiliese, un paesaggio incontaminato e salubre, scintillante di sole e ridondante di iodio e camucioli.

Tra questi inglesi, o comunque forestieri, ce ne fu uno, mister Cripp, commerciante in marmi, che abitando in un villino tra via Giotto e via Buonarroti, disse, fumando un profumato Avana: «Perché non praticare il tennis in questa pineta così rigogliosa?». E così fu.

Il sindaco di allora, Egidio Gemignani (uno dei tanti Gemignani che hanno beatificato la città), senza troppe burocrazie gli dette la concessione e nel 1896 il campo per giocare fu bell’e pronto.

Come si giocava a fine secolo? Gli uomini indossavano appuntate camicie bianche, panciotti, e calzavano scarpe di pelle cosi tacchi. Sicché, spesso, arrivando di slancio verso la rete, i risvolti dei pantaloni scampanati si impigliavano nelle scarpe e il tennista capitombolava per terra.

Mister Cripps aveva una figlia avvenente, Munda. Di lei s’innamorò Primo Conti, notissimo pittore fiorentino, che poi la sposò. Per dire come il Circolo fosse già ben integrato nella vasta colonia mondana dalle quale facevano parte Zacconi e Pirandello, Marta Abba e Fregoli e Petrolini. Sicché tra i frequentatori del tennis vi erano aristocratici quali il duca Salviti, il marchese Mansi, i marchesi Bottini, Carlo Alliata e Giulio Figagia.

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Negli anni venti dai pionieri si passa a più solidi dirigenti. Primi fra tutti i fratelli Paolo ed Enrico Fazzini. Che impostano subito un torneo internazionale, incentivo per lo sport ad anche per il turismo.

Così fin dopo gli anni Trenta si può davvero parlare di anni d'oro e sugli spalti del circolo ecco comparire attrici quali Dina Galli e Wanda Capodaglio, attori come Renzo Ricci, Spadaro, Gandusio, Benassi, scrittori come Colantuoni, Giovacchino Forzano, Orio Vergani. Vi è persino un Curzio Malaparte adoratore e cicisbeo di avvenenti tenniste.

Poi nel 1938 ecco la scoperta. Debutta tennista Gianni Kucel (che si chiamerà poi italianamente Cucelli) che viene scoperto al bagno “Principe di Piemonte” e portato in rete. Cucelli nel tennis vinse tutto, divenne una gloria.

Altra gloria fu - sempre nello stesso 1938 - Dora Markus (che giocava in coppia con il giovanissimo eppoi regista Gillo Pontecorvo) che non solo conquistò coppe e medaglie ma perfino l'animo del poeta Eugenio Montale che a lei dedicò una poesia davvero famosa. Montale, si disse, fu conquistato dalle sinuose gambe della graziosa austriaca. Finalmente scoperte.

Dopo la seconda guerra mondiale il circolo risorse maiuscolo. Vi giocarono i più bei nomi del firmamento tennistico, da Canepele a Rolando e Marcello Del Bello, Merlo, poi Pietrangeli, Sirola, Nastase, gli americani Trabet e Buchols, gli australiani Emerson e Fraser.

Fino al 1976 quando vinsero la coppa Davis i quattro moschettieri azzurri Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli. Tutti iniziati nei campi di pineta.

Perché oggi merita rivalutare il Circolo del Tennis? Per riscattare una pineta da troppi anni intruciolata da spacciatori magrebini, drogati in truppa, zingari borsaioli, e poi espropriata da venditori di ogni genere che l’hanno invasa e la invadono, sicché diviene problematico portarvi i bambini a passeggio, per le coppie abbandonarsi sulle panchine (poche) per gli anziani trascorrere pomeriggi e sere di relazioni. Per non parlare delle notti.

Allora che tornino i fasti dei campionati internazionali. Giorgio Fazzini, dinasta di una famiglia che per più di due secoli ha creduto nel tennis, scommette, lui che ha ottantatré anni ben portati, per i prossimi cent'anni di indomite passioni. Meglio ancora una partita a tennis che un video-game.

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