Il Tirreno

Versilia

Al via le lezioni di dialetto versiliese per i bimbi di Forte

di Franco Angelo Calotti
Al via le lezioni di dialetto versiliese per i bimbi di Forte

I corsi tenuti da Lora Santini e Antonio Meccheri: «Il vernacolo è la nostra lingua madre, giusto tenerla viva»

19 gennaio 2015
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FORTE DEI MARMI. Nella Forte dei Marmi che si gongola per la scuola primaria cittadina che diventerà presto bilingue c’è ormai anche una terza lingua: il dialetto versiliese. «Beh non esageriamo – precisa Giorgio Giannelli che con il suo Dizionario Versiliese ha catalogato oltre 20mila vocaboli indigeni fin dal 2008 - il nostro non è un vernacolo, né un vero dialetto, ma più propriamente una parlata che è fondamentalmente una storpiatura popolare del romano. Con tanti, tanti vocaboli. Nel mio dizionario sono riuscito infatti a catalogarne un numero imponente, mentre il Cocci e poi il Belli, molti anni prima, si erano fermati a 5-6mila». Spesso si differenzia dagli altri dialetti toscani - spiegano gli esperti - per l'uso di alcuni vocaboli, per la pronuncia sonora delle lettere “T”, “P”, “C” gutturale e “C” palatale tra due vocali. Nonostante queste particolarità il vernacolo versiliese è inglobato nella famiglia dei dialetti toscani occidentali (come vuole l’Accademia della Crusca di Firenze) a differenza di quelli parlati nella vicina provincia di Massa e Carrara, i cui vernacoli sono classificati nel gruppo linguistico gallo-italico-emiliano.

Da anni, grazie alla volontà dell’amministrazione comunale la parlata versiliese è entrata dalla porta principale delle scuole fortemarmine, unendo l’utile al dilettevole: sposando cioè la didattica linguistico- dialettale al teatro amatoriale in vernacolo, e l’ha fatto grazie a due straordinarie figure (chi l’ha detto che (“nemo propheta acceptus est in patria sua”, ndr) come Lora Santini e Antonio Meccheri che unendo la loro grande passione per il palcoscenico a tanta simpatia hanno fatto questo piccolo miracolo.

C’è unanimità di giudizio nei genitori in virtù dei corsi di dialetto nelle scuole?

«I corsi – spiegano Lora e Antonio - vengono fatti dopo l’orario scolastico, quindi non sono obbligatori e vi accedono esclusivamente i ragazzi che vogliono seguire spontaneamente il corso di recitazione, e vengono accompagnati dai genitori (uno o due ) che quindi approvano. Oggi abbiamo ragazzi che hanno cominciato alle medie e ora sono alle scuole superiori e continuano a venire ai corsi; si è creato così un gruppo di attori niente male, e alcuni hanno già lavorato nelle commedie che noi portiamo in scena».

C’è chi pensa che la cosa non sia utile o addirittura dannosa, influenzando magari negativamente l'italiano...

«Il dialetto è la nostra lingua madre – sottolinea Lora Santini - quella che ancora i nostri vecchi parlano e che noi cerchiamo di mantenere viva, perché rappresenta le nostre radici. Qualcuno può pensare che sia inutile? Non credo. È comunque cultura, dannosa per chi? Che influenzi negativamente l’italiano, anzi dà un tocco di magia in più. Parlare l’italiano correttamente lo possono fare tutti, il dialetto è un modo per renderlo più particolare e non è da tutti. I ragazzi imparano l’inglese, lo spagnolo, il tedesco, non per questo smettono di parlare italiano».

Cosa si dovrebbe fare per migliorare la conoscenza del dialetto versiliese?

«Noi ci diamo da fare con i nostri corsi - prosegue Meccheri - e sono anni che le amministrazioni succedutesi a Forte dei Marmi potenziano queste attività proprio con questo intento. Collaborare con gli assessori Rachele Nardini e Simone Tonini è veramente un grande piacere, e con i ragazzi dei corsi facciamo saggi all’Auditorium della scuola media Ugo Guidi a Vittoria Apuana e in estate li portiamo nello spazio di “Estate al Forte” nella Pinetina Pizzo del Giannino messa a disposizione dall’amministrazione comunale. Quest’anno abbiamo appena cominciato anche con i ragazzini della quinta elementare e sarà una bellissima esperienza».

In questi anni è cresciuto l'interesse dei ragazzi e dei genitori?

«L’interesse è sempre stato vivo – proseguono Lora e Antonio - anche perché i genitori si divertono ad ascoltare i loro figli calati in personaggi d’altri tempi. Tutto dipende dai ragazzi c’è chi ama il pattinaggio, chi il calcio e chi il teatro dialettale. L’importante è avere un buon rendimento anche a scuola».

In che misura dal dialetto i ragazzi sono poi passati al teatro dialettale vero e proprio?

«Il dialetto si presta moltissimo per spettacoli teatrali comici e i più giovani ridono nel sentire parole ormai obsolete usate in scenette ispirate a fatti di vita di paese, di gente semplice alle prese magari col progresso. Per quello che ci riguarda quando insegniamo ai ragazzi “li buttiamo“ subito sul palco, – concludono Lora e Antonio - loro si divertono e imparano il dialetto senza fatica, e poi se è vero che la vita è un palcoscenico io penso che noi versiliesi non finiremo mai di recitare e….. mi raccomando in dialetto».

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