La Versilia ritratta da Veronica Gaido incanta Parigi
Dopo il successo della mostra estiva a Forte dei Marmi la fotografa è stata tra i protagonisti di "Paris-Photo"
PIETRASANTA. Seduttiva e lucente, Veronica Gaido, fotografa, imprenditrice di immagini, vivente tra Massa e la Versilia, ha conquistato anche Parigi, nell'importante esposizione "Paris-Photo" conclusa in questi giorni. Della Gaido, in Francia, erano esposti moltissimi lavori che un diffuso quotidiano nazionale, Il Sole-24 Ore (nelle sue pagine culturali), ha segnalato come opera di una giovane artista emergente ma già da anni affermata. Quest’estate Forte dei Marmi aveva ospitato una sua mostra. Alla prima c’era Andrea Bocelli che di Veronica è autorevole padrino, anche perché lei gli ha dedicato numerosi scatti.
Di cosa non s’e interessata la Gaido? Ha intrapreso un'azienda che affitta droni per le riprese dall'alto. Ha realizzato centinaia di foto di moda, decine di video, copertine di dischi, ritratti di artisti celebri, da Jean Fabre a Gillo Dorfles, da Pomodoro a Vito Tongiani a Ivan Theimer.
La passione le venne da bimba a dodici anni. Viveva a Massa, in famiglia, e le regalarono·.una Nikon 601. Da allora s’è fiondata nel mondo armatissima di macchine e obbiettivi. Ha vissuto a Londra e New York.
A Forte dei Marmi, a Pietrasanta, in stagione e un punto di riferimento, non c’è festa o evento che non la veda occhieggiare, lavorare, appassionarsi. Fu di casa al Premio Henraux di scultura e a lei si devono le scoperte di talenti che poi andranno lontano.
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È un sogno realizzato la vita di questa quarantenne girovaga e mai appagata. Sognò di fissare momenti impressionanti, non cronaca, non attualità, ma paesaggi e scenari che ricompose e ricompone in visioni tra sogni e vita, tra orizzonti e spericolati accostamenti. Suoi porta-messaggi sono il vento, l'acqua soprattutto, vi lascia trasfigurare le figure, e la figura, certo, non è mai nelle sue foto centrale e teatrale.
Ciò che invece la fanno da padrona sono le auree, le atmosfere, e sensazioni, quello che sconvolge la natura, la destruttura, la rielabora, la rilegge. Non foto psicologiche, non ritratti di caratteri, non fisognomica, bensì, lei lo dice, alchimia, escolanza, abbandoni e perché no danza, poiché nelle sue foto leggermente volano le splendide spiagge versiliesi, i bagni del Forte, le pinete di Pietrasanta, insomma non foto da catalogo turistico, bensì squarci che catturano l’emozione.
Avvenente, grandi occhi neri curiosi e mobilissimi, Veronica avrebbe potuto far l’attrice, la modella ha un corpo lungo, le gambe vivaci, le mani che parlano, si agitano. Pare una diva del cinema muto americano, quello che sprizzava il nervosismo e la rapacità di donne alla Zelda Fitgerald, nulla di languido, di sprofondato, di fatale. Ma ansia animalesca, a predare anni folli, anni che la Versilia spera sempre di ritrovare, qualche volta ritrova ma che appartengono senza dubbio ai primi del Novecento o alle stagioni gaudenti del 1930 in Capannina o sulla passeggiata di Viareggio. Lei divenne fotografa giocando in cantina dai nonni con vecchie “Arriflex”. Poi nel quartiere dove abitava fotografava fruttivendoli e merciaioli, la intrigavano i colori, e Antonio Cossa fotografo in Massa le insegnò i segreti della camera oscura.
Dice sempre Aurelio Amendola, grandissimo artista pietasantino e fotografo di Michelangelo (al quale ha dedicato varie mostre) che il vero mestiere lo si impara lavorando nel buio, con gli acidi, con le luci, con i segreti della chimica. Mica con il digitale.
Veronica debuttò nella moda. Fece fotografie per una collazione di jeans, a New York, la famosa ditta italiana GW Brine. Collocò i modelli presi tra gli amici in paesaggi della Florida, a Miami. E la spuntò.
Da lì si sarebbe più fermata: centinaia di lavori a Londra, a Milano, in America. La moda le dette il successo ma la sua avventura era la materia, le nature morte, le cose che andò a cogliere in India, in Marocco. Così si attrezzò anche alla musica rock, fece copertine per dischi celebri, da Alexia a Icemed, per la Twa Record. E perciò conobbe Andrea Bocelli e lavorò con lui.
Ma sono l'arte e l'acqua le sue più sentite seduzioni. Per l'arte è facile trovarla bazzicare tutte le celebrità che frequentano le fonderie di Pietrasanta. Divenne amica di Jean Fabre, quello delle straordinarie enormi tartarughe bronzo-dorate. Frequentò Gillo Dorfles, centoquattro anni, indiscusso re dell'avanguardia. Con lui bevvero vino rosso e risero sull'eternità del linguaggio.
Veronica Gaido ama il cinema. Suoi preferiti la Luigi Comencini e Dino Risi e Marco Calopresti. È facile incontrarla alle cene in casa di Vito Tongiani dove Alessandro Tofanelli, regista, suona per lei la chitarra con le canzoni di Lucio Battisti. Acqua azzurra, acqua chiara, le sue foto nella mostra a Parigi sono nostalgiche. La Versilia ha ancora questo mare?