Caso Amara: difesa Davigo, 'va assolto, ha agito per ripristinare la legge'
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Brescia, 29 gen. (Adnkronos) - Piercamillo Davigo, ex magistrato del Csm, va assolto dal processo d’appello di Brescia che lo vede alla sbarra per rivelazione del segreto d’ufficio nell'inchiesta sulla presunta loggia Ungheria per cui è stato condannato in primo grado, lo scorso 20 giugno, a un anno e tre mesi (pena sospesa). Lo sostengono i difensori, gli avvocati Davide Steccanella e Francesco Borasi. Al centro del processo c’è l’aver ricevuto dalle mani del pm milanese Paolo Storari - assolto in via definitiva al termine del processo abbreviato - i verbali segreti di Piero Amara in cui l'ex avvocato esterno di Eni ha svelato l'esistenza della presunta associazione massonica. Una consegna avvenuta nell'aprile del 2020 a Milano, a casa di Davigo, a cui furono consegnati gli atti secretati per denunciare la presunta inerzia a indagare da parte dei vertici della procura milanese. “Davigo poteva farsi i fatti suoi, ma non siamo di fronte ai galantuomini del ne quid nimis (chi non vuol fare nulla più del lecito, ndr) citati da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Poco prima della pensione decide di non farsi i fatti suoi perché per lui è inaccettabile, ma non lo fa fuori dalla legge ma per ripristinare la legge, legge che in modo maniacale ha sempre difeso. Per lui non c’era altro da fare” spiega nel suo intervento il legale Steccanella. Per la difesa, la pubblica accusa “cerca un danno che non c’è stato” di fronte a un’inchiesta che nonostante le rivelazioni di Amara - definite “tritolo” - resta ferma per cinque mesi. “Siamo nel paradosso che, se fosse valida l’impostazione accusatoria, Davigo ha violato (il segreto d’ufficio, ndr) non per nuocere a un’indagine, ma per farla partire”. Per i difensori Davigo mostra i verbali solo a persone 'idonee', non “mette a rischio nessuna inchiesta” per colpire l’ex collega del Csm Sebastiano Ardita, parte civile nel processo. "Davigo poteva dire ‘non sono fatti miei’ o a pochi mesi dalla pensione farsi condannare, l’unico. Alla fine di questa storia - conclude Steccanella - abbiamo un colpevole, l’imputato Davigo che chiedo venga assolto" ribaltando la sentenza di primo grado. Niente dichiarazioni spontanee per l'imputato, che fuori dall'aula, ribadisce che quanto fatto era l'unica strada percorribile. Per consentire alle parti di replicare l'udienza per il verdetto è stata fissata al prossimo 7 marzo.