Il Tirreno

Mes: Orlando, 'Meloni non vuole nemici a destra e marca Salvini'

28 dicembre 2023
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Roma, 28 dic. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni nella sua prima fase ha avuto una considerazione notevole a livello europeo per due ragioni fondamentali: la prima perché appariva più moderata di come la stampa internazionale l'aveva dipinta. In Europa ci si aspettava l'affermazione di una forza politica sovranista con pulsioni fasciste, Giorgia Meloni ha lavorato, schierandosi su un filone atlantista, moderando il proprio antieuropeismo. Poi Giorgia Meloni aveva un altro elemento di forza, era un po' la cerniera tra due sfere che caratterizzano l'Europa: i Paesi fondatori tra i quali l'Italia è sempre stata collocata naturalmente, e il gruppo di Visegrad, cioè quelle forze sovraniste, antieuropee guidate da leader di destra, talvolta di estrema destra. Queste cose sono cambiate, il voto del Mes ha contribuito ulteriormente, e contribuirà ulteriormente, in primo luogo perché oggettivamente Visegrad non c'è più". Lo dice il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un video pubblicato sui social. "La Polonia ha visto cambiare la sua leadership, hanno vinto gli europeisti e sono state sconfitte le destre, il partito gemello di Giorgia Meloni, quello che faceva parte di ECR, il raggruppamento che proprio la Meloni guidava. Orban è ormai un leader infrequentabile per le sue posizioni filoputiniane. Giorgia Meloni si trova priva di questo suo ruolo, di questo piede in due scarpe che aveva tenuto fino a quel momento - spiega Orlando - e diventa molto meno centrale nelle vicende politiche. Diventa anche meno moderata. E il voto sul Mes è una concessione alla parte più sovranista della maggioranza. Al di là delle implicazioni che questo voto può avere, il segnale politico che arriva è che Giorgia Meloni non vuole nemici a destra e quindi cerca di marcare Salvini che costantemente prova a infastidirla su quel fronte". "Le conseguenze sono abbastanza semplici: probabilmente in Europa faremo più fatica ad affermare l'interesse nazionale perché quel capitale politico, che per ragioni oggettive e soggettive Giorgia Meloni aveva accumulato, è stato in poco tempo dilapidato e in qualche modo colpito anche da fattori che non dipendono da lei. Lo abbiamo visto subito questo effetto perché il Patto di Stabilità - osserva l'ex ministro dem - che ripristina alcune regole di rigore, di austerità che vigevano prima del Covid, è stato al di là del merito scritto da Germania e Francia che hanno poi comunicato all'Italia quale era la loro decisione". "L'ulteriore errore di Giorgia Meloni è stato quello di aver politicizzato il rapporto con la Spagna con gli abbracci ad Abascal e la freddezza nei confronti di Sanchez, legittimo dal punto di vista dello schieramento politico europeo, ma sbagliato dal punto di vista dell'interesse nazionale. L'Italia oggi è più isolata, più debole e quindi più in difficoltà su quello che è il passaggio fondamentale di cui si parla forse troppo poco cioè il Patto di Stabilità, le nuove regole sulla base delle quali i comuni, le Regioni e lo Stato potranno spendere o non spendere le risorse, potranno far fronte o meno alle esigenze delle comunità. Le regole si sono inasprite e l'Italia ha meno strumenti per provare, anche nel prossimo passaggio parlamentare e nel rapporto con gli altri governi, ad attenuarle". "Questo è un bilancio credo abbastanza obiettivo, senza propaganda - conclude l'esponente dem - ma guardando effettivamente a quelli che saranno i prossimi mesi, alle conseguenze di una condotta che ha visto una serie abbastanza incredibile e imprevedibile di errori che purtroppo rischiano di pagare tutti gli italiani".
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