Caso Manetti, Giani: «Non era in corsia d’emergenza». Fratelli d’Italia attacca e chiede l’accesso agli atti
Il presidente replica all'interrogazione sulla patente ritirata all’assessora. L’opposizione insiste: «Sta dicendo che gli agenti non dovevano fermarla?»
Un’infrazione nata su una corsia di accelerazione diventa, per l’opposizione, una corsia d’emergenza politica. E così il caso della patente sospesa all’assessora alla Cultura Cristina Manetti si trasforma in un testa a testa ad alta tensione fra il presidente Eugenio Giani e la consigliera di Fratelli d’Italia Chiara La Porta. In consiglio regionale, durante l’interrogazione di FdI, il presidente si rifà alla ricostruzione del ministero dell’Interno, respinge le accuse di interferenze e parla di «strumentalizzazione», mentre l’opposizione rilancia dubbi su controlli, incontri istituzionali e possibili favoritismi.
La miccia è l’interrogazione di Fratelli d’Italia sul caso Manetti che infiamma le cronache da giorni, alla quale sono stati comminati una sanzione di 430 euro, la decurtazione di dieci punti e la sospensione della patente per un’infrazione commessa il giorno dello scrutinio delle elezioni regionali. Ma l’atto, secondo il presidente Eugenio Giani, parte già con il piede sbagliato: «C’è una contraddizione evidente tra ciò che scrivete nella vostra interrogazione e ciò che riporta l’atto formale del ministero dell’Interno», attacca.
Il punto chiave: la corsia. FdI parla di “corsia di emergenza”, ma la ricostruzione ufficiale – quella citata dalla stessa interrogazione – descrive così l’infrazione di Manetti, citando il verbale della polizia stradale: “Lasciava la carreggiata principale, percorreva la corsia di accelerazione per poi rientrare sulla carreggiata principale”.
«Perché questa difformità? È chiaro: si vuole montare un caso basandosi su elementi che non coincidono con la versione fornita dal ministero», affonda Giani, accusando l’opposizione di essersi affidata a «ricostruzioni di stampa» invece che alle carte istituzionali.
L’interrogazione chiede chiarimenti al presidente anche sul suo intervento nella vicenda e sull’incontro con la prefetta Francesca Ferrandino. «Ho ricevuto una telefonata in cui l’assessora aveva la voce alterata. Era a un chilometro da casa mia: sono andato a verificare come stesse, ho parlato con i sanitari e me ne sono andato. Punto», precisa. Poi la puntualizzazione sulla privacy: «Avete firmato in tredici una richiesta di accesso ai referti sanitari. Quei dati sono sensibili e non disponibili. Io ho visto solo una persona in ambulanza che non stava bene». Sulle auto utilizzate, la replica è secca: «Mi sono recato lì con la mia e solo di questa posso rispondere. E con il prefetto avevo un incontro di ordinaria consultazione, fissato dopo la fine della campagna elettorale»
Ma La Porta non accetta la versione del presidente e ironizza: «Se lei non fosse il presidente della Regione, il suo gesto umano potrebbe commuovere chiunque. Ma questa non è una semplice infrazione stradale: è un fatto politico». Rincarando: «O la polizia stradale ha fatto il proprio lavoro o no. Se non era corsia d’emergenza, sta dicendo che gli agenti hanno sbagliato? Che non dovevano fermarla? ».
FdI insiste anche sui movimenti del presidente il giorno del voto: «Lei era dal prefetto mentre il prefetto garantiva lo scrutinio. Aveva o non aveva appuntamento? È andato lì per accompagnare Manetti a chiedere come fare ricorso? Tutti i cittadini vogliono sapere se la legge è uguale per tutti e se tutti hanno le solite pari opportunità che l’assessora alle Pari opportunità ha avuto».
«Da questa vicenda – commenta il portavoce dell’opposizione Alessandro Tomasi – escono sconfitte le istituzioni e l’immagine delle istituzioni, di cui il presidente della Regione è il primo garante».
Fratelli d’Italia annuncia un’offensiva: chiederà l’accesso agli atti, valuterà un eventuale esposto, presenterà mozioni e non esclude di chiedere le dimissioni.
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