Il Tirreno

Pisa

Il caso

Pisa, trovato morto in strada a 28 anni: le ipotesi e le indagini

di Lorenzo Carducci

	Il luogo del ritrovamento
Il luogo del ritrovamento

La tragedia in centro città, il giovane voleva rifarsi una vita: le parole e il ricordo della zia materna

4 MINUTI DI LETTURA





PISA. «Che la morte di mio nipote non sia vana, ma serva ai giovani per capire che la droga non è un gioco e che entrare in questi giri è pericolosissimo, perché si rischia di non uscirne più». Trattiene le lacrime a stento la zia del ragazzo di 28 anni che è stato trovato morto venerdì sera nella zona dell’ex Cpt di Pisa, tra via Silvio Pellico, via Nino Bixio e via Cesare Battisti. È possibile che la morte sia connessa al consumo di stupefacenti.

La scoperta

«Non c’è la sicurezza che si sia trattato di un’overdose – dice la zia materna – dopo il riconoscimento della salma (posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria e attualmente a medicina legale, ndr) ci hanno detto che mercoledì (3 dicembre per chi legge, ndr) sarebbe stata disposta l’autopsia».

Ad allertare le autorità, venerdì sera – 28 novembre – intorno all’ora di cena, sarebbe stato un passante, che avrebbe notato il ragazzo a terra.

Da lì l’intervento delle forze dell’ordine – in particolare della polizia municipale, il cui comando si trova lì vicino, in via Battisti – e dei sanitari, che non hanno potuto far altro che constatare il decesso del 28enne. Una morte dietro l’angolo del centro, a due passi dalla stazione e dalla Sesta Porta, passata quasi inosservata, mentre la città si tuffava nel fine settimana. «Quando è stato trovato non aveva con sé i documenti – riprende la zia – noi siamo stati avvertiti il giorno dopo, sabato».

Gli amici

Domenica pomeriggio (30 novembre) gli amici del 28enne, che per problemi di tossicodipendenza aveva trascorso cinque anni nella comunità di San Patrignano, il centro fondato da Vincenzo Muccioli, e che da un paio d’anni era tornato a Pisa col proposito di rifarsi una vita, si sono raccolti per ricordarlo, con candele, luci e un cartello con il suo nome accanto al disegno di un cuore.

Gli inquirenti, ora, stanno cercando di ricostruire le ultime ore del giovane. Con chi era, cosa faceva, se e da chi eventualmente aveva acquistato della sostanza. E di quale sostanza di tratta.

A stabilire la causa del decesso sarà soltanto l’autopsia, che potrà portare alla conferma o all’esclusione di alcune ipotesi investigative e quindi anche a valutare se la scomparsa del 28enne possa far emergere il coinvolgimento di altre persone, eventualità a cui alludono alcuni amici sui social.

La vita del giovane

Quella del giovane è stata una vita segnata dalle difficoltà. Da piccolo era stato preso in carico dai servizi sociali e affidato a una famiglia diversa da quella che lo aveva messo al mondo. Da giovanissimo i primi problemi di droga, poi l’ingresso nella comunità di recupero di San Patrignano (nel Riminese), dove aveva terminato la scuola superiore che aveva cominciato in un istituto di Pisa e praticato anche sport, giocando a basket.

Pochi anni fa aveva perso i genitori, entrambi per gravi malattie. Proprio nel periodo che poi lo ha visto uscire dalla comunità e tornare “a casa”, per ricominciare da zero.

Un percorso che come succede spesso in questi casi si è rivelato in salita, nonostante il sostegno della famiglia della zia, di quella affidataria e anche della fidanzata, con cui fino a un mese fa aveva convissuto alla periferia della città.

Le parole della zia

«Aveva trovato qualche lavoretto ma un contratto vero non glielo facevano – racconta con amarezza la zia –. Il reinserimento in società era molto difficile e lui si sentiva emarginato e un po’ solo». In una condizione di fragilità che lo esponeva a ricadere nella solita trappola.

«Per me era come un figlio – sono le parole della familiare –. Era un ragazzo allegro e gioviale, speravamo che riuscisse a rifarsi una vita. Abbiamo fatto di tutto ma non è bastato». Oltre alla zia e alla famiglia affidataria, il 28enne lascia anche due cugini e la nonna. «È un durissimo colpo – conclude la zia aspettando novità sulle indagini e sulla riconsegna della salma – non si può morire così a 28 anni. Spero che sia un monito per i giovani».

Primo piano
Collegamenti

Fi-Pi-Li, il futuro sia diverso: cosa dice l’ultimo studio del Sant’Anna e la “ricetta” di Giani – Il progetto e i dettagli

di Francesco Paletti