Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Nicola Pietrangeli, il ricordo di Paolo Bertolucci: «Giocatore di forte personalità, diceva quello che pensava»

di Vezio Trifoni

	Pietrangeli, Bertolucci, Panatta e Barazzutti con la Coppa Davis del 1976
Pietrangeli, Bertolucci, Panatta e Barazzutti con la Coppa Davis del 1976

Parole di grande affetto: «Il ricordo di Nicola? Da ragazzino, quando nel televisore in bianco e nero guardavo i primi match di Coppa Davis...»

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Nicola Pietrangeli ci lascia e un altro grande tennista – Paolo Bertolucci, 74 anni, toscano di Forte dei Marmi – lo ricorda. Parole di grande affetto per il grande campione che è stato Nicola.

«Non è stato un campione solo del tennis ma dello sport italiano – spiega Bertolucci – i suoi trofei, le sue coppe sono la testimonianza di un campione conosciuto da tutti e che è stato un punto di riferimento per i giocatori e tutti quelli che hanno avuto l’occasione di vederlo e di confrontarsi».

Una giornata molto triste per lo sport italiano. Un suo ricordo?

«Il ricordo di Nicola è da ragazzino, quando nel televisore in bianco e nero guardavo i primi match di Coppa Davis che lui giocava a Milano contro la Svezia, la finale di Coppa Davis interzone. Poi dopo ho giocato contro di lui e ho perso, mi ricordo, a Bologna, nella semifinale dei campionati italiani. Lui era probabilmente l’ultimo anno in cui giocava e io ero agli inizi della mia carriera. Dopo ci siamo ritrovati sotto la stessa bandiera in Coppa Davis: lui era capitano in Cile, ma insomma, quella storia la conoscete. Poi ognuno ha fatto la sua vita e la sua strada».

Ha ricordi di Pietrangeli al Torneo di Viareggio?

«No, ero troppo piccolo però mi ricordo che giocavano Vanni Canepele, Beppe Merlo. E giocavano anche i giocatori meno forti. Era un altro tennis ma lui era davvero il più forte sia come classe che come intrattenitore. La Versilia in quegli anni era all’inizio della sua storia e la presenza di Nicola e di altri campioni ha dato lustro a tutta la zona».

Il tratto che caratterizzava Pietrangeli?

«Era un giocatore di forte personalità, che ha segnato pagine indelebili per il tennis italiano. Il record dei match in Coppa Davis non glielo potrà mai togliere nessuno, mai: quindi Pietrangeli rimarrà unico e irripetibile. È stato il primo capitano in Cile in Coppa Davis. Tutto il resto, i suoi titoli, i suoi successi li conoscete benissimo. Dopo Lea Pericoli, ci ha lasciato anche lui. Sapevamo che stava male, la notizia della sua morte non ci ha colto di sorpresa, però in un momento di autentica estasi per il tennis italiano questa è veramente una brutta notizia».

Fuori dal campo com’era Pietrangeli?

«Aveva personalità, un carattere forte. Era sicuramente molto amato e rispettato in giro per il mondo. L’ho visto uscendo con lui tante volte. Ripeto: aveva una forte personalità, per certi versi anche ingombrante, ma ognuno ha il suo carattere. Quando c’era la settimana della Davis andavamo tutti nella stessa direzione».

Con lui non solo tennis ma anche le sfide con la Lazio.

«Sì, abitavamo a Tor di Quinto e Nicola era legato a Maestrelli e poi giocava davvero bene a calcio, andavamo ad allenarci con loro ed era qualcosa di incredibile».

Pietrangeli spesso e volentieri ha fatto discutere con le sue dichiarazioni, anche provocatorie.

«Quello che pensava lo diceva, non si è mai tirato indietro. Non ha mai avuto problemi nell’esporsi, ci mancherebbe altro. A volte ha attirato qualche critica, ma lui tirava sempre dritto per la sua strada».

Era una persona schietta?

«Sicuramente. Difatti ci siamo anche scontrati, ne abbiamo parlato, non c’è niente di segreto. Tuttavia ciò non toglie nulla al fatto che lui abbia scritto pagine indelebili e sia stato un campione irripetibile. Il mio ricordo è dentro di me. Lui è stato davvero importante per tutti noi perché era un punto di riferimento da raggiungere. È stato quello che ha vinto gli Slam, in doppio era fortissimo e poi aveva una grande classe e un modo di giocare che ammaliava. Un personaggio unico, che ha inciso nella storia dello sport italiano e, soprattutto, in quella della Coppa Davis del 1976 in Cile. La sua personalità ha contato».

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