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Cristina Manetti e il nuovo assessorato alla Felicità: a cosa serve e cosa c’entra la Dichiarazione Usa

di Libero Red Dolce

	Cristina Manetti
Cristina Manetti

L’ex capo di Gabinetto di Giani. «Proveremo a dare un senso alle esperienze emotive di generazioni schiacciate dal progresso tecnologico e poco stimolate»

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FIRENZE. Si tende spesso a immaginare che i nodi vadano districati: un modo di dire come “trovare il bandolo della matassa” testimonia questa istintiva forma mentale. Le deleghe della neo assessora Cristina Manetti - Cultura, Pari Opportunità, Turismo culturale e Diritto alla Felicità - sono invece la testimonianza che l’intreccio è altrettanto importante del filo, che la complessità sta nel tenere insieme sistemi autonomi e però connessi. La prima parola che la 45enne ex capo di gabinetto di Eugenio Giani usa per fare capire cos’è questo nuovo assessorato alla Felicità è «sfida».

Già bollato a destra come un assessorato “fuffoso”, per Manetti è invece il fulcro da cui partire per i prossimi cinque anni. «La felicità è un atto politico ed è stato un illuminista toscano di Poggio a Caiano, Filippo Mazzei, a dare un contributo fondamentale nel fare inserire la frase sul “diritto al perseguimento della felicità” a Thomas Jefferson nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti». Sul come fare non si sbilancia ancora – «si tratta di un’innovazione e va sperimentata» – ma entra nel merito dell’intreccio delle sue materie: «È molto legato all’ambito della cultura, che è occasione di benessere e crescita. Sarà l’occasione per proporre riflessioni da aprire ai giovani, dare un senso alle esperienze emotive di generazioni schiacciate dal progresso tecnologico e poco stimolate a fare un percorso sulla crescita emotiva. Farsi promotori di questo percorso non toglie nulla a quello che sono le politiche “tradizionali”».

Manetti è la donna de “La Toscana delle donne” e ha riportato la delega della Cultura in un assessorato, dopo che era stata, con non poche critiche, tra le materie seguite dal presidente Giani. A fianco di questa nasce la delega ad hoc al Turismo culturale. «Significa semplicemente voler strutturare una strategia che tenga conto che il principale motivo per cui le persone viaggiano è culturale: visitare i posti per quello che ti offrono come patrimonio culturale e artistico. Proveremo a capire attraverso studi dell’Irpet come il turismo si muove intorno alla cultura. E su come noi possiamo utilizzarla per veicolare flussi. Ad esempio come decongestionare i flussi legati alle città d’arte». C’è poi l’assessorato ereditato da Alessandra Nardini, le Pari opportunità. «Qui ci son due binari paralleli: c’è un percorso culturale, un cambio di mentalità. Parliamo tanto di società patriarcale, c’è da fare uno scatto avanti. Con “La Toscana delle donne” abbiamo provato a lavorare su questo: sul ruolo delle donne e sul ruolo degli uomini in maniera diversa da quello che si è ereditato dal passato».

E c’è il piano pratico. «Politiche di welfare che vadano incontro a un’esigenza di pari opportunità. Asili e nido gratis, su cui il presidente si è molto speso. Liberare sempre di più le donne aggravate dal carico di cura». Promette che il primo impegno sarà quello di «girare molto», tra i musei, le associazioni culturali, «i luoghi di cultura generativa» con l’intento «di raccogliere impressioni e capire cosa va fatto». Alla ricerca della felicità istituzionale. 

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