Il Tirreno

Toscana

Beni comuni

Acqua, dal privato alla gestione (tutta) pubblica: in Toscana una nuova storia per l’elemento più prezioso – Cosa sta succedendo

di Libero Red Dolce
Elly Schlein a Campiglia quando annunciò la svolta della linea del Pd sul tema
Elly Schlein a Campiglia quando annunciò la svolta della linea del Pd sul tema

«Rimanga in mani pubbliche», così Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito Democratico nel 2024. Un tema che anche nell’ultimo anno è rimasto centrale

4 MINUTI DI LETTURA





FIRENZE. Serve un siciliano per parlare dell’acqua in Toscana. Salvo Montalbano, il commissario uscito dalla bella penna di Andrea Cammilleri, indeciso su un caso di omicidio, si ritrova a parlare con una donna toscana che, per vincere le sue perplessità, lo invita ad approfondire. “Oppure può fermarsi alla forma che hanno fatto prendere all’acqua”. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma! Piglia la forma che le viene data”. In Toscana la forma dell’acqua sta mutando. Il contenitore che era stato pensato dal Pd - una Multiutility da quotare in Borsa con dentro rifiuti, servizi idrici e gas - sembra sul punto di svuotarsi in favore di una gestione pubblica. Il travaso cominciò una sera di tarda estate a Campiglia Marittima.

Tema centrale

«L’acqua rimanga in mani pubbliche». A parlare non è una comune cittadina ma Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito Democratico. È il 29 agosto 2024, le elezioni regionali distano più di un anno. La riconferma dei dem alla guida della Regione non pare a rischio, ma la corrente che fa capo alla segretaria sta riorganizzando i rapporti di forza locali. E l’acqua è un tema centrale. Il blocco di potere che ha guidato la regione porta avanti un'idea fin dagli anni novanta: affidare la gestione di acqua e rifiuti a una grande società pubblica, ma finanziata tramite il mercato azionario, riducendo il potere diretto dei comuni. Le parole di Schlein sono più di un sasso nello stagno. Sono un cambiamento nel vento.

Le aveva anticipate Alessandra Nardini, fedelissima della segretaria, che sul tema si era esposta per prima. L’idea è di sganciare il servizio idrico da Plures, la Multiutility nata fra Firenze, Prato e Pistoia. «Serve una chiara indicazione di rotta da parte della politica, da cui far discendere le scelte delle amministrazioni che sono socie e proprietarie della nuova società», sostenne Nardini. Trovò in questa posizione l’appoggio del segretario regionale Emiliano Fossi e quello della collega assessora Monia Monni. Quello che ora sembra un percorso avviato, con un riallineamento generale verso il riacquisto delle quote private di Publiacqua (sono detenute da Acea, società privata romana) e (forse) dell’uscita dalla Multiutility, ha incontrato e incontra diverse resistenze.

Il presidente

Nell’anno intercorso dal discorso di Schlein il presidente Eugenio Giani, da poco rieletto, ha avuto modo di dirsi più volte favorevole all’acqua pubblica. All’indomani delle dichiarazioni della segretaria, il presidente toscano però ammoniva, come riportò il Tirreno, che acquistare da Acea le quote di Acque spa (era questa la proposta di Nardini, ndr) sarebbe costato ai comuni circa 110 milioni di euro e che spettava a loro valutarne la fattibilità. Già allora Giani riteneva possibile, senza ricorrere alla Borsa, creare un’azienda pubblica toscana capace di gestire diversi servizi e generare, grazie alle economie di scala, le risorse per riacquisire le quote . Insomma no alla Borsa, sì all’aggregazione.

La politica

Inamovibile fu invece Dario Nardella, a quel tempo da poco eletto al Parlamento Europeo e regista dell’operazione Multiutility. Secondo lui sarebbe servito un piano da 4,7 miliardi per «migliorare i servizi di gas, rifiuti e acqua, investire sulle reti, bloccare l’aumento delle bollette». Soldi che – questo il succo del ragionamento – avrebbero dovuto mettere i comuni. Che non li avevano. Un indirizzo da sempre forte nel partito e che vede al suo fianco altri due big.

L’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni e l’ex sindaca di Empoli Brenda Barnini, da poco eletti consiglieri regionali con notevole consenso di voti. La linea in questo momento è minoritaria ma non priva di rappresentanza e sostegno.

Di recente la sindaca Funaro si è detta favorevole all’acqua pubblica, ma senza aumenti delle bollette. La sua posizione sembra puntare a una ripubblicizzazione all’interno di Plures, trasformandola in una società in house. C’è ancora un pezzo di strada da fare perché la forma dell’acqua cambi. Rispetto alla proposta Funaro rimangono delle questioni: il riacquisto delle quote in mano al privato da parte dei comuni è una condizione necessaria ma non sufficiente perché si possa realizzare l’acqua pubblica. Ricomprando con l’assetto attuale, la proprietà di Publiacqua sarebbe della Multiutility e non dei comuni. Plures è una società che ha tutt’oggi nel suo statuto e nel suo piano industriale la quotazione in borsa. È evidente così che il privato potrebbe ritrovarsi dentro Plures , anche dopo il riacquisto.

Scenari

A Firenze, in virtù del passaggio di quote dai comuni alla Multiutility, l’assemblea territoriale aveva deliberato che venisse fatta la gara per la scelta del partner privato di Publiacqua entro il 2024. La gara è ancora lo snodo formale. Quindi si comprerebbero le azioni dell’attuale privato ma con l’attesa di una gara per scegliere un altro privato. Chi vorrà davvero andare nella direzione della pubblicità dell’acqua, oltre al riacquisto delle quote, dovrà imprimere un indirizzo politico che preveda lo stop alla gara (rinvio o allungamento). E poi affrontare l’ultimo tema: l’uscita o meno dalla Multiutility. A quel punto si scoprirà la forma dell’acqua.

Primo piano
Il caso

Pistoia, prima la scusa poi la folle aggressione per rubarle la collana. La donna: «Ho avuto paura di morire»

di Tiziana Gori