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Toscana

Il caso

Autoproduzione, la Filt Cgil pronta alle barricate

di Maurizio Campogiani

	(foto d'archivio)
(foto d'archivio)

Una sentenza di un Tribunale Amministrativo Regionale della Campania rimette in discussione il ruolo dei lavoratori portuali nelle operazioni di rizzaggio e derizzaggio a bordo delle navi traghetto

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Ci risiamo. Per l’ennesima volta nel corso degli ultimi anni e nonostante sulla questione si siano espresse praticamente tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, e lo stesso Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, torna prepotentemente d’attualità il problema dell’autoproduzione, ovvero la possibilità per gli armatori di utilizzare proprio personale per le operazioni di rizzaggio e derizzaggio a bordo dei traghetti. Un servizio da sempre svolto dai lavoratori portuali.

Una sentenza del Tar di Salerno, pubblicata nella giornata di ieri (martedì 14 ottobre), viene incontro al ricorso presentato dalla Cartour srl, che ha chiesto di poter svolgere autonomamente, con il proprio personale di bordo, le operazioni di rizzaggio e derizzaggio. Sulla questione si registra la durissima presa di posizione della Filt Cgil, che esprime tutta la propria preoccupazione per un provvedimento di carattere giudiziario che, di fatto, autorizza la pratica dell’autoproduzione.

“Pur comprendendo – scrive in una nota l’organizzazione sindacale - che sono in corso i necessari approfondimenti giuridici, sorprende e preoccupa un simile cambio di orientamento da parte del Tar, soprattutto alla luce delle numerose pronunce precedenti, sia dello stesso Tribunale Amministrativo di Salerno che di quello di Napoli, che hanno costantemente respinto la possibilità dell’autoproduzione portuale in assenza dei rigidi presupposti previsti dalla Legge 84/94”.

“Tali decisioni – aggiunge la Filt Cgil - appaiono ancor più incomprensibili alla luce dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 199/2023, cosiddetto Decreto Gariglio, che è intervenuto proprio per chiarire, normare e restringere il ricorso all’autoproduzione nei porti, solo in presenza di specifici requisiti, tra cui l’impossibilità di affidare le operazioni portuali ad imprese portuali o a fornitore di manodopera temporanea ex articolo 17 della Legge 84/94, peraltro in coerenza con le normative comunitarie e internazionali”.

La Filt Cgil si dichiara certa che l’Autorità di Sistema Portuale interessata procederà ad impugnare la sentenza del Tar di Salerno, “a difesa della legittimità dei propri atti, della trasparenza amministrativa, della corretta gestione del sistema portuale e del suo equilibrio complessivo, sempre più esposto a rischi di dumping sociale, concorrenza sleale e compressione dei diritti dei lavoratori”.

“Riteniamo, inoltre – incalza - che i risultati positivi ottenuti in altre controversie siano stati il frutto di un’importante azione sinergica tra gli uffici dell’Autorità di Sistema Portuale e la propria avvocatura interna, che ha dimostrato sul campo una profonda conoscenza della normativa di settore e delle dinamiche portuali. Una sinergia che va rafforzata e valorizzata a tutela dell’interesse pubblico”.

La Filt Cgil annuncia quindi di essere pronta a intervenire ad adiuvandum nell’eventuale giudizio di impugnazione, ponendosi al fianco dell’Autorità di Sistema Portuale per tutelare il principio di legalità, la sicurezza nei luoghi di lavoro e la dignità del lavoro portuale.

“È necessario ribadire con forza – conclude la nota - che qualsiasi attività portuale debba avvenire nel pieno rispetto della normativa vigente, a tutela non solo della concorrenza leale tra imprese, ma soprattutto della sicurezza e delle condizioni di lavoro del personale coinvolto. L’autoproduzione, infatti, alimenta una pericolosa spirale al ribasso delle tutele, degli standard retributivi e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi. Difendere il lavoro significa difendere il porto”.

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