Elezioni regionali, Giani (dantesco) replica a Calenda: «Non ti curar di chi va via ma guarda e passa»
Il candidato governatore replica alla definitiva rottura di Carlo Calenda
MASSA. «Presidente Giani, come commenta le pesanti affermazioni del senatore Carlo Calenda, leader di Azione, circa l’accordo tra Pd e Cinquestelle sul programma elettorale per la sua ricandidatura?». «Non commento», risponde Giani mentre si appresta a fare ingresso nell’auditorium stracolmo di persone dell’Ospedale del Cuore di Massa, dove si celebrano i primi dieci anni di BioCardioLab, laboratorio di eccellenza internazionale in cui la bioingegneria affianca la clinica cardiologica e insieme ottengono risultati a dir poco impensabili per la salute dei pazienti. Una frazione di secondo e Giani ci ripensa. «Quando i toni superano la normale dialettica si commentano da soli», sono le parole pacate con cui replica al leader di Azione, che nell’intervista rilasciata a Il Tirreno è andato giù duro, definendo l’accordo dem-pentastellati una «ignobile vergogna» e «tutte cazzate» il suo contenuto. E sono solo alcuni dei coloriti affondi di Calenda.
Giani non si lascia scalfire, incassa e lascia, comunque, porte aperte. Come afferma poche ore più tardi a Livorno, dove si reca, direttamente da Massa, per partecipare alla presentazione della Festa de l’Unità nazionale su infrastrutture e trasporti: «Costruiamo la lista civica e riformista che in qualche modo sarà con una prospettazione di programmi rilevante. Se lui (Calenda, ndr) ci vuole stare, bene, se non ci vuole stare, pazienza. Ma le porte sono sempre aperte». E quanto a «coloro che vanno via – dichiarerà poche ore più tardi in conferenza stampa a Firenze – come diceva Dante, non ti curar di loro ma guarda e passa».
Sulla lista civica e riformista “Eugenio Giani Presidente”, il governatore uscente e ricandidato da un innovatore campo largo toscano, pensa di puntare. «Una bella lista», come la definisce con proprie parole: un contenitore in cui potranno confluire società civile, professionisti, energie collaudate della pubblica amministrazione, esponenti politici di area riformista. Come i liberaldemocratici guidati da Andrea Marcucci, già capogruppo dei senatori dem e poi fondatore di Libdem; come le forze vicine a Matteo Renzi («penso a Stefania Saccardi, a Francesco Casini», dice Giani a Firenze), come Psi, Repubblicani e +Europa. Le liste a sostegno di Giani che inizialmente sembravano essere due (una delle quali promossa da “Avanti per la Toscana”) hanno fatto sintesi in una sola: vi sono rappresentati tutti i riformisti fatta eccezione per la compagine di Calenda.
Anche sulla posizione di Marco Remaschi, già consigliere e assessore regionale Pd, poi segretario regionale di Azione (oltre che sindaco di Coreglia Antelminelli), Giani preferisce non esprimere commenti. Il colpo di scena arriva in serata. «Dalle 19,40 di questa sera (ieri, ndr) mi sono dimesso da segretario regionale di Azione Toscana», l’annuncio che Remaschi affida alle agenzie. Fine dell’idillio con Calenda dopo che il direttivo regionale di Azione ha confermato la sua posizione sull’accordo tra Giani e i Cinquestelle ritenendolo «del tutto inaccettabile». Del resto, seppur mantenendosi sulla linea di Calenda su alcuni punti (aeroporto di Firenze, reddito di cittadinanza), Remaschi si era subito smarcato dal suo leader nazionale. Del resto, era stato fra quelli che avevano guardato con favore, fin dall’inizio, alla ricandidatura di Giani, tanto da essere stato tra gli artefici di “Avanti per la Toscana”. E Remaschi non è un personaggio dal peso specifico indifferente: catalizzatore di voti e conosciutissimo specialmente nella sua terra. In un eventuale Giani bis potrebbe anche avere qualche chance per un ritorno sulla scena regionale.
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