Un uomo muore, tanti festeggiano: il giorno in cui la pietà non si è fermata all’alt
Commenti carichi di odio dopo la morte del 48enne che ha perso la vita nello schianto in moto contro un palo mentre era inseguito dai carabinieri
MASSA. Un primo soffio putrido. Una bava di vento. “Una risorsa sicuramente”. La notizia è appena arrivata, ha il sapore tragico delle scelte sbagliate senza ritorno. “Uomo di 48 anni non si ferma all’alt dei carabinieri, viene inseguito e muore dopo lo schianto”. E i commenti sulle “risorse” – che nel gergo pigro razzista da social sono gli stranieri criminali protetti da una fantomatica sinistra inclusiva – fioccano. I cronisti non hanno ancora dati, ma la brezza già si alza. Arrivano i più sfacciati, laureati al ‘Manuale per perdere la sensibilità’: “Uno in meno”. La frase rimbalza in serie, come se parlasse un bot. Non è così: sono volti comuni, padri, madri, single, vicini, colleghi. Festeggiano.
E si moltiplicano: “Uno in meno”. Ogni cinque minuti la moderazione sui social si attiva per rimuoverli eppure continuano ad arrivare. Uguali. In serie. L’alveare segue uno schema, indifferente. Nel frattempo, la cronaca avanza e si scopre che la vittima è un 48enne, gli si dà un volto, un nome. Ha una storia comune, e d’altro canto sua. Irripetibile. Eppure, in molti continuano a commentare alludendo a stranieri, risorse, delinquenti d’importazione. “In certi casi dite la nazionalità subito, in certi altri no”. L’ipotesi di complotto come riflesso. Contro l’evidenza.
Entrano in scena “quelli del palo”: battute sull’asta, sull’angolo d’impatto, persino sul suo orientamento. La moderazione del giornale invita al rispetto, ma ormai il barometro segna burrasca: l’aria è mefitica, ogni respiro sa di scherno. Sui social la moderazione del giornale fa presente che “commenti di derisione o di scherno saranno rimossi”, invitando al rispetto della vita umana e della tragedia. Il fatto che quest’uomo abbia tenuto un comportamento indubbiamente pericoloso, per sé e per gli altri, ha fatto scattare qualcosa di profondo e distorto in chi legge.
La notizia e il fatto fanno da sfondo alla propria visione del mondo. Bisogna schierarsi. A prescindere dai fatti. “Nessuna pietà”, “selezione naturale”, scrivono altri agenti di questa indifferenza collettiva. Che pare a proprio agio nel banchettare sul sangue appena versato di un uomo che ha infranto la legge, certo, e ha pagato con la vita. Il dolore di una famiglia, la figlia piccola orfana da poche ore, gli amici, i colleghi scompaiono dallo sguardo anestetizzato di queste sentinelle anestetizzate. “Non si è voluto fermare... alla fine si è fermato”. E faccina che ride. Pietà l’è morta.
Siamo in pieno fortunale: il rumore è assordante, si viene colpiti da ogni parte e scorrere i commenti cancellati è una pratica che rattrista. Qualcuno ha postato un’immagine di un rotolo di carta igienica, con scritto: “Una bella notizia, me l’appunto qui”. Pare di essere sul punto di soffocare, quando qualcuno scrive “Che commenti osceni. È morta una persona” e aggiunge due cuori. Solo questo. Ci aggrappiamo a questo alito fresco, capace di fermarsi sulla soglia del dolore degli altri. Sperando che l’aria cambi.