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Estate in Toscana, gli errori dei balneari che allontanano i clienti: «Basta spremere il turista»

di Francesca Ferri

	La spiaggia libera di Capobiano all'Elba e Nicola Bellini
La spiaggia libera di Capobiano all'Elba e Nicola Bellini

Nicola Bellini spiega perché il calo dei turisti non è solo questione di costi e invita gli imprenditori a innovare per salvare il settore

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«Che la classe media sia in difficoltà è evidente, non solo per le vacanze, ma per tutto. Il problema è che le vacanze sono diventate un acquisto obbligatorio. Ai miei tempi, quando i miei genitori comprarono casa e fecero il mutuo, ridussero le vacanze. Oggi si riduce altro». Nicola Bellini è professore di Economia e Gestione delle Imprese del turismo alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Professore, oggi si riduce altro, rispetto alle vacanze. Eppure il calo di presenze sulle spiagge toscane, e in altre località, è evidente.

«C’è sicuramente una maggiore attenzione al prezzo, ma sono cambiate soprattutto le modalità con cui si va in vacanza; le vacanze oggi sono più brevi. Sono tutte scelte che riducono i costi».

Dunque è un problema di costi?

«Dietro al rallentamento del turismo non c’è solo l’aumento dei prezzi; leggo molti giornali, ma, per favore, non si venga a fare gli economisti al posto degli economisti. Non è solo una questione di prezzi».

E di cos’altro?

«Partiamo da un concetto: non esistono “i turisti”, ma esistono tanti tipi di turista, con capacità economiche e gusti diversi. Bisogna smettere di pensare ai turisti come a una massa informe, sporca e maleducata e bisogna ritornare a fare quello che nei manuali di marketing si chiama “targeting”, cioè offrire servizi diversi per ciascuna delle diverse esigenze e capacità di spesa che ogni turista ha. Occorre, insomma, una visione più sofisticata del mercato turistico».

Qualche esempio?

«Ad esempio, basta con espressioni come “turisti mordi e fuggi”. Io lo chiamo “mercato degli escursionisti”. Sono un tipo di turismo che cerca un tipo di servizi».

I prezzi sono comunque molto alti. Basta entrare in un ristorante o affittare un ombrellone e due lettini in un bagno per averne la prova.

«Sui prezzi credo sia fondamentale, per l’imprenditore, recuperare un rapporto sano, sincero, trasparente tra ciò che vende e il prezzo che chiede, e vale anche per i bagni o per i paninari. Io, cliente, devo poter sapere cosa pago e per che cosa. Quindi occorre tornare a prezzi non speculativi, a prezzi onesti, che invitino anche il consumatore che ha poca capacità di spesa».

Il presidente dei commercianti di piazza San Marco a Venezia, Setrak Tokatzian, nei giorni scorsi ha lamentato che «Siamo invasi da turisti poveri», prendendosela soprattutto con gli stranieri «che non comprano neanche una bottiglietta d’acqua» o che si dividono un piatto di pasta. È vero che gli stranieri non spendono?

«Magari spendono in qualcos’altro, ad esempio non sono ossessionati dall’avere la spiaggia a due passi, da raggiungere in ciabatte, ma magari stanno in un borgo dell’entroterra, che è pure più fresco, e sono più orientati a cambiare spiaggia ogni giorno. E dunque non affittano l’ombrellone per due settimane di fila nello stesso posto. Torno al discorso iniziale: ci sono nuove modalità di fare le vacanze, cambiamenti nei costumi. A me c’è una cosa che colpisce».

Quale?

«Mi colpisce quando leggo: “Non si va più a fare quella roba lì”, “Non si va più a comprare libri in libreria”, “Non si va più dall’ortolano”. Mi colpisce perché i consumi cambiano, le modalità cambiano».

Per molti il servizio offerto da uno stabilimento è irrinunciabile.

«Oggi si cercano comodità che magari in passato non erano considerate tali».

Eppure c’è anche chi, al di là della questione costi, preferisce comunque la spiaggia libera.

«Io continuo a essere consumatore di spiagge libere, e non ci vedo dei poveretti, che la scelgono perché è gratis. Ci vedo consumatori che si prendono la libertà di scegliere spiagge diverse ogni giorno. Insisto: chi lavora nel settore turistico deve riuscire a capire quali sono i propri clienti».

E secondo lei sono pronti?

«Secondo me c’è una grande spaccatura tra chi ci sta ragionando, e lo sta facendo, anche in termini di innovazione tecnologica, sostenibilità, nuovo rapporto con il cliente, e chi, invece, rimpiange, e piange, perché non simo più negli anni Cinquanta quando “vestivamo alla marinara”. Quando parlo con gli imprenditori, ne vedo di bravissimi e ne vedo altri che sono come il gestore di piazza San Marco che sono lì a lamentarsi, perché hanno ancora la logica della vendita, dello spremere il turista. Ma questa logica non funziona più nemmeno per l’extralusso, figuriamoci per il ceto medio».  

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