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Digiuno per Gaza, oltre 700 medici e infermieri toscani contro il genocidio: l'idea lanciata nelle chat e le adesioni, come funziona
Grande ondata di consenso per l'iniziativa diventata virale sui social in poche ore: «Non cambierà la Storia ma è un segnale»
C’è un calendario. E lì sopra ognuno può indicare il giorno scelto per il “digiuno contro il genocidio di Gaza”. «Lo avevamo fatto di una settimana, ma abbiamo dovuto subito allungarlo: già adesso, praticamente l’agenda è tutta occupata almeno per i prossimi quindici giorni», spiegano Daniela Gianelli e Francesco Niccolai, lei è responsabile ufficio stampa, lui della formazione, entrambi lavorano all’Ausl Toscana Nord Ovest. Tutti e due travolti da un’ondata di adesioni.
Altroché se ha attecchito quell’idea, nata un po’per caso e tanto «per alleviare almeno un po’quel senso di impotenza che si prova ad assistere a un genocidio in mondovisione senza che governi e istituzioni internazionali muovano un dito» spiegano. Perché il tam tam nelle chat di whatsapp è diventato quasi virale in una manciata di ore: nel tardo pomeriggio di ieri erano già in settecento e il numero è continuato a crescere fino a sera. Tutti operatori del servizio sanitario toscano.
L’adesione è semplice: basta scegliere un giorno per il digiuno, timbrare l’uscita per la pausa pranzo («perché è un’azione che impegna a livello personale e che non si svolge in orario di lavoro» spiega gli organizzatori) , recarsi all’ingresso della propria sede di servizio, scattarsi una foto con un cartello che riporta la scritta “Digiuno contro il genocidio di Gaza” e condividerla sui social con la l’hashtag #digiunogaza. Facile insomma. E soprattutto una risposta a una doppia esigenza: «Fare qualcosa, anche di simbolico, – dicono -, ma anche, esprimere il nostro più totale dissenso di fronte alla carneficina in corso mettendoci la faccia per far vedere che, nonostante i nostri governi, la stragrande maggioranza è contro quell’orrore».
In una manciata di ore hanno aderito da tutta la Toscana. Quasi non aspettassero altro. Perché sì, il tam tam è partito da Pisa, e dell’Ausl Toscana Nord Ovest, ma è già arrivato praticamente ovunque. Basta scorrere le foto pubblicate ieri per rendersene conto: ci sono operatori sanitari dell’ospedale di Pontedera e del consultorio di Volterra, ma anche del distretto di zona delle Apuane, dell’Azienda ospedaliera pisana, della medicina nucleare di Massa, del Centro screening di via Venuti a Livorno. E ancora l’ospedale San Luca di Lucca, il Meyer e Careggi a Firenze, la Fondazione Monasterio di Pisa e l’Azienda ospedaliera di Siena.
Attenzione, è un elenco meramente esemplificativo: gli operatori che hanno aderito e digiunato ieri lavorano anche in tante altre strutture sanitarie della regione. E lo stesso sarà nei prossimi giorni. Ci sono medici e infermieri, ma anche impiegati, amministrativi, tecnologi. Pure diversi “big” delle medicina toscana. Di quelli che, scorrendo l’elenco delle adesioni, viene inevitabilmente da soffermarvisi un attimo con il dito. Qualche nome? Stefano Masoni e Filomena Marrelli, rispettivamente, direttore e direttrice di ginecologia all’ospedale di Cecina e di pneumologia a quello di Livorno e Monica Guglielmi, direttrice della zona distretto di Massa Carrara, Ma anche Spartaco Sani, Graziano Di Cianni, Andrea Carobbi e suor Costanza Galli, tutti direttori di dipartimento dell’Ausl Toscana Nord Ovest. Rispettivamente, di malattie infettive, del dipartimento medico e di quello chirurgico e delle cure palliative.
Lo sanno anche loro che «questo digiuno non sposterà di un millimetro la situazione nella striscia di Gaza» dice senza illusioni il dottor Carobbi, che Gaza e la Palestina le conosce benissimo per esserci stato svariate volte fra il 2010 e 2019 come medico volontario della sezione italiana Palestine children relief fund, di cui è anche vicepresidente. «Ma c’è davvero bisogno di un sussulto d’umanità – dice -: non si può restare indifferenti davanti allo sterminio di donne e bambini perché chi è indifferente è complice. Il silenzio che avvolge quella tragedia cui assistiamo in mondovisione è allucinante».
Per questo gli operatori del sistema sanitario toscano hanno iniziato il loro digiuno simbolico. Soltanto ieri lo hanno fatto in trecento. Basta scorrere i messaggi lasciati nelle chat per rendersene conto: «Davvero oggi si sente un po’ meno il senso di solitudine ed impotenza davanti a tutta quella sofferenza» scrive un medico. «Sono emozionata e oggi mi sento meno sola», scrive un’altra. E c’è pure chi si appella agli altri “digiunanti”: «Non ho più né facebook, né instagram: qualcuno può pubblicare la mia foto con gli hastag?». Sì, c’è anche un insopprimibile bisogno di metterci la faccia. E affermare il proprio “no”.