Chiuso per matrimonio, il borgo in Maremma a misura di cuore: le regole, i consigli dell’esperta e quanto costa
A Caldana tutta la comunità partecipa alla cerimonia del sì. Un’idea del Comune per rilanciare il paese, a prezzi popolari. Ci dice tutto la wedding planner Ilaria Krismer
GAVORRANO. «Visto? Si sono sposati». Chi? «I citti, guarda che belli». Con un cenno del capo indica di sotto, quella via Montanara che si snoda nel centro storico di Caldana, frazione di Gavorrano, in Maremma. Loro abitano lì e di frequente, quando aprono le imposte delle loro antiche case in pietra, si soffermano a chiacchierare, a scambiarsi le novità in paese. Stavolta dal loro affaccio privilegiato ci sono fiori bianchi, sedie decorate e tanti invitati vestiti a festa.
Si sposano Erik e Simone, due compaesani che però loro non conoscono. Poco importa: quando si sceglie di fare un matrimonio nel borgo è l’intero paese a essere coinvolto, con tutti i suoi abitanti. Così i residenti si fermano ai lati della strada, s’appoggiano ai muri della via, ascoltano la cerimonia con gioia anche se non sanno chi sono gli sposi. Finita la celebrazione, scendono giù, fanno le loro felicitazioni. E vengono invitati anche all’aperitivo, sempre in paese, stavolta nella piazza Signori.
«Questa tipologia di matrimoni è così, decidi di sposarti davvero dentro una comunità che viene coinvolta durante la cerimonia anche se vieni da lontano», spiega Ilaria Krismer, wedding planner di riferimento per i matrimoni in Maremma. È lei ad aver organizzato la festa lo scorso 21 giugno per Erik e Simone, il primo vero matrimonio nel borgo di Caldana. Altro che strade blindate, proteste e abitanti esasperati come per le nozze miliardarie del patron di Amazon Jeff Bezos con Lauren Sanchez. Inutile mentire: a molti, nel sentire di un borgo “preso in prestito” per le nozze, saranno venute in mente queste scene. Tra i canali di Venezia gli sposi, attorniati da vip patinati, li potevi vedere solo da lontano, guai ad attraversare a piedi alcune strade.
Niente di simile a Caldana: è tutto il contrario, anche se al momento della cerimonia il Comune emette delle ordinanze che impediscono di transitare con la macchina o di parcheggiare l’auto nelle aree interessate, dalla piazza della Chiesa a quella Signori fino alla via principale. In pratica il centro storico, abitato da una ventina di famiglie, “si chiude” per qualche ora per dare spazio a una festa vissuta insieme. «Il borgo – ci tiene a sottolineare Krismer – non viene affittato, viene condiviso». E, se ve lo state chiedendo, «la maggior parte degli abitanti – spiega la wedding planner – vive bene questo aspetto, con gioia. Una piccolissima parte, veramente minima, è meno entusiasta di non poter parcheggiare la macchina sotto casa. Qui però è importante svolgere un lavoro preliminare: prima dell’evento ho parlato con i residenti, ho spiegato loro come funzionava e che sarebbero stati anche loro parte di un momento decisivo nella vita di una persona. Sono andata sull’emozionale – dice con un sorriso – e alla fine si sono convinti. Anzi, hanno anche detto quanto fosse bello. L’importante è farli sentire partecipi».
Tanto più che la cerimonia ha davvero coinvolto l’intero paese: «I residenti hanno partecipato affacciandosi alle finestre, scendendo in strada, seguendo con emozione ogni momento». È possibile sposarsi in un borgo, una novità nel panorama dei matrimoni, perché il Comune - con delibere - ha istituto le Case comunali (dove si tiene la cerimonia con rito civile) anche nei centri storici, con l’obiettivo di dare risalto ai piccoli centri spesso dimenticata. Basta fare richiesta al Comune per la celebrazione del rito in centro storico e, di conseguenza, il divieto di transito e di parcheggio. Questo, attenzione, vale solo per le auto. «Ovvio che i cittadini passano, è proprio questo il bello», sottolinea Krismer. Tutti possono scegliere come “location” il borgo: dall’Italia, dall’estero.
«Ora – fa sapere la wedding planner – è interessata una coppia di austriaci. Vedremo. Spero che questi siano solo i primi di una lunga serie di matrimoni nei borghi. In un momento in cui i piccoli borghi cercano nuove strade per rigenerarsi e farsi conoscere, il wedding si sta rivelando un’opportunità concreta per creare economia, accogliere turismo di qualità e raccontare la bellezza autentica di luoghi spesso dimenticati». E ora una rassicurazione economica: sposarsi nei borghi non costa di più. «L’importo – spiega Krismer – può andare dai 400 ai mille euro. Questa è la quota che va all’amministrazione comunale, poi c’è l’allestimento: solo per la cerimonia di solito si spende attorno ai 3mila euro».
E la modalità del matrimonio in borgo può essere fatta in tutte quelle realtà in cui il Comune ha “aperto” il centro storico come Case comunali. Scelte simili sono state fatte a Massa Marittima, Roccatederighi e in altre zone a Gavorrano. «Da noi – spiega la sindaca di Gavorrano Stefania Ulivieri – sono tre: Caldana, piazza del Popolo a Giuncarico e Ravi. Qui quest’estate ne abbiamo celebrati altri due. Poi metteremo a disposizione sul sito un book fotografico. Volevamo una diversa visione del turismo, fare vivere i borghi. E gli sposi gradiscono».
E infatti a metà giugno anche Ilaria e Alessandro si sono sposati a Caldana, preferendo però Il Cantinone”, una cantina sotterranea nel centro del paese, normalmente utilizzata per feste popolari o ritrovi tra amici.