Marmo, la tendenza: «Stanno scomparendo alcuni mercati del Far East»
L’analisi del presidente della delegazione di Massa-Carrara di Confindustria Toscana Centro e Costa: «È una cesura che colpisce la filiera al cuore»
MASSA-CARRARA. Non si è fatta male la provincia apuana nel corso del 2024: è riuscita finanche a strappare qualche incremento mignon. Ma non basta. Specie in un 2025 che non si è aperto sotto i migliori auspici: per il marmo, settore principe del sistema economico locale, nel quale molti nodi stanno venendo al pettine. Ma non solo. Occorre fiducia prima di tutto: ne è convinto Matteo Venturi, presidente della delegazione di Massa-Carrara di Confindustria Toscana Centro e Costa.
Dottor Venturi, qual è lo stato dell’economia della provincia di Massa-Carrara?
«Il 2024 si è chiuso con una crescita moderata: +0,4% di valore aggiunto. Non è un dato esaltante, ma nemmeno trascurabile. In un contesto nazionale incerto, il territorio ha mostrato resilienza. Il merito è della manifattura, trainata da due settori strategici: la nautica e il lapideo».
Il lapideo resta il cuore produttivo del territorio?
«Sì, ma attenzione: se il 2024 ci ha dato qualche soddisfazione, è il 2025 a preoccuparci. I segnali che stiamo raccogliendo in queste prime fasi dell’anno sono preoccupanti. Alcuni mercati del Far East, strategici per il nostro export, stanno letteralmente scomparendo. Non è un rallentamento fisiologico: è una vera e propria cesura. E questo rischia di colpire al cuore la filiera».
La Camera di Commercio della Toscana nord-ovest ha presentato il Rapporto Economia 2024: è una “pagella” da zero-virgola, come si diceva poc’anzi, per il valore aggiunto della produzione industriale. La riflessione sui dati del 2024 non basta.
«Esatto. Le statistiche sono importanti, ma non devono farci abbassare la guardia. Il presente ci racconta una realtà diversa: incerta, fragile. E il futuro dipenderà dalla nostra capacità di reagire subito, di innovare, di diversificare. Il marmo non può restare aggrappato a due mercati o a due tipologie di lavorazione. Servono nuove applicazioni, nuovi paesi, nuove strategie».
Strategie futuribili di sviluppo arrivano dal porto di Marina di Carrara: il nuovo Piano regolatore, che deve sostituire quello datato 1981, è ancora in attesa del nulla osta del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Che ruolo potrà giocare la portualità?
«Un ruolo enorme, ma ancora inespresso. Il porto di Marina di Carrara ha raddoppiato i passeggeri crocieristici, e va bene. Ma il porto deve tornare ad avere una funzione industriale. Oggi è troppo scollegato dalla logistica del marmo e delle costruzioni. Serve un disegno più ampio, che metta in relazione porto, zona industriale, cave, viabilità e ferrovia. Infrastruttura non è solo cemento: è sistema».
Parliamo di un altro settore che in passato ha dato “soddisfazioni” alla provincia apuana pur non essendo mai stato considerato in loco – forse a torto – una “colonna portante”: le costruzioni.
«Nel 2024 il comparto ha beneficiato degli ultimi effetti del Pnrr e dei bonus. Ma oggi sta rallentando: meno 6,1% di occupati, meno 58% le gare pubbliche, sono i dati apuani. È un calo evidente, che rischia di diventare strutturale. Eppure le costruzioni sono fondamentali per la rigenerazione urbana, l’efficientamento energetico, la sicurezza degli edifici pubblici. È uno dei settori su cui bisognerebbe puntare con più coraggio».
E che potrebbe garantire anche occupazione. Che cosa sta accadendo nel mondo apuano del lavoro?
«Il tasso di disoccupazione è stabile, attorno al 6,2%, e questo è positivo. Ma c’è un problema grave: le imprese non trovano personale qualificato. Oltre il 50% segnala difficoltà di reperimento. Questo mismatch deve essere risolto con formazione tecnica vera, Its, orientamento nelle scuole. È tempo di smettere di parlare di “giovani che non vogliono lavorare” e cominciare a costruire percorsi seri per connettere offerta e domanda».
Di recente lei ha bacchettato le banche, o meglio, il ruolo svolto dagli istituti bancari, esprimendo una posizione netta. Perché lo ha fatto?
«Perché stiamo vivendo una fase critica. E il sistema bancario continua ad applicare modelli quantitativi valutativi (Basilea e successivi) troppo astratti e rigidi, troppo autoreferenziali. Finanzia chi ha già risorse abbondanti, mentre non sostiene chi ha bisogno di liquidità per innovare, crescere, assumere».
Un vecchio problema.
«Sì, ma sempre attuale. Se invertissimo i ruoli e analizzassimo noi i bilanci delle banche, ci chiederemmo come facciano a “marginare” così tanto in assenza di rischio vero. Allora la domanda è semplice: se il sistema bancario ha una funzione sociale, deve agire con equità. Se non ce l’ha, deve essere esposto al rischio come ogni altra impresa. Non possiamo più tollerare che l’impresa venga trattata come una realtà da cui difendersi, e non da sostenere».
Come immagina una ripresa strutturale per Massa-Carrara?
«Con una visione industriale integrata. Dobbiamo far dialogare imprese, infrastrutture, scuola, logistica e credito. Servono filiere più moderne, sostenibili e internazionali. Ma serve anche qualcosa che non si misura nei dati: la fiducia. Dobbiamo credere che qui si può ancora costruire lavoro, valore e futuro».
A proposito di futuro: Federica Guadagni è stata eletta presidente della Sezione lapideo. Che presidenza sarà la sua? Cosa si aspetta?
«È una figura preparata, presente, competente, la donna giusta, l’imprenditore giusto al posto giusto, al momento giusto. Ha partecipato a ogni fase della vita associativa del lapideo. Conosce a fondo ogni aspetto dell’attività estrattiva. E ha fatto un intervento di insediamento molto chiaro: unità e collaborazione. Il comparto ha bisogno di questo. C’era oltre il 70% dei voti in assemblea, un segnale importante. A lei va il mio augurio sincero di buon vento».