Referendum, Toscana al top per affluenza ma la sinistra da sola non basta: come e quanto incide il voto in vista delle Regionali
Nella regione sono andati a votare il 39,10% degli aventi diritto, oltre il 9% in più rispetto alla media nazionale. Dal risultato alle urne l’input per fare il “campo larghissimo”. Dal centrodestra la controesultanza: «Non arrivano nemmeno al 40%»
La Toscana è stata la regione con la più alta percentuale di votanti, il 39,10% degli aventi diritto, oltre il 9% in più rispetto alla media in Italia, ferma al 30,58%. In testa c’è la città di Firenze con il 46,93%, seguita da Pisa al 45,57%, Livorno al 40,76 e Siena al 40,68%. E in alcuni comuni il quorum si è pure raggiunto, come ha sottolineato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani sul suo profilo X, «orgoglioso» che tra questi ci sia la “sua” Sesto Fiorentino, che ha raggiunto il 53,4%. Gli altri comuni sono Radicondoli, 52,62%, Pontassieve, 50,94%, e Monterotondo Marittimo, 51,56% .
Finiscono qui le buone notizie per i sostenitori dei cinque quesiti referendari che domenica e ieri hanno chiesto ai cittadini di esprimersi su temi legati al lavoro e sul dimezzamento dei tempi per il rilascio della cittadinanza italiana agli stranieri.
Dal referendum alle Politiche
Ed è a questo dato – la migliore affluenza del Paese – che si aggrappano le prime dichiarazioni del Pd, del Movimento 5 Stelle e di Avs. Non solo a commento del referendum, ormai passato, ma anche in vista delle elezioni regionali e poliche a venire. Perché i numeri raccolti possono essere una bussola per tracciare la rotta del campo largo.
«Auspicavamo un risultato più consistente, ma i 15 milioni di cittadine e cittadini che si sono recati alle urne sono un risultato importante di fronte a un governo che ha fatto di tutto per boicottare l’adesione al referendum e che ha silenziato ogni forma di informazione, soprattutto nei canali pubblici», dichiara il segretario regionale Emiliano Fossi. «Questo dato riconosce il lavoro fatto sul territorio dal Pd Toscana con la Cgil e le altre forze politiche», aggiunge. Il risultato di cui parla Fossi è chiaro. Il referendum dell’8 e 9 giugno doveva essere il banco di prova del campo largo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Sulla Toscana forse la prova potrebbe essere superata, visto che è andato a votare circa il 40% degli elettori, l’80% dei quali (almeno per i quesiti sul lavoro) ha messo la crocetta sul sì. Il dato è di poco inferiore a quello della Toscana “rossa”, che alle ultime politiche del 2022 raccolse il 34,4% dei voti, più una quota pentastellata, circa la metà dei voti presi dal M5s tre anni fa, sempre in Toscana: l’11,14%.
«Meloni ha poco da esultare»
«Alle urne sono andati in oltre 14 milioni, più di quelli che hanno votato alle politiche le forze che sostengono il governo, servirebbe almeno un po’ di onestà intellettuale per riconoscerlo o quantomeno tacere», dichiara Alessandra Nardini, assessora regionale all’Istruzione, esponente Pd e tra le principali anime del referendum in Toscana. «Meloni ha infatti poco da esultare, oltre al fatto che gioire perché le persone non vanno a votare è indegno per chi fa politica e soprattutto per chi rappresenta le istituzioni». E non risparmia una stoccata al proprio partito: «È stata una scelta a mio avviso giustissima quella di essere al fianco dei promotori dei quesiti referendari. Lo voglio sottolineare anche rispetto alle ingenerose dichiarazioni di alcune e alcuni esponenti nazionali del nostro Partito che evidentemente rimpiangono una stagione ormai archiviata, di mancato ascolto e contrapposizione con le organizzazioni sindacali, e faticano ancora a riconoscere come tali gli errori commessi».
M5s e Sinistra Italiana
Ci crede anche il M5s toscano. «I 15 milioni di italiane e italiani che hanno scelto di recarsi alle urne rappresentano un segnale che dovrebbe far tremare i polsi a un governo ormai avviato verso il proprio tramonto. Oltre 12 milioni di Sì su quesiti che non strizzano l'occhio alle destre», dice Irene Galletti, coordinatrice regionale del M5s.
Un orizzonte ancora più ottimistico lo disegna Dario Danti, segretario regionale di Sinistra Italiana. «I voti raccolti dai quesiti referendari superano quelli raccolti dal centrodestra alle ultime elezioni politiche – dice – . I temi dei quesiti sono una necessaria base di partenza per costruire un programma di alternativa che unisca le forze di opposizione a partire da Pd, Avs, M5s, per ridare speranza all’Italia delusa».
Campo larghissimo
Il risultato però non basterebbe a livello nazionale, dove per battere il centrodestra il campo dovrebbe essere “larghissimo”, cioè coinvolgere anche partiti di centro. Centro, dove si fa sentire forte la dichiarazione di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. «I quesiti sul lavoro erano ideologici e rivolti al passato. Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato», dichiara, potendo togliersi più di un sassolino dalla scarpa visto che nel mirino c’era anche il suo Jobs Act.
Concetto specificato dalla vicepresidente della Regione Toscana ed esponente di Iv Stefania Saccadi: «Fare dei referendum sulle battaglie sul passato invece che guardare, oggi, ai bisogni delle aziende e dei lavoratori per il futuro è stato un errore. Lo dico da persona che è andata a votare».
Cgil: «Bisogno di più diritti»
Pur nel «rammarico» per il quorum mancato, cerca i segnali positivi la Cgil. «I temi che abbiamo posto, il lavoro, i diritti, l’accesso alla cittadinanza hanno trovato sostegno in uno schieramento sociale ampio, che ha saputo allargare l’attenzione e costruire nuove convergenze», dice ilsegretario regionale Rossano Rossi.
Pone l’accento sulla partecipazione democratica anche Bernardo Marasco, segretario generale Cgil Firenze. «Il dato di Firenze, prima provincia in Italia per affluenza (oltre 100.000 sì sul singolo quesito espressi solo nel comune di Firenze) , riflette la presenza di un tessuto socio-politico fatto di persone, reti, associazioni e realtà che hanno dimostrato di esserci e di saper vivacizzare la partecipazione democratica del nostro territorio. Un tessuto che sarà in grado di rispondere alle prossime sfide che sono ancora davanti a noi».
Il centrodestra esulta
Parole che non scalfiscono l’umore del centrodestra. Che, leggendo in modo diverso gli stessi numeri, non sa da che parte cominciare per cantar vittoria. «Anche in Toscana il campo larghissimo, ben più largo della coalizione che appoggia Giani, non arriva neppure al 40%, e resta bene al di sotto del quorum», dice il consigliere regionale, e numero due di Fratelli d’Italia in Toscana, Diego Petrucci. «E questo – prosegue – nonostante la discesa in gioco di un campo larghissimo con 5Stelle e sinistra in prima linea con Cgil e associazioni varie della galassia dell’ultra sinistra mobilitate per portare i cittadini al voto. I dati del referendum, su cui Giani & Co si sono spesi senza tregua, sono il miglior sondaggio del clima regionale: la Toscana è contendibile».
Anche la Lega gongola. «La sinistra aveva puntato sui referendum per dimostrare che il campo largo sarebbe stato vincente. Ebbene, affluenza decisamente sotto il quorum, anche nella sempre meno rossa Toscana», dice il segretario regionale Luca Baroncini.