Omicidi delle escort, la moglie dell’assassino: «Ho paura per i bimbi». I dubbi su cosa sapesse e l’isolamento
Isolata con i figli dopo l’arresto del marito, la donna non ha ancora compreso le accuse. La comunità romena teme nuove scomparse. La Procura continua le verifiche: «Il caso non è chiuso»
«Perderò i miei bambini?». «Ma cosa sta succedendo? Perché hanno portato via mio marito? Quanto dovrò restare in questo posto?». La moglie di Vasile Frumuzache si trova con i figli in una dimora protetta in provincia di Pistoia dal giorno dell’arresto del marito. Sono stati isolati da tutto e tutti e la signora non può accedere né vedere le notizie, al momento è in attesa di essere a sua volta ascoltata dagli inquirenti.
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Paura, confusione e isolamento
È frastornata, impaurita e preoccupatissima per i figli piccoli, che a loro volta sono spaesati e raffreddati, dal momento che quando il padre è stato catturato si trovavano all’esterno dell’abitazione e si sarebbero bagnati per un temporale estivo. La signora Frumuzache è stata condotta lontano dalla casa coniugale e secondo quanto si apprende da fonti a lei vicine non avrebbe avuto modo né di salutare Vasile né di capire le motivazioni reali del blitz.
I dubbi sull’auto della prima vittima
Tantissimi, troppi gli interrogativi che riguardano questa coppia. Possibile che la signora non si sia mai accorta di nulla, soprattutto della macchina sottratta ad Annamaria, la prima giovane che Vasile avrebbe accoltellato, ammazzato e abbandonato nel canneto attiguo al casolare dell’impiccato a luglio scorso dopo aver consumato un rapporto sessuale?
Vasile durante la perquisizione avrebbe cercato di giustificarsi dicendo di aver trovato il veicolo, che era stato ridipinto e a cui era stata cambiata la targa. Auto di importante cilindrata che era custodita dentro un magazzino.
Il rogo e il corpo di Denisa
Così come sembra strano che Vasile indisturbato e senza timore di essere notato abbia potuto bruciare i resti della povera Denisa, la giovane scomparsa da un resort di Prato tra il 15 e il 16 maggio scorso, decapitata, nascosta in almeno due valigie e abbandonata in un canneto come era accaduto all’altra connazionale.
La valigia mancante e il timore di altre vittime
Mentre gli investigatori continuano a cercare la terza valigia che conteneva gli abiti di Denisa, soprattutto i membri della nutrita comunità rumena della Valdinievole stanno cercando di capire se e quante potrebbero essere le ragazze che mancano all’appello. Se le vittime del serial killer sono realmente, come lui ha confessato, soltanto due. Perché il possibile utilizzo della stessa arma del delitto, probabilmente un coltello ritrovato a casa di Vasile e il canneto del casolare di via Riaffrico usato come cimitero per sotterrare i resti sembrerebbe far pensare a un rituale.
L’allarme della comunità romena
L’appello per le giovani donne che da troppo tempo non frequentano più la comunità non sarà una pratica né veloce né semplice dal momento che soprattutto durante e dopo la pandemia moltissime giovani, soprattutto impiegate nei lavori dei locali notturni, sono tornate in patria. E la maggior parte di loro non hanno più fatto avere notizie. «Ci sono appuntamenti fissi per la nostra comunità, soprattutto di feste comandate o di avvenimenti in cui siamo soliti ritrovarci – racconta un rappresentante del gruppo arrivato in Italia più di vent’anni fa -. Abbiamo chat, gruppi WhatsApp, ma anche circoli d’incontro. Cerchiamo di non lasciare al proprio destino i connazionali, che sanno che possono contare su di noi».
Un sostegno anche a chi è ai margini
Le giovani che scelgono la strada dei night club restano sempre in contatto con la comunità. «Anche se non condividiamo certe scelte – continua a spiegare l’uomo – comprendiamo e non giudichiamo. Cerchiamo piuttosto di supportare nei limiti del possibile e di essere vicini nella necessità. Negli anni siamo stati i primi a segnalare alle forze dell’ordine casi di violenza, sfruttamento o soprusi. Crediamo in un processo di integrazione fatto di lavoro onesto che con fatica può portare a condurre una vita più che dignitosa. Questa notizia ci ha sconvolto e al tempo stesso fatto preoccupare. Dobbiamo comprendere se mancano all’appello realmente altre giovani rumene. Confidiamo nel lavoro importante e professionale della magistratura che sta indagando. Nel frattempo anche noi stiamo cercando di capire».
Un’indagine ancora aperta
Anche gli inquirenti stanno controllando e scorrendo la lista delle persone scomparse soprattutto nelle zone dove lui ha abitato. Così come si stanno valutando anche altre ipotesi. Il caso, anche se c’è un reo confesso, è tutt’altro che chiuso.