Assalto ai portavalori, il giallo dello “sparaschiuma”: via all'indagine interna
Il dispositivo avrebbe bloccato il denaro a bordo: via all’indagine interna
Accertamenti interni, oltre a quelli della procura che hanno portato agli 11 arresti. Con la società proprietaria dei portavalori – la Battistolli, colosso con quasi cinquemila dipendenti in tutta Italia – che, vittima di quanto accaduto a San Vincenzo il 28 marzo scorso, sta cercando, come da prassi in questi casi, di fare luce sulle procedure adottate dalle guardie giurate durante l’agguato del commando armato.
Le regole interne
Negli atti che hanno portato all’arresto dei banditi sono spiegate le regole impartite dall’azienda in caso di rapina e ciò che, invece, è successo poco meno di due mesi fa sulla Variante Aurelia. «Sulle procedure da seguire secondo il protocollo in occasione di episodi simili – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – Gennaro Calabrese, responsabile delle filiali Battistolli di Cecina e Grosseto, ha riferito che le disposizioni sono di non aprire mai il mezzo, premere il pulsante antirapina (che determina l’attivazione della centrale unica di Roma per richiedere soccorso e fornire informazioni via radio alle centrali di prossimità), nonché di attivare un dispositivo chiamato “spumablock” (attivabile anche da remoto nel momento in cui viene attivato l’allarme rapina) che determina, a seguito di una reazione chimica, il formarsi di una densa schiuma che avvolge completamente i plichi contenenti i valori stessi, solidificandosi nel giro di alcuni minuti e rendendo inaccessibile il denaro. Quanto a quest’ultima procedura Calabrese ha spiegato che l’equipaggio del furgone, pur avendo premuto il pulsante antirapina, non aveva attivato manualmente lo “spumablock”, che non è riuscito a essere attivato neanche da remoto. Invece, per il furgone di scorta privo di valori, lo stesso dispositivo è stato attivato da remoto ed è entrato regolarmente in funzione».
Il giallo
Come mai non è stato attivato lo “spumablock” sul blindato contenente 4.683.785 euro (ne sono stati poi rubati 3.082.745, non ancora ritrovati) mentre in quello vuoto, il furgone di scorta, invece sì? Interrogativi a cui dovranno rispondere gli inquirenti. A bordo del mezzo in questione c’erano tre guardie (sull’altro due) e nel trasferimento verso Grosseto procedeva dietro quello di scorta ed è stato poi fatto esplodere con una carica, mentre il primo – che si è ritrovato fermo nella coda provocata dai furgoni, poi incendiati, rubati dai rapinatori – è stato colpito con 16 colpi di kalashnikov: 12 sul parabrezza, due sulla blindatura centrale e altrettanti al motore. Un inferno per chi era a bordo, che sotto la minaccia di morire – i banditi avrebbero potuto, con le armi da guerra, far esplodere entrambi i Fiat Ducato uccidendo tutti gli occupanti – non ha potuto far altro che scendere, farsi disarmare, consegnare i cellulari e incamminarsi coi fucili puntati verso la galleria del Castelluccio senza voltarsi. È possibile che in questo contesto, di inevitabile terrore, le guardie si siano dimenticate di attivare lo “spumablock”, che secondo quanto ricostruito funzionava regolarmente? Lo stabiliranno gli inquirenti.
Il percorso esatto
I carabinieri del nucleo investigativo di Livorno, comandati dal maggiore Guido Cioli, stanno inoltre cercando di comprendere come facesse il commando a conoscere esattamente tempi e percorsi dei blindati. Presumibile, data la fine del mese, ipotizzare che sulla tratta viaggiassero i soldi delle pensioni da pagare ad aprile diretti negli uffici postali della Maremma, con tappa intermedia la sede grossetana. Più difficile prevedere il giorno e l’ora esatti, che cambiano di mese in mese e rappresentano un’informazione sensibile. Quel giorno, peraltro, non è stato nemmeno l’unico trasporto ingente: all’andata, da Grosseto a San Pietro in Palazzi, su uno dei mezzi c’erano tre milioni scaricati dai bancomat e sull’altro poco meno di uno, tutti consegnati nel caveau cecinese. «Le guardie – ha riferito Calabrese agli inquirenti – non sanno mai con esattezza il valore del trasportato, ma è facile intuirne la consistenza dal numero di guardie impiegate». «Due mezzi – ha chiarito – di cui uno con tre guardie, con i valori a bordo, e il secondo con due, vuoto, è previsto per trasporti fra tre e otto milioni».
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