Il Tirreno

Toscana

L'intervista

Il manager del "Dream team" della musica benedice Lucio Corsi: «Ricorda Bowie. Il segreto? La tanta gavetta»

di Federico Lazzotti
Il manager del "Dream team" della musica benedice Lucio Corsi: «Ricorda Bowie. Il segreto? La tanta gavetta»

Mimmo D’Alessandro, patron del Summer Festival: «Guarderò l'Eurovision, ma vi spiego perché i talent show non mi piacciono. Il mio sogno? Portare i Led Zeppelin a Lucca...»

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Lucca Mimmo D’Alessandro è il manager dei sogni (realizzati). Capace, negli anni, di portare sul palco del Lucca Summer Festival il “Dream Team” della musica mondiale: dai Rolling Stones a Stevie Wonder, dagli Eagles a Ray Charles, passando per gli Oasis, Liza Minnelli, Bob Dylan, Eric Clapton, Elton John ed Ennio Morricone. Ma anche di credere nei nuovi talenti, come accaduto per i Maneskin nel 2019. Ecco perché da insaziabile talent scout non smette mai di immaginare nuove strade.

D’Alessandro, seguirà l’Eurovision?

«Ma certo, lo guardo sempre, ogni anno. Come faccio con tutto quello che è musica. Non tanto per scoprire talenti, quanto per aggiornarmi, per vedere in quale direzione stiamo andando».

Facciamo il gioco dei favoriti?

«Volentieri, ma a questo giro non li ho. Quando c’erano i Maneskin ero sicuro vincessero. Quest’anno non ho un preferito».

L’Italia schiera Lucio Corsi e Gabry Ponte, che rappresenta San Marino, quale sarà la sorpresa?

«La questione è semplice: io amo Lucio Corsi, lo adoro, non me ne voglia Gabry Ponte ma per me Corsi è un genio, spero sia lui la sorpresa».

Non a caso lo ha voluto a “La Prima Estate” a Lido di Camaiore dove si esibirà il 29 giugno.

«Esatto. Era titubante all’inizio, ma l’ho voluto e ho lottato perché accettasse. E di questo sono molto contento: sta andando benissimo. Lo seguo da tempo: mi piace come scrive, come si pone. È vero. Benintéso, io non sono la dogana, ma si vede che è un talento eccezionale. Mi auguro solo che non cambi».

Chi le ricorda?

«Lucio è Lucio. Ha una sua identità. Può avere delle similitudini con De Andrè o Renato Zero. Ma la prima volta che l’ho visto mi ha ricordato David Bowie».

Quando è successo?

«Qualche tempo fa, quando suonava nei club. Un mio amico mi disse: “Andiamo a vedere questo ragazzo, è bravo”. E aveva ragione. Mi è piaciuto subito».

Come cambia la vita di un cantante come Corsi che in tre mesi passa da concerti con poche centinaia di persone a migliaia?

«Per chi come Lucio ha fatto tanta gavetta non cambia molto. Il problema nasce per chi esce dai talent show e si trova catapultato da un giorno all’altro in un sistema complesso. Io sono vecchio, non amo quel mondo, preferisco chi come Corsi ha iniziato pulendo il palco con lo straccio dopo un concerto. Lui viene dal mondo che piace a me».

Il successo rischia di soffocarti e gestirlo non è facile...

«Il successo non arriva mai per caso, le meteore di passaggio sono un’altra cosa e non credo che sarà il caso di Corsi. Vede, la vera sfida nella musica, come in molti altri settori, non è avere successo, quello può capitare a chiunque, il problema è rimanere in alto. E per farlo serve una struttura, capace di assorbire le delusioni e gli insuccessi che in una carriera possono arrivare».

C’è anche l’aspetto economico che non è secondario...

«È vero. Ma per tutti, i primi tempi sono difficili e il successo cambia le cose. I primi anni del Summer sono stati difficili, cosa crede? Poi piano piano con il lavoro cresci, ma solo se fai le cose con dedizione».

A proposito di Summer: quest’anno per molti sarà l’anno dei record. Ci saranno Carlos Santana, Nick Cave, Jennifer Lopez. E ancora i Dream Theater, gli Scorpions, Alanis Morissette, Bryan Adams. Ma anche Ghali, Irama, Venditti e il ritorno di Riccardo Cocciante. Basta così o ci saranno altre sorprese?

«Si è scordato Robert Plant. Comunque nessuna sorpresa, anche perché non possiamo avere deroghe».

Soddisfatto?

«Sempre. Al Summer porto artisti che mi piacciono. Ma niente è facile, non è come una volta: paghi e porti a casa come al supermercato. Non siamo a Roma, Milano o Londra, ma in una città di 90mila abitanti dove spesso la gente si lamenta. Per avere determinati artisti servono progetti. Quindi è sempre faticoso organizzare un calendario di questo calibro. Però su una cosa si è sbagliato».

Quale?

«Che è l’anno dei record. Il 2024, per me è stato irripetibile, anche se poi magari lo supereremo».

Ultima cosa, è vero che per convincere i Rolling Stones a venire a Lucca li ha seguiti in aereo?

«Verissimo. Li ho seguiti a Cuba e in Argentina. Ma con tanti ho fatto così. Mica è stato facile far diventare Lucca un brand internazionale. Quando sono fuori dall’Italia lo percepisco di più. Noi che lo abbiamo non ce ne rendiamo conto, qui è normale, quasi una rottura. Ma dietro ci sono sacrifici, impegno».

Ha ancora un sogno?

«Avevo detto che se avessi portato Steve Wonder a Lucca avrei smesso, invece sono ancora qua. Un sogno ce lo avrei, portare i Led Zeppelin, ma non esistono più. Però quest’estate ci sarà Robert Plant, è già molto». l
 

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