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La nuova vita di Maya a Cecina: «Così abbiamo strappato la pappagallina al mercato nero»

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La serenità ritrovata al parco zoologico Gallorose: «Le prime analisi che le sono state fatte al suo arrivo erano completamente sballate...»

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CECINA. Quando nel 2021 Maya è arrivata al Gallorose, parco zoologico di Cecina, sembrava un piccione più che un pappagallo cenerino: minuta e completamente spelacchiata. «Le prime analisi che le sono state fatte al suo arrivo erano completamente sballate, il fegato era in pessime condizioni», racconta Margherita Ceppatelli che insieme alla famiglia gestisce il parco che accoglie pappagalli di varie specie “in affido” dopo che sono stati sequestrati o abbandonati. «Non conosciamo nei dettagli la storia di Maya, che adesso è qui da noi in affido definitivo. Era sicuramente molto giovane quando è arrivata ma non è dato sapere l’età perché non era stata registrata. Ma molto probabilmente apparteneva a un privato: è abituata a stare con le persone più che con gli altri animali – prosegue –. Lei richiede proprio l’interazione con l’uomo. E appena arrivata la sentivamo replicare spesso suoni che sentiva in casa, come il telefono che suonava».

Purtroppo i pappagalli sono spesso al centro di un vero e proprio mercato nero. «E i cenerini sono molto ricercati in questo senso: sono più piccoli di un ara ad esempio, e sono molto intelligenti». Maya è stata portata a Cecina dalla Cites di Arezzo: la Cites è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante e animali a rischio di estinzione e garantirne la tutela. Il rispetto della convenzione è affidato a un nucleo del Corpo forestale, che si occupa di vigilare sul commercio di specie animali e vegetali per la protezione della biodiversità e di garantire che il commercio non metta a rischio le specie protette. Maya non è l’unico pappagallo portato qui a Cecina dalla Forestale. Ci sono altri tre cenerini, maschi, Tom, Jerry e Iginio. «Maya non sta con loro e non è ancora neanche visibile dal pubblico che viene qui in visita. Stiamo cercando altre due femmine per provare ad inserirla in gruppo, ma tuttora è un animale che risente molto dello stress».
La sua gestione e il recupero non sono stati semplici. «Ha dovuto seguire un’alimentazione particolare. L’abbiamo piano piano abituata a mangiare frutta e verdura perché fino a quel momento si era nutrita solo di semi, cosa che non rappresenta la sua natura e non ne garantisce il benessere. Non tutti i pappagalli che arrivano qui in affido sono in queste condizioni – premette -. Iginio, ad esempio, è arrivato poco dopo di lei, sono stati anche vicini per un po’ di tempo, anche se Maya non lo sopportava granché. Lui non aveva segni di sofferenza, mentre Maya è il classico esempio di commercio illegale e maldetenzione». Oltre ai cenerini in affido, il Gallorose ha anche un pappagallo ecletto, un pappagallo amazzone, un cacatua delle Molucche. «Sono tutti affidi che, una volta conclusa la parte giudiziaria, possono diventare di proprietà del Ministero dell’Ambiente e venire affidati a parchi come il nostro in modo definitivo».

Il parco Gallorose sostiene il World Trust Parrot, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro dedicata alla conservazione dei pappagalli, che si occupa di finanziare progetti di ricerca, conservazione e programmi educativi a livello globale, con l’obiettivo di proteggere i pappagalli in natura e in cattività. «Da anni finanziamo un progetto che riguarda i cenerini e che mira a contrastare il commercio illegale. I pappagalli sono uccelli attraenti, ma spesso vengono acquistati senza rendersi conto di quanto possano essere complessi e impegnativi e non vengono utilizzati i canali corretti», conclude Ceppatelli.

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