Massimo Sestini, il messaggio del fotoreporter: «Sono morto e risorto»
La lettera e il post social: «La prossima settimana spero di tornare a casa: grazie a chi mi ha salvato»
FIRENZE. «Sono morto e risorto. Grazie ai colleghi per lo straordinario affetto». Il fotoreporter pratese Massimo Sestini, 62 anni, sta meglio e la prossima settimana tornerà a casa in Toscana. Poi anche al suo lavoro. Ricoverato in rianimazione all’ospedale di Trento, sabato 25 gennaio, in seguito a un’immersione, per motivi professionali, nel lago ghiacciato di Lavarone, si sta riprendendo. Sestini ha inviato un breve messaggio all’Associazione Stampa Toscana, indirizzata al presidente Sandro Bennucci, soprattutto per ringraziare i colleghi e gli amici per la straordinaria manifestazione d’affetto che gli è stata dimostrata durante il suo ricovero.
Il messaggio
«Caro Sandro e cari colleghi, sono morto e risorto – scrive Sestini nella lettera – Posso rivolgermi di nuovo a voi e tutti grazie alla prontezza e alla capacità professionale di un istruttore sub che mi è venuto a ripescare, nel lago ghiacciato di Lavarone, non avendomi visto riemergere. Ero lì, come sempre, per il mio lavoro: ossia informare attraverso le foto. Un lavoro che ho sempre svolto ovunque, spesso nelle condizioni più difficili: anche nell’aria e, appunto, nell’acqua. Il pericolo è insito nella nostra professione. È andata bene. La prossima settimana spero di tornare a casa. Con queste poche righe scritte a fatica, di getto, voglio solo ringraziare tutti per la straordinaria dimostrazione d’affetto che si è riversata su di me. In attesa di rivedervi lasciate che, idealmente, vi abbracci. Sapere che ci siete è stata una formidabile spinta verso la ripresa».
Il post social
Oggi, 31 gennaio, il fotoreporter ha scritto sul profilo Facebook: «Sono tornato. Dopo un viaggio di andata e ritorno che mi ha fatto vedere la morte in faccia due volte, oggi sono uscito dalla rianimazione e le mie condizioni sono decisamente migliorate. Il motto di nave Vespucci, “non chi comincia ma quel che persevera”, mi ha dato tanta forza in questo momento. È proprio la perseveranza che mi sta aiutando a superare questa prova, giorno dopo giorno. Mi sento un privilegiato, perché ho una nuova vita. Per questo un grazie speciale va a chi mi ha salvato: prima il nucleo sub della Guardia Costiera, e poi la splendida equipe del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Chiara di Trento».
E conclude: «Infine, un grazie di cuore va a tutti voi per le parole di affetto e sostegno. Siete stati moltissimi e, come ha detto la mia amica Livia Frescobaldi, il tributo di solidarietà che ho ricevuto, normalmente, si dà soltanto a chi muore».