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L’intervista

Influenza in Toscana: quando è previsto il picco e a che punto siamo con i vaccini

di Claudio Vecoli

	Il punto sull'influenza in Toscana
Il punto sull'influenza in Toscana

Parla il segretario della Federazione medici di famiglia di Pisa che ammette: «Nella distribuzione dei vaccini antinfluenzali ci sono stati dei problemi»

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«Sì, nella distribuzione dei vaccini antinfluenzali ci sono stati dei problemi. Un po’ di confusione per quello che riguarda i tempi di consegna, direi. E molti medici di base sono rimasti senza le dosi che avevano programmato». Luca Puccetti, segretario della Federazione medici di famiglia (Fimmg) di Pisa, non si nasconde dietro un dito. E ammette più di una difficoltà nella campagna vaccinale, soprattutto nell’area dell’Asl Toscana Nord Ovest. Ma è fiducioso che una soluzione sia comunque ancora a portata di mano. «Stiamo facendo di tutto per risolvere la problematica. A partire da una richiesta di forniture supplementari che la Regione Toscana si è già detta disponibile a valutare».

La carenza di dosi rischia di allungare i tempi per una copertura vaccinale. Per quando è previsto il picco influenzale?

«Le previsioni ci dicono che il numero massimo dei casi dovremmo registrarlo durante il periodo delle festività natalizie. Storicamente i picchi dell’influenza si registravano intorno alla terza settimana del nuovo anno per poi assistere ad una discesa graduale dei casi. Ma ormai da alcune stagioni assistiamo ad un anticipo dei tempi. Anticipo che dovrebbe verificarsi anche quest’anno».

I ritardi potrebbero dunque avere conseguenze negative sull’efficacia della campagna vaccinale?

«Al momento siamo ancora in tempo per recuperare. Per non avere risvolti negativi bisogna però che il grosso dei vaccini sia fatto entro 10-15 giorni. Per questo, come medici, stiamo spingendo per avere a disposizione delle forniture in più. E, da parte nostra, ci presteremo a fissare nuove sedute vaccinali per i nostri pazienti. Ma attualmente i margini per una rimonta ci sono».

Che influenza sarà quella che dobbiamo aspettarci quest’anno?

«Come sempre le nostre previsioni sono basate sulle informazioni che ci arrivano dall’Australia, dove l’influenza arriva temporalmente per prima. E, da quanto sappiamo, sarà un’influenza “cattivella”. Del resto, sono ormai alcuni anni che ci troviamo ad affrontare casi più severi e impegnativi. Ma, diciamolo subito per non dipingere scenari troppo drammatici, non sarà neppure fra le peggiori».

Sono già stati fatti dei test circa l’efficacia del vaccino?

«Quelli che sono stati predisposti sono stati in qualche modo tarati sul virus influenzale che è stato studiato in Australia. Naturalmente, però, abbiamo imparato un po’ tutti che i virus mutano in continuazione. L’efficacia del vaccino sarà dunque tanto maggiore quanto minori saranno queste mutazioni. Ed è una cosa impossibile da prevedere. Però gli effetti della copertura vaccinale sono sempre rilevanti. E per questo, specie se si fa parte ci categorie a rischio, è sempre bene vaccinarsi».

Dopo il Covid abbiamo assistito ad un calo delle vaccinazioni anche per l’influenza. È un fenomeno confermato anche quest’anno?

«Per fortuna no. Diciamo che dopo il Covid c’è stata effettivamente una sorta di inerzia vaccinale che ha interessato anche le successive campagne antinfluenzali. Quest’anno, però, assistiamo finalmente ad una inversione di tendenza, con un ritorno di fiducia legato ai vaccini».

A chi consigliate di vaccinarsi contro l’influenza?

«Le categorie sono più o meno sempre le stesse: innanzitutto agli anziani e poi tutti coloro che hanno importanti malattie croniche: chi soffre di patologie respiratorie, diabetici, cardiopatici, diabetici. Solo che, con l’invecchiamento della popolazione e tutto ciò che ne consegue, il loro numero è in continua crescita».

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