Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
La riflessione

Tumori, abbiamo imparato a pensarci come un noi: il grazie a Manuela Roncella (e non solo)


	Manuela Roncella
Manuela Roncella

Nei nostri percorsi senologici e oncologici, abbiamo trovato persone uguali a noi, con cui non dovevamo fare finta che, perché tanto sapevano e vivevano le stesse cose

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Ecco una delle riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di giovedì 24 ottobre, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.


Non è facile scrivere di noi, di quello che ci è successo. E di come quello che ci è accaduto ci ha cambiate. Ci sono stati tanti cambiamenti di prospettiva dopo quel primo momento in cui abbiamo preso consapevolezza che quella cosa stava accadendo proprio a noi. Non era la nostra amica, la nostra zia, la nostra mamma, ma noi. Eravamo diventate noi l’amica , la mamma, la zia, la compagna di… e questo non ci stava. Non guardavamo più le cose da fuori. Un capitombolo in una realtà che non avresti voluto mai conoscere. Cambiamento di senso delle cose, ripensamenti e adattamenti.

Abbiamo pensato alle persone a cui vogliamo bene…ai figli grandi e piccoli, alla prospettiva di doverli lasciare e il dolore nero e profondo. Ci siamo messe anche in poltrona aspettando che arrivasse l’illuminazione che ci facesse capire qualche grande verità. Non è arrivata nessuna grande verità, ma abbiamo imparato, giorno dopo giorno, ad avere attenzione alle piccole cose che nella fretta di vivere non vedevamo più. Abbiamo incontrato medici, infermieri, personale dell’Edificio 6, la Senologia del Santa Chiara di Pisa, diretta dalla dottoressa Manuela Roncella, che ci hanno accolto, aiutato, supportato e sopportato. Non possiamo smettere di ringraziare tutte e tutti. Lo facciamo tutti i giorni, con il cuore, e speriamo che queste persone sentano il nostro affetto.

Nei nostri percorsi senologici e oncologici, abbiamo trovato persone uguali a noi, con cui non dovevamo fare finta che, perché tanto sapevano e vivevano le stesse cose. Ci siamo conosciute tra pazienti spaurite e ci siamo riconosciute nella nostra fragilità e nella nostra tenacia. Abbiamo imparato a pensarci come un “noi” e questo è un segreto, una nuova prospettiva.

Cristina, Eleonora, Giusy, Michela, Milena, Roberta, Tamara
 

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