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Dillo al direttore
L’analisi

La cultura alla prova dell’intelligenza artificiale: una crisi algoritmica?


	L'analisi sul tema dell'Intelligenza artificiale 
L'analisi sul tema dell'Intelligenza artificiale 

L’IA sostituisce ed egemonizza

06 agosto 2024
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Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di domenica 4 agosto, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.

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di Daniele Marchetti *

Si fa un gran parlare dell’Intelligenza Artificiale (Ia) e delle implicazioni scientifiche, economiche, sociali ed etiche collegate al suo impiego nei più disparati campi. L’impiego dell’IA ormai non è più un tema del “se” o del “come”, bensì una questione del “quando” con il suo portato di “quanto”. Se infatti l’Intelligenza Artificiale è ormai una realtà in molti campi e la sua ulteriore diffusione è legata – pressoché esclusivamente – all’efficacia della ricerca ed alla convenienza economica nell’impiego, tutt’altro valore riveste la questione dell’incidenza che essa potrà avere nel tessuto sociale, culturale ed etico. L’incidenza è connessa a doppia mandata con la rapidità di diffusione. Tempo ed incidenza (quando e quanto) rappresentano un binomio inscindibile ogni qual volta si parli di sviluppo tecnologico. Ciò è evidente nel fenomeno dei cosiddetti “cambiamenti climatici”. Lo sviluppo industriale dell’ultimo mezzo secolo, vorticoso e fulmineo rispetto alla capacità di risposta dei vari micro-ecosistemi territoriali e, più in generale, del macro-ecosistema Terra, ha ingenerato un costante aumento della temperatura terrestre con l’irrefrenabile sconvolgimento dell’equilibrio naturale.

Con l’IA il rischio, a livello culturale, è pressoché identico. Infatti, la capacità dell’IA di influenzare/condizionare/orientare la cultura (ovvero quel substrato di valori, saperi, conoscenze, esperienze che costituiscono le fondamenta della storia - costumi ed usanze inclusi - di una comunità e, singolarmente, della vita di ogni cittadino) dipenderà dalla rapidità del suo impiego in tutti gli ambiti della vita di tutti i giorni. Anche l’aspetto molto attenzionato dalle istituzioni statali e religiose sul “chi” avrà accesso alle leve di tale potentissima tecnologia, sembra rivestire una questione – seppur importantissima – secondaria rispetto al tempo di diffusione e quindi al potere di incidenza dell’IA.

La domanda risuona più o meno in questi termini: l’impiego dell’IA darà un tempo sufficiente alla dimensione culturale della nostra società per assorbire, elaborare e gestire le innovazioni, oppure costituirà un vero e proprio tsunami capace di “egemonizzare” in tutto e per tutto l’essenza stessa della nostra cultura? Immaginare un futuro nel quale la formazione dei giovani sia fondata su strumenti culturali elaborati da algoritmi e da algoritmi di algoritmi, appare tanto problematica da costituire forse il problema fondamentale proprio perché interessa le fondamenta: la scala dei valori delle varie culture mondiali. L’IA, in luogo di edificare o distruggere, sostituisce ed egemonizza. Ecco la novità che esalta e caratterizza questa nuova tecnologia evidenziando – come non mai – la chiave del “tempo”. Alla saggezza con cui verrà gestita questa chiave sarà demandata la possibilità di evitare, dopo la “crisi climatica”, una più ampia e drammatica “crisi algoritmica”.

* biologo-epistemologo perfezionato in Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

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