Il Tirreno

Toscana

L’intervista

D’Alessio (Filt Cgil): «La legge 84/94 è la nostra costituzione e non c’è esigenza di riformarla»

di Maurizio Campogiani

	Il segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio
Il segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio

Il segretario nazionale della Filt Cgil affronta i temi della portualità più scottanti del momento: dalle difficoltà per il rinnovo del contratto di lavoro, al dibattito sulla possibilità che si arrivi a una ennesima riforma della legge di settore

11 giugno 2024
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È un momento particolarmente complicato per la portualità, quello che si sta vivendo. Prima la pandemia, poi una serie di importanti tensioni a livello internazionale hanno determinato una situazione di grandissima incertezza che si riflette inevitabilmente sui traffici marittimi. Il tutto, peraltro, in un momento nel quale i lavoratori del comparto attendono risposte attraverso l’approvazione del nuovo contratto di lavoro, a livello politico si parla di una possibile nuova modifica della legge di settore e sembrano moltiplicarsi i fenomeni di concentrazione. Ne abbiamo parlato con uno dei massimi esponenti del mondo sindacale dei trasporti, il segretario nazionale della Filt Cgil, Amedeo D’Alessio.

D’Alessio, a che punto è lo stato delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dei portuali? È vero che si va verso nuovi scioperi?

«Negli incontri avuti con le controparti successivamente allo sciopero nazionale di 24 ore dello scorso 5 aprile, pur registrando dei passi in avanti, non abbiamo ancora raggiunto le condizioni per ottenere un giusto aumento salariale nei confronti dei lavoratori portuali. Una categoria fondamentale e strategica che, ricordiamocelo sempre tutti, durante la pandemia non si è mai fermata garantendo l'approvvigionamento delle merci al Paese. Domani avremo altre due importanti incontri, di cui uno alla presenza anche del Ministero dei Trasporti, a valle dei quali faremo le nostre valutazioni. Ovviamente auspichiamo che ci siano ulteriori avanzamenti economici per tenere vivo il negoziato. Diversamente non ci resterà che confermare la mobilitazione dei Portuali così come già preannunciato».

Come vede il sindacato le voci sempre più insistenti circa una nuova modifica della legge di settore e le variazioni di cui si parla, in ordine all’eventuale accorpamento di autorità portuali e a possibili modifiche in tema di lavoro (autoproduzione)?

«La Legge 84/94 è la "Costituzione" della nostra Portualità. Non avvertiamo l'esigenza di riformarla, ma di applicarla fino in fondo in maniera omogenea prevedendo, al limite, poche e specifiche modifiche per rendere maggiormente efficiente il sistema nazionale portuale. Purtroppo, come spesso accade nel nostro Paese anche su altre questioni, Il dibattito sull'ipotesi della Riforma si sta allontanando dalle vere esigenze polarizzandosi con superficialità sul tema dei modelli. Infatti, da un lato c'è chi invoca una maggiore regia nazionale guardando al modello spagnolo (Puertos del Estado). Un bisogno però tardivo ed infruttuoso soprattutto se il fine è quello di provare a dare un criterio all'assetto delle infrastrutture portuali visto che su tale argomento ci sembra ormai abbastanza evidente che il punto di non ritorno sia stato già superato.
Dall'altro, invece, c'è chi spinge sull'Autonomia Differenziata con la creazione di dannosi sistemi portuali regionali, tra l’altro, del tutto incompatibili con il valore geopolitico dei nostri scali. Ma la vera questione è un'altra ossia come sviluppare nella sua interezza tutto il Sistema Portuale valorizzandone il ruolo economico e sociale a partire dal lavoro. Per fare ciò risulta indispensabile che le Autorità di Sistema Portuale mantengano la loro natura di Ente Pubblico non economico ad ordinamento speciale. Allo stesso tempo è necessario consolidare e rafforzare l'attuale modello di lavoro presente nei Porti dove, tra le altre cose, la stessa Legge 84/94 garantisce il trattamento normativo ed economico minimo inderogabile ai lavoratori che non può essere inferiore a quello risultante dal vigente contratto collettivo nazionale dei lavoratori dei porti stipulato dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori, comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Sul tema dell'autoproduzione, grazie al cosiddetto "emendamento Gariglio", si è limitato il diritto delle compagnie di navigazione a tale opzione solo nei porti non attrezzati con imprese portuali e agenzie ex articolo 17 della legge 84/94. Una conquista importante per il mondo del lavoro anche dal punto di vista della sicurezza perché evita di mettere a rischio i lavoratori marittimi che non sono attrezzati a fare queste operazioni. Se qualcuno intende cancellarla sappia che la difenderemo con tutti i mezzi a nostra a disposizione».

Come vive il sindacato l’attuale momento della portualità, che vede da una parte i traffici risentire delle forti tensioni politiche internazionali e da un'altra una sempre maggior concentrazione del potere economico nelle mani di pochissimi armatori?

«La Pandemia e le guerre ci consegnano un quadro geopolitico e geoeconomico molto complesso. Gli scenari cambiano in maniera repentina rendendo tutto molto incerto. Ciò nonostante, credo che l'Italia possa ancora svolgere un ruolo fondamentale nei traffici marittimi all'interno dell'area del Mediterraneo. Nel 2021 e 2022 abbiamo assistito alla crescita esponenziale dei noli marittimi. Un fenomeno che adesso è tornato alla normalità, ma che ha generato extra profitti che hanno favorito la cosiddetta integrazione verticale con l'acquisizione da parte delle compagnie di navigazione di diverse e molteplici attività della logistica e dei servizi tecnico/nautici. Crediamo sia necessaria una più attenta e maggiore attività “Antitrust” sulle concentrazioni di potere e sulle stesse integrazioni verticali e orizzontali. In questo senso, il codice della navigazione, rafforzato dal regolamento sulle concessioni, già prevede, un sostanziale nulla osta da parte dell'Ente concedente alle operazioni di subingresso. Ritornando al tema della Riforma si potrebbe introdurre con norma primaria una valutazione vincolante da parte del Ministero in relazione al divieto di costituzione di posizione dominante anche con riferimento alla filiera dei trasporti, dei servizi ancillari e della catena logistica nel suo complesso».

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