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Quando il turismo è sfruttamento: in Toscana contratti da fame, diritti negati e sempre più vertenze

di Barbara Antoni
Quando il turismo è sfruttamento: in Toscana contratti da fame, diritti negati e sempre più vertenze

I sindacati: molti assunti part-time lavorano in realtà da 50 a 60 ore la settimana A prescindere dal ruolo, quasi sempre si offre il livello minimo di retribuzione

23 maggio 2024
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Assunti come part-time ma costretti a lavorare fino a 50-60 ore a settimana, con una retribuzione maggiorata da un modesto esborso extra busta paga. Ed è, sottolinea Stefano Nicoli, segretario regionale della Filcams Cgil, una delle situazioni migliori che possono capitare, se sei uno stagionale del turismo. «Molte volte una persona accetta per necessità, anche se le condizioni sono inaccettabili – dice il sindacalista –. Oltretutto il lavoratore o la lavoratrice viene doppiamente penalizzato: durante il periodo di lavoro perché lavora più ore di quelle retribuite, terminata la stagione perché quando va a fare le pratiche per richiedere la Naspi, questa viene calcolata sullo stipendio effettivo, minore di quello realmente percepito».

La giungla

Benvenuti nel mondo del turismo. Nella «giungla», come la definisce Marco Conficconi, segretario regionale della Uiltucs. In Italia il settore occupa circa 3,5 milioni di persone, di cui due fra pubblici esercizi e ristorazione e 1,5 in altri tipi di strutture (hotel, stabilimenti balneari, eccetera). Circa il 10 per cento del comparto – un totale di circa 300.000 lavoratori – opera in Toscana; in media solo il 30 per cento degli addetti ha un contratto a tempo indeterminato, il restante 70 è stagionale o precario. E le vertenze sindacali sono un’infinità. Nel 2023 in Toscana gli uffici della Cgil ne hanno ricevute circa 4.000, quelli della Uil circa 1.350. «Un dato estremamente preoccupante, e soltanto parziale. Per la maggior parte i lavoratori lasciano perdere, perché sperano di essere richiamati l’anno successivo – spiega Nicoli –. Il problema sta nella classe imprenditoriale, anche se non si deve generalizzare: ci sono anche imprenditori corretti che assumono personale con contratti regolari rispettandone i diritti. Molti imprenditori turistici, specialmente per la stagione, si lamentano di non trovare personale. Ma non ne troveranno finché non offriranno condizioni accettabili per quanto riguarda riposi e salario adeguato. Non è un caso se alla fine della stagione i nostri uffici sono colmi di vertenze». Nella maggior parte dei casi poi, i contratti offerti si posizionano al livello più basso, «6,40 euro l’ora – conferma Nicoli –, l’offerta più bassa a prescindere dal lavoro che fai. Se anche un lavoratore viene pagato per 40 ore settimanali, tutte contrattualizzate, in fondo al mese sono 1.400 euro lordi, circa mille netti, le indennità di lavoro notturno, domenicale o festivo raramente vengono riconosciute. Fra tutte le mansioni, nella ristorazione, solo il cuoco può “dettare” la paga da ricevere, per il resto sono proposte senza sufficienti garanzie. Infatti negli ultimi anni abbiamo assistito a uno spostamento di lavoratori dal turismo verso altri settori. Molti uomini sono transitati nell’edilizia, che assicura un risultato economico maggiore. Ci sono poi nel turismo – aggiunge Nicoli – sempre più lavoratori stranieri, molti arrivano attraverso le agenzie interinali. È un pezzo importante del settore, con condizioni base al di sotto delle aspettative dei lavoratori italiani. Ma gli stranieri accettano anche condizioni svantaggiose perché quel tipo di lavoro costituisce comunque una risorsa per coprire le necessità familiari».

L'allarme

«Nonostante i proclami, la situazione nel turismo è disastrosa – sottolinea Conficconi -. A chi continua a non trovare personale, noi diciamo che per trovarlo non bisogna offrire solo soldi, ma anche un orario di lavoro decente, i riposi. Ma se gli imprenditori non ci sentono, lo stesso fa la politica». E quanto alle vertenze, «i nostri uffici sono pieni – prosegue -. Coprono tutte le province toscane, in tutto sono diciannove. Abbiamo cominciato a monitorare le vertenze all’inizio del 2023: l’andamento è costante e, mentre in passato al primo posto per le vertenze c’erano badanti e lavoratori delle pulizie, adesso ci sono i lavoratori del turismo. Ogni nostro singolo ufficio ne riceve fra 70 e 80 ogni mese. Nel complesso, in tutto l’anno circa 1.350, e provengono soprattutto da occupati nelle microimprese del turismo, che sono il cuore di questo settore. Molti lavoratori con contratto part-time ci raccontano che in realtà lavorano come chi ha un full-time», prosegue. Non migliora la situazione il fatto che dei sette contratti di categoria del turismo, tutti al momento risultano scaduti, e da tempo. Per due «siamo in piena contrattazione nazionale – dice Conficconi –: per il contratto della ristorazione con Fipe Confcommercio e quello degli hotel con Federalberghi. Dovremmo riuscire a chiudere entro maggio». E conclude: «La politica deve capire che il turismo è la prima industria della Toscana. Da noi sta arrivando un turismo di nicchia, di livello medio-alto. Lo potremo intercettare solo se avremo la professionalità necessaria, ma la professionalità va pagata».


 

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