Firenze, crolla una trave di cemento nel cantiere dell'Esselunga: tre morti, uno è livornese. Due i dispersi ancora tra le macerie. Il racconto della tragedia – Video
I muratori sono precipitati per decine di metri nel seminterrato. Il recupero degli scomparsi si è fatto sempre più difficile con il passare delle ore in quanto il cemento si è solidificato
FIRENZE. Un botto, una nebbia fatta di polvere, le grida degli operai sopravvissuti, e poco dopo il suono delle prime sirene dei soccorsi. Firenze, 8,52 di venerdì 16 febbraio: cede una trave in cemento armato nel cantiere per la costruzione di un supermercato Esselunga in via Mariti, immediata periferia nord della città. Il bilancio dell’incidente sul lavoro è tragico, paragonabile a fatti di cronaca come l’incidente della ThyssenKrupp di Torino. A dieci ore dalla tragedia, quando ancora si continua a scavare, ci sono tre morti accertati – di cui uno compiutamente identificato – due operai dispersi sotto le macerie e per i quali si prospetta purtroppo il peggio, e tre feriti, per fortuna non in pericolo di vita.
«Ho sentito un botto – racconta una residente, mi sono affacciata e il muro che era in costruzione non c’era più, molti degli operai correvano via». Una trave in cemento armato, al terzo piano di un palazzo in costruzione ha ceduto. In base a una prima ricostruzione, si è staccata prima da un lato, poi dall’altro, precipitando insieme al solaio che sorreggeva e sfondando anche i solai sottostanti.
Gli operai che stavano lavorando sono finiti nel seminterrato. Sepolti da tonnellate e tonnellate di macerie pesantissime, blocchi di cemento impossibili da levare senza l’intervento di una gru. Alcuni dei lavoratori coinvolti stavano realizzando una colata di cemento sul solaio sorretto dalla trave che ha ceduto. Sono i tre che si sono salvati: originari della Romania, di 37, 48 e 51 anni. Hanno riportato fratture, uno anche un ematoma alla testa, ma non sono in pericolo di vita. Quando sono arrivati al pronto soccorso dell’ospedale di Careggi erano letteralmente ricoperti del cemento che stavano lavorando quando si è verificato il crollo.
Ad avere la peggio sono stati invece quelli che si trovavano ai piani inferiori. Travolti e sepolti da piloni, travi di cemento e altre macerie. Il primo a essere identificato è stato Luigi Coclite, 59 anni, originario di Teramo ma residente da anni a Collesalvetti. Lavorava per una ditta specializzata nel settore delle pompe per calcestruzzo di Santa Maria a Monte in provincia di Pisa. Gli altri operai travolti dal crollo sono originari della Tunisia e del Marocco.
Sul posto, oltre ai rappresentanti delle istituzioni, si è recato in mattinata pm Francesco Sottosanti, titolare delle indagini. Un sopralluogo è stato effettuato anche dal procuratore generale Ettore Squillace Greco. Nel pomeriggio si è recato sul posto, dove è rimasto per ore, anche il procuratore capo della procura di Firenze Filippo Spiezia, che si trovava fuori città ed è rientrato d’urgenza. Il cantiere è stato posto sotto sequestro per effettuare gli accertamenti del caso. Nella struttura lavorano una cinquantina di operai, di varie ditte. In base ai primi riscontri, i lavoratori coinvolti nell’incidente era dipendenti di una azienda che operava in subappalto.
Gli accertamenti sono stati affidati agli ispettori della Asl Toscana centro. Nel cantiere anche polizia di Stato, polizia municipale e personale della protezione civile. E, soprattutto, i vigili del fuoco, a cui è toccato l’arduo compito di recuperare i dispersi. Per farlo sono confluite al cantiere tutte le squadre operative a Firenze, oltre ai reparti specializzati. Si è lavorato incessantemente, per ore e ore, senza fermarsi neppure quando è calato il buio. Con la speranza, sempre più flebile a ogni minuto che passava, di trovare ancora qualcuno in vita. Tra le macerie anche i pompieri del nucleo cinofili. «Si tratta di un'operazione molto complessa, non breve come durata. Siamo assolutamente concentrati nelle operazioni di ricerca dei dispersi», spiegava ieri Luca Cari, dirigente dei vigili del fuoco. «La difficoltà sta nella struttura pesante, in cemento armato, che è collassata. Bisogna muoversi con grande cautela, sia per la sicurezza dei nostri operatori che per i dispersi, per non creare ulteriori crolli». Sul posto hanno operato anche il nucleo Saf (speleo alpino fluviale) e le squadre Usar, (Urban search and rescue) del corpo nazionale dei vigili del fuoco. Prima sono arrivati dei camion dei pompieri con gli escavatori per rimuovere le macerie. Ma presto si è capito che non sarebbe stato sufficiente. Troppo grandi e troppo pesanti le travi di cemento armato che hanno sepolto i lavoratori.
Le ricerche sono andate a rilento anche per evitare ulteriori crolli, che avrebbero potuto compromettere la situazione di eventuali sopravvissuti. Nel tardo pomeriggio i vigili del fuoco del nucleo Saf si sono calati nel seminterrato dell’edificio in costruzione, diventato un cumulo di macerie, per agganciare delle catene alle travi di cemento, che poi sono state sollevate e spostate con una grossa gru che era presente nel cantiere per i lavori. «Come mole di travi di cemento da rimuovere – ha detto Luca Cari – ricorda molto la situazione del ponte Morandi a Genova». Le ricerche sono diventate ancora più difficili per la presenza di cemento fresco solidificato. Gli operai infatti sono finiti sotto la colata a cui stavano lavorando.
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