Il packaging ecologico della Iuv: idee rivoluzionarie made in Toscana
Le proposte innovative di Cosimo Palopoli non solo per superare l’uso della plastica ma per aumentare la qualità e la durata di frutta e verdura
«Già nel biennio 2011- 2012 la Fao parlava di 1,3 miliardi di tonnellate di perdite e sprechi alimentari persi lungo la filiera produttiva, con tanto di ingenti danni economici. Da quando ne abbiamo discusso al liceo mi è venuta voglia di agire contro queste perdite». È così che Cosimo Maria Palopoli, ventinovenne pistoiese, ha deciso di fondare la sua azienda, la Iuv-Innovation utility vehicle, società che si occupa di ricerca e sviluppo di imballaggi innovativi, sostenibili, naturali e trattamenti green per aumentare la qualità e la durata di frutta e verdura.
Palopoli, come si è sviluppata la sua idea dai banchi di scuola?
«Ho avuto l’idea di usare gli scarti dell’industria e della filiera alimentare per creare qualcosa di bello. Ho frequentato prima la facoltà di Tecnologie alimentari a Firenze, e poi mi sono specializzato alla Cattolica di Milano in Scienze e tecnologie alimentari».
E dopo l’Università in che parte di Italia è finito?
«Avevo già l’idea di fare impresa: volevo realizzare buste e film per confezionare beni di largo consumo. Ho trovato terreno fertile in Emilia-Romagna, grazie ad un network che mi ha dato l’accesso ad un percorso di formazione professionale. Promotore di questo percorso è stata Art-Er, Attrattività ricerca territorio, società consortile dell’Emilia-Romagna».
Come si è sviluppato il suo progetto?
«Ho iniziato facendo ricerca nel mondo dell’ortofrutta studiando, fondamentalmente, oli essenziali estratti da piante, su mele e pere. Ho così scoperto che nelle piante potevano esserci, oltre a oli essenziali, ulteriori sostanze naturali, che in Iuv chiamiamo Naturameri, preziose e utili per creare e sviluppare nuovi materiali. Da qui abbiamo ottenuto film e confezioni per imballare qualsiasi prodotto».
Il suo progetto inizialmente si chiamava Columbus’Egg.
«Columbus’Egg era nato come progetto universitario, quando l’impresa ancora non c’era. Oggi ha un altro nome: dal 2021 si chiama Scelli. È una soluzione naturale liquida che può essere applicata su alimenti freschi, come frutta e verdura, formaggi per raddoppiare o triplicare la durata del prodotto. Così facendo è possibile ridurre le perdite e gli sprechi nei supermercati, e risparmiare nei consumi energetici riguardanti lo stoccaggio dei prodotti».
E oggi vi occupate anche di imballaggi?
«Oltre a Scelli, ci occupiamo di imballaggi, ovvero: laminati. Parliamo di fogli che possono essere utilizzati come buste per confezionare prodotti o come carta per avvolgere, proteggere e decorare qualsiasi tipo di prodotto. Ad esempio, nel mondo della moda o nel comparto dei beni di lusso, o su prodotti dell’e-commerce».
Come si crea la carta che usate?
«La nostra carta è costituita da vegetali che sono totalmente naturali, e proprio per la loro naturalità l’incarto può essere smaltito nell’umido, degradandosi naturalmente. Inoltre, l’incarto è commestibile: potrebbe essere mangiato insieme ai vegetali senza alterarne il sapore».
Avete ideato anche altri tipi di carta?
«Abbiamo pensato anche a foglietti idrosolubili per specifici usi. Per esempio i fogli detergenti con cui lavarsi le mani. Questi fogli contengono principi attivi, ovvero sapone. Ciò potrebbe essere utile per contrastare la logica usa e getta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA