Mutui, allarme aumenti: rate più alte fino al 40%. Le storie delle famiglie toscane in difficoltà
Migliaia di persone in crisi per i prestiti a tasso variabile: «Ho comprato casa e pagavo 570 euro al mese: ora sono a 815»
«Ho sempre pagato regolarmente, ma adesso ho paura di non riuscire più a farlo. Ho paura per il mio futuro». La rata del mutuo nega anche una pizza con gli amici. Eliminata anche quella, da alcuni mesi. «La rata è cresciuta di oltre 300 euro e sono costretto ad investire oltre metà dello stipendio nel mutuo: una situazione insostenibile», racconta Francesco Accioli, 41 anni, disegnatore meccanico, che nel 2015 ha acquistato una casa a Prato stipulando un mutuo per coprire l’intero capitale investito (circa 145mila euro). Un sogno diventato adesso prigioniero degli aumenti. Esponenziali. Raddoppiati, in molti casi. E che dal prossimo mese, dopo il sesto aumento dei tassi di interesse annunciato dalla Banca centrale europea, sono destinati a crescere ancora di più. Ennesima revisione che interesserà quasi la metà dei toscani che hanno attivo un mutuo. Almeno 150mila. Quelli cioè che hanno un mutuo a tasso variabile. Giovani, soprattutto, che hanno approfittato dei tassi altamente convenienti di qualche anno fa e dei prezzi in discesa che hanno caratterizzato il mercato immobiliare dopo la crisi del 2008. «Una situazione insostenibile perché oltre al mutuo occorre far fronte anche al caro benzina, al caro spesa e al caro energia», dice Accioli. Una stangata che si è materializzata da luglio, quando la Bce ha varato il primo aumento del costo del denaro.
«All’inizio pagavo circa 570 euro, poi meno – aggiunge il 41enne –, l’ultima rata è stata di 815 euro. Impossibile sostenere ulteriori rialzi. Ho sempre pagato regolarmente, ma ora ho paura di non riuscire più a farlo e ho paura per il mio futuro». La rata da 475 euro di un perito industriale del distretto conciario del pisano si è invece trasformata in una quota da 610 euro. Molte, invece, sono raddoppiate. Destinate a lievitare ancora. La crescita dei tassi di interesse non si fermerà al sesto aumento annunciato dalla presidente della Bce Christine Lagarde per il 16 marzo, quando i tassi di interesse saranno portati dall’attuale 3% al 3,5%.
Una revisione che causerà un altro rialzo delle rate dei mutui a tasso variabile. L’ennesimo, ma non l’ultimo. Perché, come ha specificato Lagarde, non «c’è nessun tetto limite» agli aumenti, ma solo l’obiettivo dell’inflazione al 2% facendo intendere che a Francoforte potrebbe essere formalizzato un nuovo rialzo che porterebbe i tassi al 4%. Forse già ad aprile. Una manovra che si trasformerà produrrà ulteriori rincari per i mutui variabili con a aumenti medi che potrebbero superare anche il 45% rispetto allo scorso anno.
«Gli aumenti dipendono dal capitale e dalla durata del mutuo – spiega Mariano Marasco, esperto bancario e rappresentante della First-Cisl –. I ritocchi ai tassi di interesse dallo scorso anno a oggi hanno portato ad esempio la rata di un mutuo a 30 anni da 600 a 1.100 euro». Quasi raddoppiata. «Gli aumenti riguardano tutti i mutui a tasso variabile, di qualsiasi banca». A differenza del passato, gli istituti potrebbero però in qualche modo andare incontro alle esigenze degli utenti perché «se hanno un credito diventa un problema», spiega Marasco. Non basta l’immobile come garanzia perché «gli istituti hanno dei parametri da rispettare e se quel credito non viene incassato regolarmente peggiora tutte le valutazioni» di quella banca che ha «interesse che il cliente paghi le rate e quindi dovrebbe essere più orientata a rispondere alla rinegoziazione o all’allungamento della durata del mutuo».
Ma quello dei mutui rischia di diventare un allarme sociale. Perché se l’obiettivo a lunga scadenza della Banca centrale europea è di abbattere l’inflazione, per poi invertire la curva dei rialzi del costo del denaro, l’imminente conseguenza potrebbe essere il “default” di migliaia di famiglie, i cui risparmi potrebbero non bastare più. Prosciugati da rate di mutui “pazze”.
A medio termine, l’aumento dei tassi di interesse e delle rate dei mutui potrebbe invece innescare un doppio fronte di crisi. Da una parte penalizzare il comparto immobiliare e di conseguenza quello edile, dall’altro contrarre ulteriormente i consumi.