Porti turistici a rischio asta, l'appello di Confindustria Nautica: «Normativa inadeguata, serve un decreto-legge»
In Italia sono ben 88 gli approdi interessati: sono in grado di ospitare in totale più di 46.000 posti barca
“Per regolamentare la questione delle concessioni demaniali relative ai porti turistici serve un apposito decreto-legge, e serve in tempi brevi”. L’appello, diretto alla Premier Giorgia Meloni, arriva da Confindustria Nautica, in seguito alla nota il cui il Presidente della Repubblica Giorgio Mattarella criticava la presenza di una regolamentazione delle suddette concessioni nel decreto Milleproroghe. “Le criticità e le incongruenze della normativa in materia - spiegano da Confindustria nautica – partono però dal decreto Concorrenza 2022. Un provvedimento fatto in fretta e furia, senza interpellare le categorie interessate, in cui le concessioni demaniali sono state inserite come argomento necessario per ottenere i fondi del PNRR dall’Europa. Condizione smentita non solo da un’attenta lettura della direttiva Bolkenstein, ma anche da un portavoce dell’Unione Europea lo scorso 23 gennaio. Così facendo, le concessioni per i porti turistici sono stati di fatto assimilate agli stabilimenti balneari”.
In questo modo, anche le concessioni per i porti dovrebbero infatti finire all’asta nei prossimi anni. In Italia sarebbero ben 88 i porti, in grado di ospitare in totale più di 46.000 posti barca, interessati. La questione è inoltre di primaria importanza per la nostra regione, che si colloca al 4° posto sia per numero di porti turistici, ben 8 (al pari di Emilia-Romagna e Veneto), che per quello di posti barca, oltre 4700. “Le gare di appalto previste dalla direttiva Bolkenstein e dal decreto-legge Concorrenza dovrebbero essere applicate ai servizi, e non ai beni come gli spazi demaniali e quanto costruitovi sopra. Bisogna inoltre tenere presente che quasi tutti i porti turistici d’Italia sono stati costruiti da privati, con investimenti mediamente superiori agli 80 milioni di euro – proseguono i rappresentanti di Confindustria Nautica - In virtù di questo, godevano del diritto di insistenza, ovvero della possibilità di rinnovare automaticamente la concessione al suo termine, con la condizione che qualora non lo avessero fatto, avrebbero perso qualsiasi diritto su quanto investitovi. Ora anche chi ha investito somme tali dovrebbe partecipare ad una gara alla pari con i concorrenti, con il rischio di subire di fatto un esproprio di quanto costruito in favore di qualcuno con risorse economiche superiori. Così si mettono in pericolo gli imprenditori italiani di fronte all’arrivo dei grandi capitali esteri delle multinazionali. E visto che nella discussione attorno a queste norme sono state dette molte inesattezze, anche da figure autorevoli, sorge il dubbio che dietro ci siano interessi torbidi”.
Diversi anche i punti normativi del decreto-legge criticati dall’associazione: “La problematica più evidente e assurda è quella che si debbano garantire accessi al mare per la balneazione all’interno dei porti, pena la cessazione immediata della concessione. Richiesta che rappresenta un rischio per la sicurezza tanto dei bagnanti quanto delle imbarcazioni. O ancora la richiesta di favorire nelle gare imprese di piccola/media taglia, assolutamente incompatibili con gli oneri, economici ed organizzativi, della gestione di tali strutture. O anche la richiesta di frazionamento delle aree in lotti destinati a diverse piccole imprese, che renderebbe di fatto impossibile l’organizzazione del lavoro.”