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Meno burocrazia, più assistenza a casa: accordo fra Regione Toscana e medici

di Luca Gasperoni
Meno burocrazia, più assistenza a casa: accordo fra Regione Toscana e medici

Sancito il patto per seguire a domicilio i pazienti cronici per alleggerire il pronto soccorso

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FIRENZE. Taglio del carico burocratico, potenziamento dell’assistenza domiciliare, maggiore ricorso alla telemedicina e una presenza più ampia dei medici nelle case di comunità previste dal Pnrr. Sono gli assi portanti del progetto di riorganizzazione della medicina generale in Toscana, che prenderà forma tra marzo e aprile in occasione della trattativa per il nuovo accordo integrativo regionale (Air) con i sindacati di categoria. Con l’obiettivo di compensare l’aumento dei pazienti in carico a ogni medico di famiglia, passato da 1.500 a 1.800 in virtù della carenza di professionisti, e migliorare la qualità del servizio sul territorio regionale.

Per il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani che porterà presto in Giunta la delibera con le linee di indirizzo sulla medicina di base, si tratta di «un passo decisivo per sviluppare e creare un clima di armonia e collaborazione, perché nella sanità toscana è importante lavorare facendo gioco di squadra. E l’accordo al quale vogliamo giungere va in questa direzione, con la persona che deve essere sempre di più al centro del sistema sanitario». Soddisfazione condivisa anche dal lato sindacale, con i rappresentanti di Fimmg, Snami e Smi a sottolineare l’importanza dei cambiamenti previsti. Al centro del percorso di potenziamento della medica generale, su cui sono già stati raggiunti dei punti di intesa di massima, c’è il processo di sburocratizzazione del lavoro che avverrà attraverso due direttrici: semplificare alcune incombenze amministrative o scaricarle su altri attori.

Si valuta in questo senso l’abolizione del sistema dei certificati medici per la scuola, lo sviluppo di un’app per permettere la gestione delle pratiche mediche anche senza l’ausilio del computer e lo spostamento della prescrizione di farmaci a malati cronici a carico delle farmacie. «Cerchiamo di rimettere la medicina generale al centro della risposta territoriale – spiega il segretario regionale Fimmg, Niccolò Biancalani – cercando di togliere da un lato aggravio burocratico e dall'altro di fornire al medico gli strumenti necessari, potenziando la diagnostica di primo livello nei nostri ambulatori con medici di famiglia che opereranno sempre più in associazione e con ausilio di personale, di segreteria e infermieristico. Misure senza le quali sarà impossibile dare una risposta di salute adeguata alla richiesta della popolazione». In discussione sul tavolo regionale ci sono anche proposte normative, come quella per limitare gli abusi di acquisto dei medicinali, fissando un tetto oltre il quale sarà il cittadino a dover pagare. «Avrà – anticipa il presidente toscano di Snami, Alessio Lambardi – tre effetti: il cittadino sarà più responsabile, verrà meno il problema dell’iper-prescrizione e ci sarà un notevole risparmio della Regione che reinvestirà le risorse sulla sanità. È parte di una serie di passaggi che permetteranno di garantire maggiore qualità nel servizio che negli ultimi anni di pandemia purtroppo si è un po’ persa, anche a causa della carenza di medici. In ballo pure una proposta di legge regionale per raddoppiare i posti di medicina».

Un altro aspetto a vantaggio di una migliore organizzazione dei tempi di lavoro sarà il ricorso a telemedicina e teleconsulto, implementati per garantire un monitoraggio più rapido ed efficiente della situazione del paziente. Dall’altro lato verrà potenziato l’assistenza domiciliare grazie al contributo delle squadre di Unità di continuità assistenziali (Uca). In questa ottica c’è anche l’idea di strutturare teams multiprofessionali per gestire i pazienti cronici e polipatologici a casa propria. «Da questo punto di vista si parte con un vantaggio – chiarisce il segretario regionale Smi, Giorgio Fabiani – sono già in atto tavoli e progetti pilota per equipe multidisciplinari per i pazienti cronici che, per esperienza, sono il problema principale del grande carico di lavoro in pronto soccorso. Spesso non riescono a trovare un posto letto, potrebbero essere curati in maniera migliore a domicilio».

Infine le case di comunità, chiave di volta nel nuovo assetto sanitario tratteggiato dal Pnrr. «I medici di base – immagina il governatore Giani – avranno lì l’ambulatorio, una prima diagnostica, la possibilità di intersecare la loro attività con medici specialisti, sarà un fatto molto significativo. Quindi porteremo a una presenza più ampia dei medici di famiglia nelle case di comunità. L’obiettivo è quello di corrispondere in maniera sempre più efficiente ai bisogni dei cittadini. Ecco perché nelle case di comunità metteremo insieme i medici di medicina generale, per non fare sentire nessuno privato dell’assistenza e della cura che merita». l

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