Il Tirreno

Toscana

L'impegno e la solidarietà

Antonio, il dottore cura i poveri gratis: «C’è chi non ha alternative»

di Donatella Francesconi
Antonio, il dottore cura i poveri gratis: «C’è chi non ha alternative»

Pensionato, con alcuni colleghi cura gratuitamente chi bussa alla sua porta: «Poveri e malati, una vergogna abbandonarli». Agli ambulatori di Torre del Lago e di Viareggio «arrivano già con la febbre alta e non hanno i soldi per i farmaci»

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VIAREGGIO. Quando bussano alla porta dell’ambulatorio dei medici volontari, a volte hanno già la febbre alta: «Sono stranieri, ma anche italiani. C’è chi non ha i soldi per i farmaci, i più semplici come gli anti piretici o i fluidificanti. C’è chi non ha denaro e c’è chi non ha la residenza, per cui curarsi diventa impossibile». Il racconto è quello dell’esperienza quotidiana di Antonio Tedeschi, una vita da medico di base nella frazione pucciniana, il quale – una volta andato in pensione – ha aperto, insieme a un gruppo di colleghi, la succursale del Meev, ambulatorio nato a Viareggio per iniziativa del collega Sandro Salvati. «Chiediamo se hanno un po’ di temperatura e salta fuori che hanno già 38,5 o 39», è la testimonianza di Tedeschi: «È un sottofondo che non si riesce a percepire, ma di gente che sta male ce n’è».

I due ambulatori di Torre del Lago e Viareggio hanno messo insieme un gruppo nutrito di professionisti, arrivando oggi a garantire anche le cure dentistiche. Durante il periodo durissimo della pandemia chi si era ammalato di covid e in ospedale non sarebbe mai arrivato vi è stato, invece, indirizzato. E la vaccinazione ha raggiunto anche chi a un distretto non avrebbe potuto accedere.

Padre operaio in ferrovia e madre casalinga, la passione di Tedeschi per la medicina arriva dall’infanzia: «Portavo a casa animali feriti e osservavo il decorso della ferita». Poi, nel 1976, la laurea in medicina, il sogno di sempre, e una professione esercitata mantenendo sempre viva la convinzione che ancora oggi, a 73 anni, lo porta a incontrare i più poveri tra i pazienti: «Il paziente non è un numero: è una parte di te stesso. E quando perdi qualcuno stai male. È una parte di te stesso che va via».

Cattolico praticante, Antonio Tedeschi è stato per anni anche il volto della politica della frazione (nel 2014 fu nominato “Torrelaghese dell’anno”) sempre sotto le insegne del civismo e sempre molto votato. Un impegno che lo ha portato a ricoprire anche il ruolo di assessore. Oggi, da medico – di fronte alla povertà crescente che in due mesi, tra Torre del Lago e Viareggio, ha già ucciso due uomini che dormivano all’aperto – le parole di Tedeschi sono affilate come bisturi: «È da vergogna lasciare degli essere umani così. Molte volte si pensa che queste cose non accadano o che con una piccola offerta si risolva il problema. Ma non è così. Il problema aumenta sempre di più». In un territorio come quello viareggino, nel quale decine di persone vivono in strada, in pineta, nelle costruzioni abbandonate.

«Siamo una squadra», prosegue il racconto del medico volontario, «ed è questa la forza dell’esperienza che i due ambulatori Meev stanno facendo. Noi, insieme a tutti coloro che ci sostengono». Aprire la struttura di Torre del Lago è stato possibile «grazie alle due stanze messe a disposizione dalla parrocchia di San Giuseppe». E tutto quanto si trova all’interno è frutto delle donazioni: «L’intero ambulatorio è stato fatto con le offerte, dal sistema informatico al defibrillatore, al materiale necessario. I cittadini non si sono mai tirati indietro».

All’ambulatorio si arriva quando tutte le altre strade per curarsi sono precluse: «Con queste persone finiamo per fare amicizia. Sono persone che non hanno niente tranne la propria umanità. Appena quest’aspetto viene fuori nascono rapporti bellissimi».

Tra i principi di una vita da medico, Tedeschi ricorda quello che l’ha guidato per 48 anni al servizio della sanità pubblica e che ancora lo accompagna nelle visite quotidiane nei locali aperti a tutti in via Aurelia Sud, 165: «Un paziente non si deve sentire solo. È un passaggio che fa scaturire il lato umano del medico, che non è un superman ma sta a fianco della vita dei pazienti che lo scelgono. Il paziente ti mette la sua vita tra le mani. Devi contraccambiarla, questa cosa». 


 

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