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La tragedia dell'Olocausto nel film di Louis Malle "Arrivederci ragazzi"

di Sara Marretti*
La tragedia dell'Olocausto nel film di Louis Malle "Arrivederci ragazzi"

In un collegio di Avon arriva uno studente molto schivo, Julien. L’amicizia con Jean si spezza quando il ragazzo è arrestato perché ebreo. L'articolo di una studentessa del liceo Rosmini di Grosseto

23 gennaio 2023
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Ogni anno il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, in cui si ricordano tutte le vittime dell’Olocausto.

Solitamente, appena sentiamo le parole “Giornata della Memoria”, ci vengono in mente solamente immagini tristi che ci fanno perdere la speranza. Ma non per tutti è così.

Il regista Louis Malle del film “Arrivederci ragazzi” (titolo originale (“Au revoir les enfants”, Francia,1987) ha cercato di trattare la questione dal punto di vista di un bambino che frequenta un collegio in Francia, ad Avon.

Il tema della guerra è l’argomento principale del film ma spesso, guardandolo, ci si dimentica del pericolo e dell’orrore che nel 1944 quei ragazzi provavano e vivevano ogni giorno.

Il protagonista Julien Quentin fa amicizia con un nuovo arrivato: Jean Bonnet, un ragazzo molto riservato e che sin da subito desta sospetti a Julien. Poco dopo Quentin scopre il segreto di Jean: in realtà è un ebreo che si è inserito all’interno del collegio sotto falso nome per sfuggire alle leggi razziali.

Tra i due nasce un’amicizia vera e intensa. Possiamo vedere come Julien passi dal provare fastidio e invidia nei confronti di Jean a volergli bene come a un fratello maggiore.

All’interno del collegio ci si dimentica che al di fuori c’è la guerra.

Quel luogo rappresenta una sorta di nido in cui tutte le cose tristi e preoccupanti spariscono; ci sono scene in cui sono i piccoli gesti, come il condividere un biscotto con il compagno, a portare felicità sui loro volti.

In una scena del film, i professori del collegio francese portano i ragazzi ai bagni pubblici per farsi lavare e, proprio in questo momento, si vede come la libertà agli ebrei era negata: non erano ammessi nelle strutture pubbliche. Erano costretti a una condizione tale da non poter più vivere, essendo praticamente esclusi dalla vita.

Alla fine del film la Gestapo scopre la copertura e arresta Jean con altri due ragazzi ebrei e il direttore del collegio, per averli protetti.

Proprio mentre sta per varcare l’uscita, il direttore si gira e pronuncia le parole che hanno dato vita al titolo: «Arivederci ragazzi, a presto!».

In realtà sappiamo tutti che quel «a presto» non si realizzerà mai in quanto i ragazzi vengono deportati nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, mentre il preside al campo di Mauthausen.

Il film si conclude lasciando il pubblico in lacrime: nella sua semplicità il film è profondo e toccante.

Il regista Louis Malle ha dichiarato che il film è tratto da una storia vera, la sua storia: quel piccolo Julien Quentin dentro al collegio era proprio lui.

Personalmente il film mi è piaciuto molto e mi ha fatto commuovere. Nella sua semplicità Louis ha fatto comprendere a pieno come si viveva al tempo della guerra: terrore, odio e disprezzo circolavano per le strade e il pericolo era dietro l’angolo, la paura di non poter rivedere i propri cari era costante, la vita andava vissuta secondo per secondo perché non si poteva mai sapere cosa sarebbe potuto accadere.

Questa paura, purtroppo non è svanita, ancora oggi in molti Paesi si fa la guerra; proprio adesso se ne sta combattendo una proprio alle porte dell’Unione europea, in Ucraina.

Non posso fare molto per porre fine alle guerre nel mondo, ma posso sempre continuare a sperare in un pianeta migliore e pieno di pace. 

*Studentessa di 16 anni del liceo Economico-sociale Antonio Rosmini di Grosseto
 

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