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Il grido degli agricoltori toscani: «Bollette e burocrazia, chiudiamo»

di Alessandro Formichella
Il grido degli agricoltori toscani: «Bollette e burocrazia, chiudiamo»

Il semaforo rosso Ue al “made in Italy” può mettere in ginocchio il settore

30 settembre 2022
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FIRENZE. Al centro della protesta c'è l'esplosione dei costi delle bollette luce e gas che spezzano le gambe a agricoltori e allevatori, ma subito dopo ecco anche temi come la classificazione dei prodotti alimentari (salutari o meno) con il cosiddetto "Nutri-score" e l'arrivo della carne sintetica sui banchi dei supermercati. Dalle prime ore di stanotte centinaia di agricoltori toscani, quattrocento previsti solo oggi, sono partiti per la manifestazione di Milano, organizzata dalla Coldiretti nazionale, che per tre giorni invaderà il capoluogo lombardo. Alle 3 di stanotte sono partiti da Grosseto, alle 5 da Pistoia, alle 6 da Massa; gli agricoltori e imprenditori agricoli toscani alzano vanghe e campanacci per lanciare l'ennesimo grido di allarme. Il caro energia li stronca, i costi aumentano a dismisura, gli utili si riducono al 2% come nel caso della vendita della carne al dettaglio. Dalla Toscana, fra oggi, domani e domenica Coldiretti prevede l'arrivo di 1.200 titolari di aziende agricole con in mano i cartelli della protesta e la testa piena di preoccupazioni.

Paolo Giorgi, giovane allevatore con un parco di ben 700 mucche "limousine" a Pieve Nievole, nel pistoiese, parla di una situazione che potrebbe diventare disastrosa se, assieme al perdurare del caro energia che ha fatto lievitare tre volte i costi dei sistemi di automazione, si vedesse all’orizzonte l’entrata del tanto citato “Frankestein food”, ossia la carne realizzata in laboratorio da cellule staminali. Il primo hamburger fatto così in vitro uscì fuori 9 anni fa in Inghilterra. L’alimento fu cucinato e mangiato nell’agosto 2013 durante una conferenza stampa a Londra; carne realizzata dal professor Mark Post e dal suo staff di scienziati della Maastricht University in Olanda, estraendo cellule staminali da una mucca. «Quello che sembrava fantascienza è piena realtà. Ci sono multinazionali che stanno investendo miliardi di euro perché nel giro di pochi anni arrivi la carne sintetica nei supermercati – esplode Giorgi – gran parte dell’agroalimentare e del settore zootecnico potrebbe scomparire, se decidono di invadere i mercati e portare le persone a cibarsi di proteine sintetiche fatte in laboratorio. Nel giro di pochi anni potremmo vedere andare giù di botto un settore come quello dell’allevamento dei bovini che in Italia occupa 4 milioni di persone».

In Toscana, per dirla in numeri, oggi sono 3.500 gli allevatori di bovini da carne e 200 quelli di bovini da latte. E il “Nutri-score”, il semaforo rosso o verde che, posto sugli alimenti, pubblicizzerebbe se un prodotto è più o meno salubre e che piace alla commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, potrebbe impaurire molti produttori toscani. Se da una parte l’omogeneità dell’etichettatura dei prodotti alimentari in tutti i Paesi dell’Unione europea, sarebbe vista come un’ottima cosa, dall’altra si evidenzierebbero delle contraddizioni. Che per Lorenzo Pavone, produttore agricolo di Castiglion della Pescaia, sarebbero fuorvianti: «La prima cosa è che sull’olio extravergine toscano, ad esempio, potrebbe essere posto il semaforo rosso sull’etichetta per la quantità di grassi vegetali contenuti in 100 mml di prodotto. Ma non è che in un’insalata metti un litro di olio extravergine. Lo stesso semaforo sarebbe, invece, verde per 100 ml di una bibita zuccherata e magari ottenuta con lavorazioni chimiche. Ditemi voi se tutto questo appare ragionevole o se non è un vero e proprio attacco al “made in Italy” e ai prodotti alimentari di qualità italiani». Pavone, nel grossetano, produce 100 quintali di olio extravergine di oliva all'anno. E col "Nutri-score" potrebbe essere bollato come potenzialmente nocivo.

C'è chi torna sul tema energia e sui costi di gestione insostenibili. È il caso di Marco Bellè di Massa, giovane florovivaista, che da una spesa annua di circa 25000 euro di gas ed energia elettrica, quest'anno ha già superato i 100mila euro di spesa: «Con fiori e piante da interni che necessitano di serre riscaldate, l'uso di energia è continuo. E i costi saltano, facendoci preoccupare e non poco sulla tenuta dell'azienda». Ma anche per lui il tema della possibile invasione dei prodotti alimentari sintetici, va di pari passo al caro energia: «Impensabile di dover mangiare carne fatta in laboratorio».

Gli fa eco l'allevatore Giorgi: «Sarebbe una catastrofe. Ma credo che nel giro di cinque, dieci anni al massimo, la carne in vitro sarà venduta al supermercato».

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