Il Tirreno

Toscana

L’intervista

L’attacco degli artigiani toscani: «La politica ha fallito, basta coi salvatori della patria»

Alessandro Formichella

	Il mondo dell'artigianato toscano teme un autunno di crisi e rincari 
Il mondo dell'artigianato toscano teme un autunno di crisi e rincari 

Secondo il presidente della Cna, Luca Tonini, che rappresenta oltre 35mila aziende artigiane, la situazione d'incertezza si riverberà sulle imprese: «Sentiremo anche il rincaro sulle materie prime»

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L’attuale situazione politica non permette di guardare al futuro con ottimismo. Il prossimo autunno dal punto di vista economico sarà difficilmente decifrabile, con le elezioni fissate per il 25 settembre e chissà quanto tempo per avere un governo pienamente in carica. «Una situazione di incertezza che si riverbera sulle imprese», dice il presidente di Cna Toscana Luca Tonini.

Cna rappresenta 35.000 aziende artigiane, tra le più colpite da questa situazione di incertezza. Come interpreta questa situazione?

«Con dispiacere devo dire che l’appello di responsabilità che avevamo rivolto al mondo politico, così come avevano fatto i sindaci, il mondo del terzo settore e tante altre realtà sociali, è caduto nel vuoto. Questo ci ha fatto capire che il nostro sistema politico, così com’è, ha fallito. Dobbiamo velocemente trovare la cura, la soluzione non può più essere quella di cercare un “salvatore della patria”, il tecnico di turno che cerca di rimediare agli errori».

Quale strada proponete per uscire da questa situazione?

«Siamo già adesso al punto di non ritorno, il primo passo è quello di creare un nuovo patto sociale tra la politica e la società civile, i singoli cittadini e soprattutto le realtà che la compongono: le associazioni datoriali, sindacali, del terzo settore. Non si pensi che ridando la parola alle urne si risolvano i problemi di questo sistema politico. Ricordo che le associazioni, che nelle loro varie espressioni rappresentano i cittadini, fino ad adesso sono riuscite a contenere il disagio, ma non sappiamo per quanto ancora possiamo “tenere”: il rischio di scontri sociali diventa ogni giorno più reale».

In questo quadro si inseriscono emergenze vere per il Paese: quali sono le principali?

«Dal nostro punto di vista sicuramente l’aumento dei costi di carburanti, gas, elettricità, materie prime, manodopera che non si trova, la necessità di formazione per i giovani: e l’elenco potrebbe proseguire a lungo».

Parlavamo di crisi energetica: cosa accadrà in autunno secondo i segnali che vi arrivano?

«Le nostre aziende hanno dovuto affrontare già un aumento di gas, elettricità, costo dei carburanti. Temo che nei prossimi mesi i rubinetti del gas e del petrolio da parte della Russia vengano chiusi, con conseguente ulteriore aumento dei costi. A rischio ci sono settori come la ceramica, il vetro, il cristallo e l’alimentare. Sul fronte carburanti il trasporto persone, Ncc, taxisti autotrasportatori sono settori già in ginocchio. In questa situazione si pensa ancora a far pagare il pedaggio ai mezzi pesanti sulla Fi-Pi-Li: al danno si aggiungerebbe anche la beffa».

Le imprese lamentano anche un problema di scarsità e costo delle materie prime.

«A soffrirne, oltre all’edilizia, saranno la manifattura, l’artigianato artistico, ma anche il settore alimentare, con la mancanza delle farine provenienti dall’Ucraina. Aggiungo anche che il comparto moda e il commercio vedranno ridotti i consumi e le spese dei consumatori, a causa dei salari che sono sempre più bassi».

Cosa auspicate?

«Per ritornare alla politica: l’unica soluzione è un profondo cambiamento. Basta personalismi, basta agire solo per tutelare le proprie posizioni: politica e società devono iniziare a operare confrontandosi in modo costante e continuo con l’Italia migliore, quella che lavora e produce ricchezza».l

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