Il Tirreno

Toscana

la decisione dell’antitrust 

Moby, super “taglio” alla maxi multa

Mauro Zucchelli
Moby, super “taglio” alla maxi multa

L’Autorità garante della concorrenza riduce la sanzione per le compagnie di Onorato da 29 a un milione di euro

3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Per il gruppo armatoriale della Balena Blu della famiglia Onorato arriva un doppio round che forse non è la soluzione di tutti i guai ma certo aiuta. L’uno riguarda lo slittamento di una scadenza decisiva: il tribunale di Milano ha dato semaforo verde allo spostamento in avanti della data di convocazione della (doppia) assemblea dei creditori. L’altro ha a che vedere con una maxi-multa dell’Antitrust da ricalcolare.

Le assemblee dei creditori erano in programma tanto per Moby che per Tirrenia-Cin davanti all’abete natalizio: l’una il 13 e l’altra il 20 dicembre. I giudici hanno deciso di dare alle due compagnie altri quattro mesi di tempo posticipando gli appuntamenti verso Pasqua: il 6 aprile per Moby e sei giorni più tardi per Tirrenia-Cin. Obiettivo: dar credito a quanto promesso dal gruppo che ha preannunciato una nuova proposta del piano concordatario che aumenterebbe il soddisfacimento dei creditori. Come? Da un lato, alzando la percentuale di rimborso (fino all’80 per cento); dall’altro, mettendo le navi della famiglia armatoriale in una società che prevedibilmente verrebbe usata a garanzia.

Ma, come detto, non è l’unica notizia che fa tornare il sorriso sul volto della nuova generazione al timone con l’amministratore delegato Achille Onorato insieme al fratello Alessandro direttore commerciale. L’Antitrust ha ricalcolato l’importo della multa a Moby e Tirrenia-Cin per abuso di posizione dominante nelle rotte per la Sardegna: nel 2018 era un macigno di 29,2 milioni di euro, è stata quasi azzerata (un milione). Con un taglio «del 97%» , come ci si premura di sottolineare dal quartier generale di Onorato Armatori srl.

È il frutto di pronunciamenti prima del Tar e poi del Consiglio di Stato. E se il gruppo continua a insistere sul fatto che avrebbe voluto piena ragione, la decisione del Garante per la concorrenza è più favorevole delle stesse aspettative. Basti dire che, quando il Consiglio di Stato aveva definitivamente chiuso la vicenda imponendo la rideterminazione, gli addetti ai lavori avevano ipotizzato che alla fine l’importo sarebbe stato di quattro-cinque milioni.

Dopo mesi e mesi di valzer sull’orlo del precipizio, quando il fallimento sembrava una eventualità dietro l’angolo, la dinastia armatoriale ha fatto un altro passo sulla via del rientro in carreggiata: magari con traguardi meno roboanti di quando si è indebitata all’inverosimile per andare alla conquista di Tirrenia-Cin in solitudine (e puntare all’egemonia dell’offerta di stiva sul fronte traghetti, merci e non) . Meno ambiziosa ma sopravvissuta ad una tempesta senza uguali.

Nel frattempo, la famiglia ha mantenuto la piena proprietà e ha l’amministratore delegato ma, dopo aver essa stessa auto-denunciato spese pazze e operazioni piuttosto spericolate fra le società del gruppo, ha aperto porte e finestre dei consigli d’amministrazione. Al timone di Tirrenia-Cin è arrivato Pietro Maria Putti e alla guida di Moby Gualtiero Brugger (quest’ultimo in un consiglio con figure indipendenti e uno solo membro della famiglia Onorato). Il lieto fine non è affatto scontato, lo insegna il gran numero di colpi di scena che hanno marcato questa telenovela: ma perlomeno adesso il baratro è un po’ più in là.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Primo piano
Alla guida

Alcolock: ecco cos’è e come funziona. Se il recidivo ha bevuto auto bloccata

di Francesca Ferri
Estate in Toscana