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Telemarketing, una presa in giro: c’è il regolamento anti-chiamate ma il governo non lo vara

Ilaria Bonuccelli
Telemarketing, una presa in giro: c’è il regolamento anti-chiamate ma il governo non lo vara

 Le telefonate continuano ad arrivare, i nostri dati  continuano a essere venduti, a nostra insaputa, in un traffico valutato alcuni miliardi di euro l’anno

20 ottobre 2021
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Ci avevano promesso che non avremmo più ricevuto telefonate moleste dai call center già nel 2018. Ce lo aveva promesso lo Stato, a gennaio 2018 quando entra in vigore la legge contro il "telemarketing selvaggio", approvata grazie alla campagna de Il Tirreno, lanciata nel 2016 e sostenuta da oltre 120mila firme di lettori. Invece no. Le telefonate continuano ad arrivare, i nostri dati - numeri di telefono, indirizzi, codici fiscali, numero cliente di luce e gas, Iban - continuano a essere venduti, a nostra insaputa, in un traffico valutato alcuni miliardi di euro l’anno. Succede perché il governo non ha mai approvato il regolamento di attuazione della legge contro il telemarketing selvaggio. Dovrebbe farlo entro fine mese: con tre anni e mezzo di ritardo sul termine fissato dalla legge. La legge che riforma il Registro delle opposizioni e ci offre l’unico scudo possibile contro le chiamate commerciali indesiderate: iscrivere anche i cellulari in un elenco speciale e vietare, così, ogni telefonata di vendita di prodotti o contratti non autorizzata in modo esplicito.

REGOLAMENTO RINVIATO

Mancano poche settimane alla fine delle persecuzioni? In realtà non si può dire, anche se il governo ha già ricevuto il regolamento di attuazione della legge anti-telefonate moleste, licenziato dal ministero dello Sviluppo economico dopo anni di discussioni, limature, confronti fra Antitrust, Autorità di garanzia per le comunicazioni, Garante della Privacy, Consiglio di Stato. Deve solo metterlo all’ordine del giorno del consiglio dei ministri.

Perché tanto scetticismo, allora? Per due ragioni. La prima: ci sono già state troppe false partenze. La seconda: il regolamento che il governo deve portare in consiglio dei ministri, potrebbe anche essere ritoccato. E non approvato in via definitiva. O rimandato alle Camere. C’è ancora da aspettarsi di tutto. Anche perché a votare il regolamento "definitivo" di attuazione della legge 5/2018 è il governo Draghi. Ma ad approvarlo "in via provvisoria" era stato, a gennaio 2020, il governo Conte.

LE FALSE PARTENZE

A promettere il blocco delle chiamate moleste «senza ombra di dubbio», dunque, era già stato il governo Conte. A gennaio 2020, il consiglio dei ministri approva in via provvisoria il regolamento di attuazione della legge anti-telemarketing selvaggio. Annuncia i passaggi rituali a Consiglio di Stato e alle commissioni parlamentari competenti (Lavori pubblici e Comunicazioni sia di Camera che Senato), ma assicura: dal 1° dicembre 2020 tutti i cellulari potranno iscriversi al Registro delle opposizioni. Falco. A ottobre 2021 ancora i call center chiamano quando e come vogliono.

I RITARDI INSPIEGABILI

Solo dopo quasi due anni, torna (meglio dire: tornerà) in consiglio dei ministri il regolamento definitivo di attuazione della legge 5 del 2018. Che poi sarebbe del 2017, visto che la legge è stata approvata dalla commissione Lavori pubblici del Senato (in sede legislativa) il 22 dicembre 2017. Ma lasciamo perdere i cavilli.

Il regolamento, dunque, c’è. Esiste. Ora la prima domanda è: verrà approvato? E la seconda, a ruota: verrà approvato come licenziato dal ministero dello Sviluppo economico? Non sono domande casuali, perché il testo presenta due problemi non del tutto risolti: le telefonate da call center con messaggio registrato; l’iscrizione automatica al Registro delle opposizioni dei numeri pubblicati negli elenchi telefonici e dei numeri fissi riservati.

LE ROBOCALL

Partiamo con un dato di fatto: nella legge anti-telemarketing selvaggio c’è un vuoto. La legge 5/2018 dice: i numeri fissi e i cellulari iscritti al Registro delle opposizioni non riceveranno più chiamate da call center, se non con consenso esplicito. Ma la legge parla di chiamate da call center con «operatore umano». Il Garante della Privacy su questo ha espresso un parere chiaro: a chi si iscrive al Registro delle opposizioni la legge impedisce di ricevere solo chiamate da call center con "operatore umano"; perciò il divieto di telemarketing non si può estendere anche alle chiamate automatizzate - le cosiddette Robocall - inviate con messaggio registrato da call center. Agcom, invece, sostiene che, "per estensione", l’iscrizione al Registro delle opposizioni deve "liberare" gli utenti anche dalle chiamate automatizzazione. In concreto, però, questo istituirebbe un obbligo per gli imprenditori di una verifica ulteriore: dovrebbero controllare anche se il numero iscritto è al Registro delle opposizioni per verificare che non abbia annullato consenso a ricevere Robocall.

Al di là dei costi (le verifiche non sono gratis) e delle procedure, l’obbligo aggiuntivo pone un problema giuridico: il regolamento non può introdurre una disposizione che la legge non prevede (non è una fonte giuridica di pari livello, ndr). Se lo fa, può essere impugnato e rischia di aprirsi un contenzioso amministrativo che potrebbe bloccare ancora per molto tempo la riforma. Il suggerimento degli addetti ai lavori è che il regolamento venga approvato dal governo come licenziato dal ministero e sia rimandato in aula (o meglio ancora alle commissioni, in sede deliberante) per l’eventuale modifica/integrazione.

PASSAGGIO DEGLI ISCRITTI

C’è un’altra questione da chiarire e che vede su posizioni diverse Garante della privacy e Consiglio di Stato. Si tratta del passaggio dal vecchio al nuovo Registro delle opposizioni.La riforma prevede due passaggi: 1) il travaso di chi è già iscritto dal vecchio al nuovo registro (circa 1,5 milioni di numeri); 2) l’iscrizione al nuovo registro di tutti i numeri fissi riservati, non pubblicati negli elenchi telefonici.

Il travaso di chi è già iscritto viene effettuato in modo automatico dalla Fondazione Ugo Bordoni (ente sotto la supervisione del ministero dello Sviluppo economico) che continuerà a gestire il Registro delle opposizione; l’iscrizione dei numeri fissi ancora non registrati al Registro sarà sempre a cura della Fub, ma attraverso liste fornite dagli operatori telefonici. Quindi dov’è il problema? Nell’azzeramento automatico del consenso.

AZZERAMENTO TOTALE CONSENSI

La legge anti-telefonate moleste, prevede che l’iscrizione al Registro delle opposizioni comporti una cancellazione automatica e totale di tutti i consensi espressi in passato all’utilizzo a scopo commerciale dei dati, a cominciare dal numero di telefono (con l’eccezione dei consensi espressi per le utenze di luce, gas, acqua).

Di fatto, tutti i numeri fissi che vengono iscritti in automatico nel registro delle Opposizioni - circa 6 milioni di utenti - si vedrebbero cancellati tutti i consensi espressi a ricevere offerte promozionali. Magari anche da chi desiderano riceverle: la libreria vicino a casa, il canale a pagamento e così via. Il Consiglio di Stato però ha precisato nel proprio parere: l’iscrizione è "tombale", si azzera tutto e si ricomincia. Il Garante della privacy, invece, fa presente che questa previsione non è in linea con il Regolamento europeo sul trattamento dei dati: se è vero che il consenso dell’utente deve essere "libero, specifico, informato" anche la revoca al consenso deve avere le stesse caratteristiche: deve essere "libera, specifica, informata". Se la revoca avviene in modo automatico, queste garanzie non ci sono.

COME SE NE ESCE?

Per chi è già iscritto (circa 1,5 milioni di numeri), passaggio automatico con diritto a non essere contattati. L’utente, può, sempre accedere al sito della Fondazione Bordoni, rinnovare l’iscrizione e con una "azione attiva" azzerare qualunque ulteriore consenso.

Per i numeri fissi riservati (ma non iscritti): la Fondazione Bordoni li iscrive nel nuovo registro, ma non revoca i consensi dati dagli utenti in passato. In cosa consiste, allora, la nuova tutela? Nel divieto di cessione a terzi dei numeri di telefono (e dati collegati) da parte dei gestori telefonici che li posseggono. Comunque, chi vuole cambiare la propria posizione e sbarazzarsi di chiamate moleste, poi, accede al sistema e si "re-iscrive", esprimendo così una revoca esplicita, con un’azione diretta annulla tutti i consensi, perché la prima "iscrizione consapevole" è e resta tombale. Dopo la prima iscrizione, però, scatta il principio della "Revoca selettiva".

LA REVOCA SELETTIVA

Che cos’è la revoca selettiva? È la possibilità di ogni titolare di un numero di telefono di revocare consensi solo ad alcuni soggetti. Si può scegliere, ad esempio, di essere contattati dalla compagnia telefonica e dalla casa editrice, ma non più dalla palestra. Da ricordare che l’iscrizione al Registro delle Opposizioni avviene una volta sola e non deve essere rinnovata. Se una persona vuole ricevere messaggi commerciali da chi in passato non voleva o cambia idea su un blocco ricorre alla revoca selettiva: toglie il divieto di chiamata.

CAMBIO NUMERO

E se una persona cambia numero di cellulare? Con il numero eredita anche lo "status": se il precedente intestatario del numero era iscritto al registro delle Opposizioni, eredita pure il blocco a ricevere chiamate commerciali; se il numero non era iscritto si porta dietro tutti i consensi espressi dal precedente titolare. Per eliminarli basta iscriversi. Poi con la revoca selettiva, di volta in volta, potrà crearsi la propria lista.

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